Tom Hanks,bravissimo e famoso attore e produttore, invece di sopirsi sugli allori ha ideato, prodotto e messo in rete (!) lo scorso luglio su Yahoo, una serie animata in venti episodi, “Electric City”, costruita – si dirà così? – solo per Internet e mobile.
Voilà il link per vedere tutti gli episodi di electric-city
Episodio dopo episodio assistiamo (o entriamo, capirete poi perchè) a un futuro apocalittico, fantascienza noir che si ispira ai romanzi di Philip K. Dick i, ai fatti che avvengono in una città, Electric city, all’apparenza pacifica e che al contrario nasconde una realtà violenta e oscura tanto da imporre agli stessi autori di suggerirne la visione ai soli spettatori adulti.
A me è piaciuto molto, ma è anche vero che a me i film più brividosi sono, più mi fanno paura, più mi attraggono. Certo devono essere supportati dalla qualità. Qui c’è tutta.
Trascrivo un paragrafo tecnico che potrà interessare i più esperti tra voi io di smart ho il telefono ma purtroppo non ne sono spesso all’altezza 😦
“La vera novità non consiste solo nel fatto che la serie sia fruibile anche via tablet e smartphone (grazie all’applicazione scaricabile su iOs e Android), ma anche nella sua interattività: oltre a vedere gli episodi, l’utente può accedere a una mappa 3D navigabile della città e ad altri contenuti extra, mentre su Google Play è possibile “entrare” nel mondo di Electric City nei panni di uno dei personaggi, grazie all’RPGElectric City: The Revolt.”
E’ vero, è sotto gli occhi di tutti, che da sempre e con una sempre nuova feroce recrudescenza, noi donne veniamo discriminate in ogni campo come persone, come lavoratrici, come cittadine.
Inutile scomodare percentuali e numeri a sei zero che continuano ad aumentare ovunque. Siamo oggetto di violenza fisiche e psicologiche ad opera della società e, troppo spesso, del nostro stesso nucleo famigliare.
Nel lavoro siamo messe con le spalle al muro costrette a scegliere tra famiglia e lavoro specie se questo tende a sconfinare in ambiti maschili per definizione che diventano percorsi a tripli ostacoli, senza contare i sensi di colpa verso i figli e verso tutti in genere. E quando si riesce a conciliare questi due mondi e nello stesso tempo si arriva a infrangere quel maledetto tetto di cristallo, si è additate come ‘bestie rare’. Last but not least ne sa qualcosa Marissa Mayer che in questa primavera fu nominata, prima donna nella maschilista Silicon Valley, al vertice di Yahoo. Marissa di anni ne aveva appena 37 e per di più era al sesto mese di gravidanza!
Quanto alle forti percentuali del lungo elenco di violenze subite dalle donne e che avvengono spesso nell’ambito domestico, in Italia, è ancora forte il retro pensiero che “se mi picchia, poverino!, è perché mi ama” ma poi a suon di botte e lavaggio del cervello alla fine, tumefatta e indolenzita, la stessa donna raramente andrà a sporgere denuncia ma ammetterà, invece, che “se mi picchia è ha ragione, è colpa mia”. Ma, attenti, se la violenza avviene in luoghi pubblici, c’è chi sosterrà che la vittama proprio vittima non era perchè scollacciata, ammiccante o semplicemente perchè non si va in giro a tarda ora, col buio.
Viviamo in un mondo ignorante e feroce verso ogni forma di diversità e lì è solo questione di esserci nel momento sbagliato che tu sia donna o gay, o nero.
Sorvolando il mare magnum dell’ (dis)informazione, dei media, della pubblicità: la postina grassoccia e golosa ha la dentiera ballerina, la liceale un ‘fastidioso prurito nelle parti intime’, la cinquantenne teme di entrare in ascensore per via del cattivo odore dovuto a una precoce incontinenza, l’avvenente presentatrice soffre di perenni ‘inestetici’ gonfiori di pancia mentre l’anziana diva argina la carenza di calcio con – bip -. Corpi di donna immondi sempre da detergere.
Ma che donne son mai queste e dove sono gli uomini?
Gli uomini quelli ‘veri’ stanno scegliendo una nuova macchina sul cui cofano è sdraiata una finta panterona volgarmente ammiccante, e se non è una macchina è un aperitivo, un profumo o… dove la donna è l’optional, il premio o il tramite per l’appagamento di un desiderio altro.
