Sentivamo l’altra sera, insieme, una versione ‘ri-pulita’ dell’ Orfeo e Euridice di Hyden.
Buio completo intorno, l’aria della sera, oltre la musica il silenzio dei grilli.
Così semplice il messaggio iniziale, e tragico.
Orfeo scende agli inferi a riprendersi la sua Euridice ma nell’irragionevolezza dell’amore trasgredisce al patto e si volta e, voltandosi, sancisce la morte definitiva della sua sposa.
Ma io sono quella che – poi – pensa in ritardo e da sola ho ‘rispolverato (quasi a sostenerle cupaMENTE) altre valide interpretazioni.
Cocteau nel suo Orphée lascia intendere che è proprio lo stesso Orfeo che capovolge l’originaria immagine romantica di sé, liberandosi di Euridice due volte, la prima per distrazione, e la seconda lucidamente cioè voltando volutamente il capo indietro.E poi ancora Pavese, e Bufalino che nel suo racconto fa avere a Euridice come una disperata folgorazione: "Orfeo si è girato apposta".Dunque io dove vado a parare nel pessimismo cosmico che mi prende a volte?
Mi interrogo ancora su cosa ci sia oltre/dietro l’apparente, lineare, messaggio che tanti eventi scatenano.
L’amore, soprattutto, nella sua concreta e vitale incoscenza, come puo’ sottostare a un qualsiasi patto? E se, sibillinamente, l’amore all’apice stesso della sua realizzazione si contraddice (ci guarda in volto volutaMENTE e ci perde), a noi cosa resta se non subirlo o meglio – detto meno crudamente – concederci di viverlo senza domande nel suo aggrovigliata, aleatorio "per sempre"?