Folate di vento

Un lettino. Un cappuccino  freddo consumato al bancone, una brioche da portar via.

Questo il mio rituale di ‘una giornata al mare’.

Verso le 11 un languorino e lei si materializza dalla borsa fragante , se potesse,  conscia del suo potere di suscitare un’allegria fanciullesca: troppo bella perche io non la immortalassi
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Eppure  quel tarlo cattivo che sta inquinando i miei pensieri post pandemia (e in buona misura anche prima mi richiama alla realtà:

“S’ils n’ont plus de pain, qu’ils mangent de la brioche! ”
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Questa frase cosi celebre : ” Se non hanno più pane Mangino brioches” da sempre è  stata  attribuita alla Regina  Maria Antonietta, che l’avrebbe pronunciata riferendosi al popolo affamato, durante una rivolta dovuta alla mancanza di pane. Un modo per screditarla per sottolineare il lusso e l’indifferenza verso le sofferenze del popolo che del resto  era comune denominatore di tutte le case segnati  e dei nobili.
Tuttavia tale frase la si  trova nelle “Confessioni di Jean-Jacques Rousseau in riferimento ad un evento del 1741, attribuito ad una principessa. Peccato che all ‘epoca Maria Antonietta non fosse ancora nata!  1755 – 1793.
Una delle tante  ‘fake news’ diremmo oggi !

Bene o male. Si va avanti ognuno con i suoi pensieri, con la buona  volontà che a volte vacilla ma è bene alzare gli occhi e immaginare aquiloni colorati e volare alto, oltre

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Mentre scrivo  mi volto perché un sospiro mi ha interrotto.

Sallyina dorme nell’abbandono di chi ha fiducia e tanto amore e… un angelo custode silezioso che le sta dietro

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Io ho mia madre, invisibile Angelo custode.
Voi ???

Teniamoci strettistretti anzi di più ❤

Ops! Non dimenticate il 21 luglio è il mio compleanno e anche se gli anni si vanno sommando io tengo molto ai miei e quindi ai vostri auguri 🥂🥂🥂

Covid-19 e non solo

Venerdì mattina intorno alle 11 mi ha telefonato il falegname che ha il laboratorio pochi metri prima del mio palazzo dicendomi di uscire subito perché il lunotto posteriore della macchina era andato in 1000 pezzi.

La voila ma belle !

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Il meccanico che stava lavorando pochi metri più in là mi ha spiegato di aver sentito un forte schianto e di avere visto i vetri volare in ogni dove dentro e fuori l’abitacolo della macchina.

Per terra poco distante un pezzo di cemento grande come il palmo della mia mano che si era staccato dal cornicione del mio palazzo.

Due persone che passavano in quel preciso momento hanno fatto un balzo laterale e hanno schivato i vetri.

Mi viene in mente mia nonna, donna molto battagliera e concreta che varie volte per incitandomi a non essere timorosa e affrontare le situazioni, nel sostenere l’inutilità di tante accortezze sentenziava: “se deve succedere, succede, cammini per strada e ti cade una tegola in testa!”

Ma la mia macchina poverina, buona buonina?
Avrà scontato il fatto di non avere rispettato il lockdown?

Ma saltando ad un altro argomento potrei raccontarvi della grande paura che ci siamo presi soprattutto noi romani di Roma nord/est quando alle 5:03 questa notte siamo stati svegliati da una profonda è forte esplosione causata da una scossa di terremoto 3.3 con tanto di vetri che tremavano forte e lampadari oscillanti ad altalena up and down up and down!

Soltanto tanta paura e per fortuna oggi abbiamo avuto conferma che non ci sono stati danni.

Covid-19 e non solo. Manteniamo la calma. Non lasciamoci abbattere.

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Teniamoci strettistretti anzi di più

Pensammo una torre

«Quando dico “volevo la luna” (*), nomino l’esigenza di un salto, prima di tutto nel linguaggio e nelle relazioni.
Nella politica è questo che mi coinvolge:
nella vita umana le leggi contano, e dunque l’attività legislativa è importante, non può essere sottovalutata.
Ma c’è un di più nella politica che è comunicazione, relazione. Una relazione che assume le forme più strane, particolari. Questo in me si è unito spesso con… come lo vogliamo chiamare? ma sì, chiamiamolo amore per la natura. I cieli, le inclinazioni del tempo che scorre, l’alzarsi della luna nelle notti di estate: mi ha sempre trascinato, mi ha dato molta emozione».
Pietro Ingrao

luna piena
Foto dal web

Potete ora immaginare il progressivo deterioramento del mio rapporto con l’attuale (si fa per dire) politica e i suoi azzeccagarbugli arroganti, accecati da uno straccio di momentaneo ‘potere’?

