Ieri, oggi e domani?

 

Nel 1946, a guerra appena conclusa, Karl Jasper accusava i suoi cannazionali di una colpa che a suo parere non era solo giuridica, nè politica, nè morale, ma di fondo “metafisica”, da lui enunciata con questa espressione:

“Che noi tedeschi siamo amcora vivi, questa è la nostra colpa.”

Si tratta di quella colpa che infrange il principio di solidarietà tra gli uomini, senza il quale è a rischio la stessa appartenenza al genere umano, dal momento che questa ha come suo fondamento il riconoscimento di sè stessi nell’ “altro”.

Misconosciuta e atrocemente dimenticata in epoca nazzista, oggi questa appartenenza non è ancora garantita, a giudicare dai pregiudizi che ancora costellano i nostri atteggiamenti nei confronti degli “altri”

“Prima di tutto vennero a prendere gli zingari, e fui contrmto, perchè rubacchiavano.
Poi vennero a prendere gli ebrei e stetti zitto, perchè mi stavano antipatici.
Poi vennero a prendere gli omosessuali, e fui sollevato ,perchè mi eran fastidiosi.
Poi vennero a prendere i comunisti, ed io non dissi niente, perchè non ero comunista.
Un giorno vennero a prendere me, e non c’era rimasto nessuno a protestare.”

Berthold Becht, 1938

Le vite degli altri

Fuggo correndo a grandi falcate verso la fine come se un treno mi stesse per raggiungere.
Volto l'ultima pagina, poche righe, e si stravolge il percorso: non mi trovo davanti il finale rappacificante che gli ultimi capitoli portavano a credere seppure senza sdolcinature.
Una vita disperata, disadattata di animale ferito che suo malgrado un po' come insegna la volpe al Piccolo Principe, prende conoscenze dell'amicizia, della possibilità dei corpi di toccarsi senza farsi del male, di desiderare il contatto, e poi dall'improvvisa, nella non voluta, coscienza della separazione trovare la forza di darsi un'altra possibilità.

"Girò i tacchi e si avviò dinuovo verso il proprio appartamento fresco di pulizie. Quando passò da Zinkensdamm cominciava a nevicare."
(Dove l'appartament fresco di pulizie è l'anima risanata e la bianca neve una pagina nuova da scrivere, o no?)

Appoggio il libro sulla mensola.
Bevo. Si sono fatte le ore piccole.
Spengo la luce e rimango a fissare attraverso il tepore della camera le perline trasparenti di acqua che scivolano lungo il vetro della finestra illuminata dal chiarore della citta.
Supina raccolgo il viso tra le mani chiuse a preghiera.
Il mio viso minuto, un po' freddo dal quale sfugge un sospiro.

Quanto spesso le vite degli altri entrano prepotenti nei nostri pensieri?


 

Piccole orge crescono

Avevo imposto a me stessa di tacere, di non fomentare idee e ‘cattivi’ pensieri sulla scoperta da parte dei magistrati delle bravate del nostro folkloristico latin lover per eccellenza  che è anche Sua Eccellenza il Presidente del Consiglio italiano.
 
Ma da  giorni le pagine dei quotidiani, dei settimanali, degli online, delle trasmissioni televisive di intrattenimento e non,  sono incentrati sul puttanaio che è emerso e  al quale anche i più spregiudicati non erano preparati.
 
Da altrettanti giorni è avvenuta  la  morte di un altro soldato italiano in Afganistan. Bisogna scorrere le prime pagine con attenzione certosina per trovarvi traccia.
Non ne dico il nome perché il suo nome è quello di tutti i militari della coalizione che sono in missione di ‘peace keeping‘ e che sono già morti o nella migliore delle ipotesi corrono gravi – sembra – imprevedibili pericoli.
 
Dico questo perché sentendo il nostro Ministro della difesa Ignazio La Russa fare riferimento  con voce stentorea  alle :”preoccupazioni espresse dal presidente del consiglio” sulla nostra missione e aggiungere che: è incredibile il livello del morale dei nostri ragazzi. Sono loro che infondono coraggio a noi",  mioddio!  io davvero vorrei sprofondare immaginando quali possano essere le reali preoccupazioni del presidente del consiglio, ora più che mai, e quale potrebbe verosimilmente essere il giudizio che i nostri militari danno ai divertissements e alle giocose battaglie che, in contemporanea, vanno in scena nel lettone di Putin.

