Daniele one more S.C.O.T.C.H please!

 

Dimmi solo cose piccole, parole stupide

perchè la cenere su quelle forse non si poserà… 

Daniele Silvestri – S.C.O.T.C.H. (2011)


 

Mi è stato regalato questo cd  e mi sono bastati i primi accordi,  la cura dei testi,  per rendermi conto che rappresenta un piccoli scrigno di vita con le sue pennellate di comicità surreale, la tristezza, il sentimento forte di disagio che a volte ci assale per  essere nati in questo nostro Paese diventato indifferente quando non brutale e crudele, governato da zombi.

Ancora, oggi, in Afganistan, un ragazzo morto – David Tobin,  1983-2011 –  mentre qui si conciona se e come allearsi politicamente, ma mai seriamente e definitivamente se è come il nostro apporto al peace keeping debba essere mantenuto.
Sbrigatevi perché a voi cadono rimbalzando solo parole di commiserazione riciclabili, altri  giovani cadranno con le lacrima dei loro cari.

Luglio il bene che ti voglio

La mia prima volta fu il 21 luglio di un mio compleanno.
Lui era un ragazzo più grande di me e quella era la sua principale, vera attrazione ai miei occhi.
Andava all’università, aveva una macchina tutta sua, addirittura una Triumph decappottabile  ovviamente rossa,   e mi veniva a prendere all’uscita del liceo con quell’atteggiamento da bulletto figlio di papà  – come cambiano i gusti! – che ne faceva l’idolo delle mie compagne di classe. E più lui attirava l’attenzione  e più le mie quotazioni anche nell’ambito dei miei foruncolosi coetanei salivano.
Niente da dire:  piacere mi piaceva,  non mi era indifferente ma lì finiva e forse questa mia tiepitudine  lui la percepiva come una ferita al suo orgoglio  di giovane maschio e invece di mandarmi a quel paese si intestardiva.
Inconsciamente avevo innescato le  regole del gioco : “in amor vince chi (s)fugge” ma quando poi sei nella rete prima  o poi comincia  la mattanza e allora giù lascrime e sofferenze. Mal d’amore.

21 luglio, primo pomeriggio. Mano nella mano stavamo risalendo dal mare ed apparentemente senza malizia prendemmo  per la collina verde che difende da occhi indiscreti le  poche case a strapiombo sulle rocce bianche di salsedine.
Rapallo era un posto di villeggiatura riservato quasi totalmente a torinesi e milanesi, certo era anche una meta da signori ma era soprattutto il luogo di villeggiatura più prossimo,  ed è stato il primo mare di cui ho memoria in tempi in cui  i ‘bambini’ raramente viaggiavano e ancor più raramente, indistintamente tutti,  utilizzavano l’aereo.
Suvvia! non è preistoria solo la seconda metà del secolo scorso.

Sdraiati,  attorcigliati l’uno all’altra con fili d’erba già secca che mi pungevano le natiche, sudati, ansimanti, il sangue che pulsava forte,  ricordo di aver pensato in un battito di ciglia socchiuse  “Lo faccio!” determinata come una Giovanna d’Arco e con la ribellione di chi si scontra con una regola  mi sono lasciata andare alle sue mani, alle sue labbra ed era una sensazione strana, di piacere e di smarrimento.
L’anatomia maschile (il Walter per citare la Litizzetto)  non era un mistero perché nella mia famiglia, soprattutto mia madre non svicolava di fronte agli interrogativi anche scabrosi su quelle curiosità che si affacciano  con l’avanzare della pubertà.
I bambini non nascevano sotto i cavoli, cavolo!, , né venivano portati dalla cicogna ma…
Erano volate via le mutandine del costume lui mi stava addosso e sentivo tutto il suo peso centuplicato, sembrava che rantolasse,  mi toglieva il respiro, era maldestro,  se aprivo gli occhi vedevo il suo viso deformato come in uno specchio rotto e allora li richiudevo veloce. Cercavo di  concentrarmi sulle sensazioni piacevoli lette e immaginate, sublimate nella pagine dei libri.
Poi  quel qualcosa di estraneo e grande che all’inizio pulsava forte sulla mia pancia  scese  centrandomi in pieno! cercando di entrare dentro di me  premeva,   premeva con forza, e più io sentivo dolore e più avevo paura del dolore. Ormai ero tesa come una corda di violino e come un violino cui si rompe una corda  la mia voce  uscì stridula, alta e piagnucolosa: “Ho paura, basta”.
Ma si sa, a quell’età la natura è natura, dicevano i contadini un po’ marinai della zona, e noi ci abbiamo riprovato qualche giorno dopo con più cautele ma sono dovuti passare  anni e c’è voluto il primo vero grande amore perché io riuscissi ad amare l’amore, apprezzare il mio corpo e la magia della musica che riusciva ad esprimere.