(*) Volevo la luna è anche il titolo della autobiografia di Pietro Ingrao
“Queste memorie sono in qualche modo la ricostruzione di una vicenda personalee sociale nelle insanguinate vicende del mio tempo..”

È una lettura che vi suggerisco, per queste declinanti notti d’estate, che sicuramente vi arricchirà e rendera giustizia – al di là degli eventi e dei gravi, spesso reiterati, errori di valutazione che ci sono stati – alla politica che non c’è più:

“Pensammo una torre
Costruimmo nella polvere”

Teniamoci stretti stretti Anzi strettissimi più che mai Oggi ne abbiamo ben donde 🌷💙

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ottobre

“Stai per compiere ottantadue anni. Sei rimpicciolita di sei centimetri, non pesi che quarantacinque chili e sei sempre bella, elegante e desiderabile. Sono cinquantotto anni che viviamo insieme e ti amo più che mai. Porto di nuovo in fondo al petto un vuoto divorante che solo il calore del tuo corpo contro il mio riempie”.
L’autore è André Gorz, e lo scritto è dedicato e sua moglie Dorine. Si suicidarono di comune accordo e morirono insieme come insieme erano vissuti.

Noi saremo ciò che faremo insieme”, aveva scritto André Gorz.

E’ il passaggio che mi fa tremare dentro e in qualche modo rimpiangere, in virtù di quel lungo e forte sodalizio d’amore, ciò che per me, volente o nolente (Faber est suae quisque fortunae ) non si è realizzato.
Un’ ultima grande utopia questa che ci hanno lasciano André Gorz e Dorine. Un amore simbiotico lungo 58 anni , una gemma da custodire in uno scrigno tra le cose più preziose alle quali aspirare. Una gemma che mediata da quelle pagine struggenti, illuminerà anche noi.

Il libro : Lettera a D. Storia di un amore
Autore André Gorz

Mi ricollego ad uno struggente quanto attuale film Amour di Michael Haneke (ricordate ‘La pianista’ o ‘Funny days’?), premiatissimo a Cannes, la cui storia si riallaccia in parte quella dei coniugi Garz ma con una ‘soluzione finale’ molto più inquietante perché, in questo caso, dopo cinquant’anni d’amore è George che deve affrontare da solo (e si interroga sul come) l’ improvvisa e irreversibile demenza della moglie. Un amore forte che non si rassegna ad assistere passivamente alla distruzione psicofisica della sua Anne che solo pochi giorni prima, rientrando da un concerto, lo aveva estasiato per la sua bellezza intatta come intatto si era mantenuto il loro amore attraverso gli anni.

silver&rose

Amore eterno, davvero ‘per sempre’, ma poi? Ritrovarsi improvvisamente smembrati, soli con sé stessi a tu per tu con un essere di cui non sai più nulla perchè corroso dalla malattia.
Ma questa domanda, questa grande ansia di capire riguarda ogni forma di amore quando si trova difronte alla drammatica scelta del “che fare?” e come alleviare le sofferenze della persona amata conducendola per mano verso una soglia di separazione ove la fine avvenga con un ultimo sorriso e non l’immobilità di una non vita meccanica e disumana.
Questo il mio pensiero, un pensiero che può apparire angosciante o fuori fuori luogo ed allora pur non modificandolo me ne scuso.

Buon mese di Ottobre a tuttitutti e arrivando, pare, molta pioggia…

teniamoci strettistretti anzi strettissimi 💙

rose

love is in the air

Mia madre non diceva mai di no ad un qualsiasi animale che  noi ormai ‘ragazzetti’ le portassimo a casa.   E gli aneddoti non si contano inclusa la ‘rogna’ che tutti prendemmo da un gattino malconcio…

Francis poi, il piccolino arrivato dopo 15 anni, li trovava tutti lui i diseredati  senza tetto. Passarono istrici, gatti, un falchetto con l’ala spezzata, le due anguille che dovevano essere morte e che ancora guizzavano, insomma per finire con Balù un botoletto bianco e nero trovato in un cassonetto.