 

Requiescant in pace

 

Cattivi esempi

Ho letto recentemente della disapprovazione pressocchè generale  che ha colpito, senza affondare,  il  programma 'America's Next Top Model 2011’, vinto da una ragazza talmente magra da alimentare (ironia delle parole)  le proteste di quanti  sostengono  che questo reality  – che dura da oltre dieci anni e di  cui sinceramente non conosco le  regole –   unito ad un’ esaltazione della magrezza come simbolo di bellezza,  diffonda un messaggio fuorviante che pesa soprattutto sulle adolescenti che nell’ emulare questo  ideale estremo di magrezza,  approdano, incoscientemente e spesso anche troppo tardi per correre ai ripari,   agli orrori  dell’anoressia dalla quale se ne esce, quando se ne esce, con il fisico e la psiche minati per sempre.
 Non che le altre concorrenti fossero in carne, ma Ann Ward, una stangona diciannovenne di Dallas alta 1.87,  raggiunge appena i 45 kg, sì, quarantacinque chili!
Sin dalla  presentazione l’agosto scorso. il  reality aveva fatto parlare di sé a causa di uno promo in cui uno dei giudici mostrava tronfio alle telecamere, come riuscisse a fare combaciare le mani intorno alla vita di Ann, commentando  estasiato: “Ha il girovita più piccolo del mondo".

Immediate le pubbliche scuse e le lacrime da coccodrillo da parte degli organizzatori, supportate dai comunicati stampa di alcuni grandi ateliérs, con l’affermazione che – al contrario – il fine dello show sarebbe quello di proporre  un modello/e  “plus-size” che prenda  le distanze  da quello scheletrico esaltato dai diktat dell’alta moda..
 La vittoria (vittoria?) di Ann Ward  conferma al contrario, che sono menzogne e che la haute couture per esprimersi in passerella ha bisogno di aironi dagli occhi affossati  enfatizzati dal troppo trucco di passerella, anoressiche o sulla via per diventarlo.
 Ann, la magrissima Ann, appresa la vittoria ha esclamato:  "Sono così onorata in questo momento!" forse considerando anche che, cosa non da poco, oltre alla gloria, si porta a casa dollaroni in contanti,  un contratto con 'Cover Girl' e un’altro  con la 'IMG Models' e, per la prima volta nella storia del reality, apparirà in  una copertina di 'Vogue Italia'.

A me resta una domanda. Ann non sarà davvero troppo magra? Non sarebbe più onesto vestire una Barbie telecomandata al posto di una mannequin pelle e ossa?
Non esiste una via di mezzo tra i sorrisi distorti di labbra snaturate,  ‘tettone’ settima misura e un vitino di vespa che racchiude 21 grammi di anima? O via via questa nostra anima, bene prezioso, sempre più donne la (s)vendono al diavolo nel sogno di un malsano, fuorviante desiderio di piacersi e prima ancora di piacere agli uomini?
 

 

Pane e cultura

Se è drammaticamente vero che con la cultura non si mangia,  dobbiamo ammettere che la televisione (di Stato e non) ci invita a leccarci i baffi,  a inseguire il tutto (pro)fumo e niente arrosto prodotto dalla conclamata crisi economica che a molti riduce la consistenza dei pasti.
Per fortuna in quest’ ultima settimana possiamo comodamente scegliere tra ben tre opzioni di

CUL-IN-ARIA

a opera di due vedettes che trasmigrano – edulcorate e improbabili icone, dalle loro cucine televisive, dove ammiccanti, propongono manicaretti ‘facili facili’…, con una cassa di risonanza tanto ovvia e invasiva – catapultate  rispettivamente al primo e al  quarto posto Benedetta Parodi e, al decimo posto Antonella Clerici, nella Top Ten dei dieci libri più venduti in Italia nella settimana delle Feste.
Umberto Eco e il suo Il Cimitero di Praga (che io stessa non comprerei per una sorta di allergia ai polpettoni) al secondo posto, al terzo il più accattivamente Nicolò Ammanniti Io e te che sgranocchierei in un momento di ricreazione.
Al quinto posto Giorgio Faletti, la Lucianina Litizzetto con ‘suo’ I dolori del giovane Walter al sesto posto davanti a BenedettoXIV …
 