 

Buon compleanno vecchia mia!

Testamento biologico

Il colmo per una tizia (quasi) sempre a dieta come me?
L'alimentazione forzata…

Il voto finale alla Camera, oggi, sancirà di fatto l’ accanimento politico sul Testamento biologico.
Una inaudita violenza al libero arbitrio individuale che molto probabilmente lo renderà anticostituzionale e dunque impugnabile, decideranno i giudici, quelli comunisti a seconda della sentenza.
 
Io me ne frego.
Io – qui e ora – chiedo ben altro ai miei cari, a mio figlio (perché ingiustizia  nell’ingiustizia sarebbe sopravvivergli), chiedo che quando niente potesse fare più presagire una vita dignitosa, in linea con i miei desiderata che comunque lascerò loro, mi stringano le mani,  mi abbraccino e mi piangano morta,  perché da quel momento non voglio più che soffrano per un corpo  in decomposizione, un’anima che non è più. Non si rovinino la vita in inutili veglie. Vivano. Si lascino alle spalle l’onnipotenza dell’uomo sull’uomo che non ha nulla di divino perchè non lo ricongiunge serenamente al creato.
Un ultimo bacio sulla punta delle dita e senza più voltarsi  consegnino quell’involucro svuotato nelle mani dei becchini in camice bianco.  

Questo  il mio contro testamento e  lo Stato che approverà oggi una legge ingiusta che trasvalica i suoi poteri, sulla mia pelle, se ne faccia carico.
 
Però…mangiare, bere e dormire tutto gratis. Vi pare poco?

 

Vacanze, vacanzieri e il caldo africano

Saro’ limitata ma io non riesco a fare  coincidere i dati della disoccupazione giovanile al 30% (dove giovanile è riferito a ultra trentenni),  della cassa integrazione, del non arrivare alla terza settimana  del mese, dell’aumento non da poco della benzina,  con il teatrino che si ripete invariato,ogni anno degli esodi per il weekend di nove milioni di italiani definiti vacanzieri, che sfuggono il caldo africano, l’aria rovente di estrazione sahariana ….che raggiungerà l’apice(lla) proprio nel weekend.
 
Ma dove andranno tutti ‘sti vacanzieri senza un soldo? Tutti fuori porta a casa dei nonni?
 
Voi come sfuggirete l’aria rovente? Una soluzione non sarebbe abbassare le tapparelle, chiudere ermeticamente le finestre, acqua e cibo, soli o in compagnia, buona musica e una serie tv…diciamo a caso… una serie che mi ha fatto impazzire

Spatacus Blood and Sand”?


Però…un tuffetto al mare per chi l’ha vicino…quasi quasi…

 

Il simbolismo nel Gattopardo

Bisogna che tutto cambi perchè tutto resti com'è
 
disse Tancredi al Principe di Salina, suo zio, che gli rispose:
 

“…e dopo sarà diverso, ma peggiore”.
 
“Eggià… ” 

pensa la sottoscritta affranta battendo il tempo col piedino.

 

...ieri (ascoltate attentamente il testo)


e oggi

e domani? domani sara, magari, "un altro giorno" prendendo a prestito l'ottimismo dell'indomabile Rossella?