In questo tourbillon di animali mia mamma per dieci anni ha avuto una meravigliosa pastore belga, Lalla, talmente dolce e amorevole che in transizione per i nipoti allora piccolissimi incluso mio figlio divenne Nonna Lalla.

Per ultimo anche  Francis ha messo su  famiglia e gioco forza  ha dovuto ridimensionare questa sua anima  pietosa  ‘accontentandosi’ di due bambine e come paliativo un coniglio divenuto in sette  anni una belva di otto chili.

Giugno. Una giornata particolarmente calda tanto quanto è freddo questo inizio di gennaio, Francis va da Panorama per la spesa e ritornando alla macchina accostato al muro su di una mezza coperta, vede poggiato un batuffolo tutto nero. Insomma un cucciolo abbandonato di meno di tre mesi.   Si guarda intono, chiede al guardiano del supermercato, chiama la protezione degli animali …niente.

Torna a casa con il cuccioletto ed avviene l’inevitabile che insieme decidono di tenerlo e Chiara, la più grande di 15 anni, si assume la responsabilità delle passeggiate di quello che a tutti gli effetti era diventato Achille.

achicucciolo

Naturalmente sono corsa a vederlo e me lo sono stropicciato di baci e subito ho ventilato la possibilità che fosse un pastore belga, forse non puro, ma comunque le orecchie erano sì piccoline ma dritte la pelliccia arruffata come piume tutta nera.

Il veterinario ha proceduto con le vaccinazioni, ha confermato che era un cane sano e , proprio ieri ha deciso di modificare il libretto e di scrivere al posto di ‘meticcio lupoide’ ‘pastore belga’ per evitare ogni possibile manipolazione (bisogna pensarle tutte) in caso di smarrimento o altro.

achimuso

Chi lo stolto che ha abbandonato il cucciolo? Perché davanti alla macchina di mio fratello?

Io ho un mio pensiero.

Ho pensato alla passione di Francis tenuta a freno per tanti anni, ho visto in Achille un regalo di mia mamma, non ditemi che sono ‘fuori come un balcone’,  un regalo giunto al momento buono altrimenti perché proprio a Francis cresciuto con Lalla sarebbe dovuto capitare dopo vent’anni di ritrovarsi dal niente un pastore belga?

Love is in the air (everywhere I look around)

Buon anno Mamma.

Donne e motori

Seppure da una angolatura diametralmente opposta all’immaginario maschile tutto sessuale, il binomio donne e motori mi rappresenta.
Certamente, le donne le vivo alla Thelma e Louise: complici,amiche, sempre stupefacenti, stronze, antagoniste. Al primo anno di università mi sono lasciata innamorare ed ho amato follemente una mia coetanea ed è stato bello e brutto allo stesso tempo perché tra noi c’era una differenza di fondo che io avvertivo e subivo attraverso il suo fascino, il suo essere – credevo allora – disinibita.
Luce riflessa. Altri tempi, chissà.

Dunque i motori. In uno stop and go tipico delle ore di punta, qualche giorno fa, stanca, sulla mia C1 tra mille suoni sono stata attratta da un borbottio ringhioso e profondo un po’ da leone scontento, affamato.
Fa capolino sul retrovisore e mi si affianca una Ferrari California bianca
Ferrari

ma il traffico era rallentato ed io mi godevo quel ronfare sordo: un antico ricordo a quando S. entrò nella nostra vita tra i timori e le ansie di mia madre.
Presto divenne il nostro (di mio fratello e mio) padre di riferimento e forse il ‘modello’ dei miei futuri compagni. Molto bello perché allora i piloti dell’aereonautica militare ‘dovevano’ essere alti, eleganti nei modi e soprattutto belli. Top gun ante litteram che mi conquistò soprattutto per un altro motivo.
Arrivava su di una Lancia Spitfire decappottabile
Spitfire

‘fichissima’ con la quale ci scarrozzava tutti e quattro, il vento tra i capelli, lungo la strada che portava ai lago di Avigliana dove si passava il pomeriggio.

Ma come se questo non bastasse era capitano pilota di C119 i cosiddetti ‘vagoni volanti’
C119

Ce n’era di che anche per una bimbetta infiocchettata.