Insomma tanta voglia di leggerezza, senza essere insostenibile se non nel costo che si aggira intorno ai 19/22 euro mentre – udite udite! – scorrendo la classifica dei Tascabili dai 5 ai 7/10 euro,  tiro un sospiro di sollievo trovando al primo posto De Saint Euxpéry con Il piccolo Principe e… questo ve lo consiglio, anzi ve lo impongo, al terzo posto un romanzo breve

L’amico ritrovato  di Fred Uhlman (Feltrinelli, euro 5,50).

La storia di due ragazzi che frequentano la stesso collegio esclusivo. L’uno è figlio di un medico ebreo, l’altro di una ricca famiglia tedesca. Tra loro nasce un’amicizia del cuore, forte e tenace, perfetta e magica.
Un anno dopo il loro legame viene brutalmente spezzato…
Questo accadeva in Germania. Correva l’anno 1933.
 
Leggetelo! 

Parla di  un mondo non troppo lontano che stava precipitando nel baratro delle persecuzioni razziali e dell’Olocausto  mediato attraverso lo sguardo incredulo di due giovani privilegiati e ignavi; del viaggio anche interiore che compie Hans quando dopo 55 anni di permanenza negli Stati Uniti ritorna in Germania sulle tracce del suo amico.
 
Ecco avevo cominciato con un tono disperato per la poca importanza che sembra si dia alla ‘bella’ letteratura e chiudo rincuorata con la sensazione di condividere, o farvi conoscere un bel libro. 
 
Un piccolo gioiello di letteratura al prezzo di un panino al bar di cui per una volta si può fare a meno perché la cultura è come il pane, pane per i nostri denti, che rinvigorisce e ci fa crescere

 

Quel mio anello che viene da lontano

Vi avevo promesso, subdolamente, di raccontarvi anche la storia di un altro anello che mia mamma mi regalò, questo – però – semplicemente per un mio compleanno perché a un certo momento della sua vita decise che doveva cominciare a fare ordine nelle sue cose, diceva lei.
L’anello di Mariuchi viene da lontano. Arriva dalla Danimarca.
Credo che essendo passati moltissimi anni, quasi due secoli perché parlo di un anello di metà/fine ottocento,  potrei anche fare nomi ma chissà.
Forse è meglio tacere.

L
 
Maria H. era una (vera) signora molto giovanile per i suoi 35 anni cui calzava a pennello la descrizione che Flaubert dava della sua Bovary.
Era arrivata in Italia, approdata a Roma con la madre alla quale venne chiesto gentilemente e perentoriamente di lasciare il suo paese, assicurandole un vitalizio per lei e la sua bambina, figlia illegittima dell’allora re di Danimarca.
Mariuchi conobbe i miei nonni e quando nacque mia mamma le fece da madrina, non di battesimo perché nessuno di noi è stato battezzato ma lo fù a tutti gli effetti: sempre presente.
Mariuchi non si sposò mai, innamorata fino alla fine (di lui) del suo Eugenio, sposato con prole,  che vedeva come e quando lui poteva liberarsi.
Nelle cose buffe che si raccontano nella nostra famiglia c’è una frase di Mariuchi. incredibile per i tempi (parlo della prima metà degli anni Cinquanta), che in sintesi diceva:

