Raramente in questi giorni c0nfusi e cacofonici ho gustato, assaporato, riflessioni tanto profonde e così ‘serenamente’ concrete sul ‘dopo’ partendo dal noi.
La metafora di Anchise che nella fuga salva il vecchio padre e il piccolo figlio è calzante: nessuno – né ora né mai – dovrà essere lasciato solo quando usciremo da questo incubo.
” ….
La civiltà si fonda invece al contrario e nasce quando Enea in fuga dall’incendio, porta con se il vecchio padre sulle spalle e, per mano, il giovane figlio.
La pietà, che è la sua qualità esistenziale e la sua qualità sociale, lo spinge nell’aiutare, includere tutti, curare tutti, anche a scapito della propria sopravvivenza, del proprio potere.
Quella pietà è anche l’intelligenza della specie, in quanto la specie sopravvive, sottolineano i biologi della complessità, non nella lotta ma perché la madre continua ad allattare il figlio e perché gli uomini, anche quando vivono rintanati, non sono topi che si distruggono ma anzi si prestano soccorso.
Noi, nell’agenda delle cose che dobbiamo mettere in campo quando finirà la guerra e vorremmo fare il mondo nuovo, dovremmo mettere in campo la pietà.
Fin da ora, in quanto già ora abbiamo due problemi. Il primo è quello di non morire, ma il secondo è quello di vivere civili. ”
‘La civiltà è Enea che porta Anchise sulle spalle’
Editoriale di Laura Marchetti su il manifesto del 23 marzo 2020.
Teniamoci strettistretti anzi strettissimi 🦋💚