Troppo presto S. è volato altissimo fino ad essere invisibile quando in una missione di peace keeping abbatterono il suo aereo (e morirono tutti) ed io sono cresciuta facendo radicare la sua passione per i motori.

Dopo avere lavorato qualche tempo alla Alfa Romeo di Los Angeles sono rientrata a Roma portandomi una meravigliosa Giulietta spyder
Giulietta

e ci sono scesa soltanto due anni dopo quando ormai prossima al parto era diventato difficile, fastidioso e pericoloso lo sfregamento del volante sul pancione.

E se riuscite a immaginarmi provate un po’ a mettere accanto a questa molto gravida giovane donna una biondissima levriera afgana, Perla
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dono di addio di un innamorato abbandonato . Davvero una vera fanatica. E allora?
Correva l’anno… oggi ‘ruzzico, come si dice a Roma su una piccola C1
c1braccialetti

scelta con gran cura e secondo criteri di un utilizzo razionale, vezzeggiata come un gioiellino tanto che, in mezzo al traffico, arriva a fare la furbetta con una Ferrari e sul sedile del passeggero dell’ormai attempata ex velleitaria fanciulla scruta l’orizzonte la magnica Sally-ina
C1sally

Donne e motori e tanta vita.

(foto dal web e di sherazade)

BARBRA STREISAND – THE WAY WE WERE https://youtu.be/zHHB4xh-Mvo

Pensieri a ruota libera

Oggi, era l’ora di pranzo che pranzo non è, diciamo piuttosto un momento di svago all’aria ancora tiepida e lucente che questo settembre regala a noi romani.
La città non è dinuovo caotica, poche auto, meno frenesia in giro, e se i nostri rappresentanti politici anziché arrivare in Parlamento su auto dai vetri oscurati e occhiali griffati ancor più scuri, camminassero a piedi per le strade adiacenti si renderebbero subito conto senza troppi numeri che le orbite vuote di sei negozi su dieci, in pieno centro, denunciano una crisi irreversibile, il tracollo economico della città eterna.
Ho incontrato un vecchio amico americano de Roma che avevo perso di vista da anni. No, a me del libro faccia non me ne frega niente e chi c’è c’è nella mia vita e non credo proprio a ritrovamenti pilotati, a coup de théatre alla Raffaella Carrà.
Però quest’amico mi ha fatto molto piacere ritrovarlo tant’è che si siamo scambiati i numeri di cellulare e ci siamo ripromessi di riallacciare i ricordi di quando eravamo due scapestrati senza famiglia al seguito e vedevamo sorgere l’alba, il cielo tingersi di rosa e bianco e infine l’azzurro incredibilmente vivido del cielo che si intravedeva netto attraverso i grattacieli di Manhattan, Twin towers incluse. Due folli imbacuccati ma col tettuccio della sua Mustang abbassato anche in pieno inverno.
New York è unica anche perché io continuo a vederla con lo sguardo entusiasta di quella ‘piemontesina bella’ ventenne che atterrava dall’Italia-Italietta che cominciava a fare capolino nei film di Alberto Sordi.
E se a bruciapelo qualcuno mi chiedesse:
“…ma tu dove vorresti vivere?”
ancor più, oggi, guardando al disastro morale e politico del mio povero Paese non avrei esitazioni:
“New York, senza ombra di dubbio”.
Eppure adesso che ho oltrepassato, la metà del mio cammino , e me lo auguro perché non voglio proprio morire centenaria, ho dei ripensamenti sentimentali e so per certo che vorrò morire a Roma e ci tengo che le mie ceneri riposino nel nostro tempietto al cimitero del Verano, proprio accanto a mia mamma che fu la sola grande ragione per la quale, potendo, non mi stabilii oltre oceano.
Non sono pensieri tristi e non è mia intenzione rattristarvi.
Certamente bisogna guardare avanti ma poi, un po’ più avanti c’è anche lei.
Lei chi? My mama, of course,  ed è un bellissimo appuntamento   in qualunque modo lo si veda.

Tutti questo nasce  da un imprevedibile, inaspettato,  incontro che ha innescato non solo questi ma tanti pensieri e la prospettiva di un buon bicchiere di rosso. Salut!  e

Buon fine settimana!

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Ford Mustang