“Con Eugenio andiamo al cinema spesso… Ci sediamo nell’ultima fila e facciamo tutto…
NULLA ECCETTUATO
…”

e immaginare anche soltanto lei, biondissima vichinga non certo modello tascabile, praticare il nulla eccettuato nell’angusto spazio di due sedili di un cinema rappresenta nel nostro lessico famigliare qualcosa di eroico, spericolato ma raggiungibile.
Quello che è particolare è che quando Eugenio morì, abbastanza giovane e sempre desideroso  di poterla impalmare in attesa che la moglie, malatissima, spirasse, Mariuchi andò al funerale e successe l’incredibile perché la moglie e le figlie l’accolsero a braccia aperte e da quel momento lei divenne parte integrante di quella famiglia di cui silenziosamente aveva giorno dopo giorno conosciuto le vicissitudini, ed è probabile che la cosa fosse reciproca. Ah il grande cuore di Eugenio.
Quando nacqui io – lei che certo non nuotava nell’oro e non si faceva vergogna di dire con estrema nonchalance, prendendosi un po’ in giro, che mangiava veramente solo ai ricevimenti cui veniva invitata –  regalò a mia mamma questo anello, suo preziosissimo ricordo danese, cesellato a mano, al centro del quale si posa una pietra di luna che a lei ricordava sua madre e i colori liquidi del suo paese mai visto e che visitò solo in tarda età quando il governo danese azzerò il divieto!
 
Quasi il sapore di una favola di cui ho solo ricostruito pezzetti di vita e sarebbe un delitto se un giorno in questa mucillagine che ci avvolge, le cose e dunque i nostri ricordi che ad esse si legano, venissero sperperati nel racconto consegnato con voce sottile, il senso distorta come nel gioco del telefono senza fili, dai nostri cari ad una, seppur vigile e gentile, badante straniera.
I nostri vecchi sono la nostra ricchezza, e la nostra ricchezza sarebbe quella di potere avere la possibilità di ricomporre umanamente il caleidoscopio mutevole delle loro vite senza le quali noi non saremmo che pulviscolo in un universo senza nome e senza storia.
 
…e con la storia dell’anello di Mariuchi vi consegno un pezzettino di me.
Vi prego sorridete.
 
 
 
 

 

Mamma che cos’è questo sassolino?

Ho due anelli di mia mamma che lei mi regalò in due occasioni particolari e che alterno convinta che quelle forme eleganti mi trasmettano con la loro luce un po’ della sua anima protettrice.
No, non sono superstiziosa, o forse lo sono nella misura in cui (accidenti questo antico politichese che di tanto in tanto ri-emerge) infilati al mio dito essi diventano un suo naturale prolungamento, la sua ombra solerte.
 
Il primo, e forse il più caro, è un topazio stellato non molto conosciuto in Italia ma abbastanza negli Stati Uniti. Una pietra perfettamente tonda e liscia come la testina nuova di un neonato, grigia, noi diremmo ‘scuro metalizzato’ dove a seconda del punto su cui cade la luce si sprigiona una stella luminosissima.
Fù il suo regalo per la nascita di mio figlio e se ne privò benché le fosse caro solo perché sapeva che mi piaceva moltissimo.
Lo piansi disperatamente quando lo persi, sbadatamente,  perché in un qualche modo la pietra era saltata dall’incastonatura senza che io me ne rendessi conto e venne ricomposto nella sua interessa almeno un paio d’anni dopo in modo incredibile, quando al rientro dal mare nella mia vecchia citroen, che stavo per vendere, nel rimbambimento di una giornata al sole a inseguire il caro pargoletto su è giù tra mare e spiaggia, mi giunse la sua vocetta assonnata che diceva

”Mamma che cos’è questo sassolino? Lo buuutto?”.
Come tipico di molte mamme stanche, quasi come un automa dissi senza girarmi e ruotando il braccio: “Dai a  me…”

Oggi verso ora di pranzo, in un momento che il sole ha fatto capolino, ho deciso di portare Ma belle  (citroen C1 grigio scuro metallizzata!) all’autolavaggio…
e pochi minuti fa che mi sono seduta al pc per sbirciare tra i miei amici di Splinder;
e mi sono soffermata sul mio anulare sinistro e ho visto il suo, il nostro, anello dal topazio stellato;
e mentre scrivo e lo fotografo per voi sento salire un po’ di magone
e insieme mi sento sorridere con quel suo sorriso, le labbra socchiuse e gli angoli a falce di luna come li disegnano i bambini, ironica e protettiva:

“Sususu’…niente tristezze…”.

Topazio stellato

 
 
Dell’altro anello vi racconterò la prossima volta, ma se mi dimenticassi ricordatemi dell’anello di Mariuchi.