L’uomo non puzza non emana cattivi odori, tuttalpiù salta atleticamente uno steccato, si riappropria dell’udito, è un giovane atleta che ‘soffia’ la merendina ad una fanciullina un po’ svampita.
L’ultimo ennesimo manifesto a cura del Ministero delle pari opportunità recita: “La violenza sulle donne è ignoranza, è follia. Aiutateci a fermarla”.
‘Aiutateci’?
Le donne già lo fanno unendo le loro forze ma voi come le state aiutando? Dove sono l’educazione al rispetto, le pari opportunità (mentre si ripropone la gabbia delle quote rosa), gli asili nido, gli aiuti alle donne in difficoltà, l’assistenza agli anziani di cui le donne multytasking si fanno carico?
Si fa presto a stampare dei manifesti ‘a cura del ministero’.
Il Ministero stanzi fondi, ponga effettivamente in essere quegli strumenti che permettano alle donne di avere ‘pari opportunità’, educhi fattivamente al rispetto piuttosto che chiedere un generico aiuto.
You must remember this
A kiss is still a kiss
A sigh is just a sigh
The fundamental things apply
As time goes by..
NO, decisamente lui non le piaceva.
Troppo bello.
Troppo biondo.
Troppo naturalmente sicuro di sé.
Troppo di tutto, finto pensava lei.
Eppure era l’oggetto dei desideri di molte sue amiche e dunque lei finì per accettare la proposta lasciata cadere come una foglia a settembre di andare al cinema e il film non era Casablanca ma “Chi ha incastrato Roger Rabbit?” un film che (a posteriori) resta tra i suoi preferiti.
Il cinema era l’Etoile, un bel cinema nel cuore di Roma, un elegante edificio del secolo scorso, dismesso da anni per lasciare spazio prima a un sala Bingo e poi..poi?
Entrarono per tempo, luci soffuse, poltrone rosso cardinale nelle quali sedendosi sprofondano, lui a suo agio, lei un po’ principessina sul pisello.
Lui poi le prende una mano, la mette tra le sue e intreccia le loro dita. Ha delle belle mani ma lei si ritrae indispettita.
Lui nel buio la guarda e le chiede se le dispiaccia.
Jessica Rabbit sullo schermo si muove sinuosa e canta invitante¸ lei si volta verso di lui malevola e gli sibila all’orecchio:
“Certo che sì, quasi non ci conosciamo. Non ha nessun senso”.
Lui allunga l’altra mano, blocca il viso di lei e le dà un bacio sulle labbra, indugiando.
“Credi che ci conosciamo meglio ora?”
In effetti sì. Da quel momento lui si (tra)mutò anche per lei in uno splendido Principe e per tutto il tempo che durò il loro movimentato love affair li si poteva incrociare, un po’ ovunque a Roma, mano nella mano, le dita intrecciate come piaceva a lui e come ora piace molto anche a lei.
Accadano tante cose, noi stessi cambiamo. La ricetta, forse, è lasciare decantare i sentimenti, alla fine ritroveremo il sorriso nel ricordo.
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Febbraio 2009. Peppino, padre di Eluana Englaro, prende la sofferta decisione di porre lui fine alla vita non vita della figlia dopo 17 anni trascorsi in coma e con alimentazione artificiale, trasferendola in una clinica di Udine che li accoglie.
Penso che tutti noi abbiamo ancora in mente le reazioni forti e contrapposte che questa decisione comportò. Chi voleva impedire ad ogni costo che questo gesto estremo venisse compiuto e chi invece riteneva che fosse l’attuazione di un diritto civile. E soprattutto (sembra ieri) si rivive il braccio di ferro politico, artefice il Governo Berlusconi e la Chiesa, che con dichiarazioni orripilanti (“Eluana ha mestruazioni regolari e potrebbe anche pro-crea-re”) tenta di contrastare il padre aizzandogli contro l’opinione pubblica impedendogli così di compiere le volontà espresse in vita dalla giovane donna.
Tre ‘storie’ si incrociano in questi ultimi tre giorni pieni di tensione. A Roma, un senatore del Pdl sta maturando dei dubbi sul voto al punto da volere dimettersi (anche in seguito a una vicenda personale) mentre sua figlia Maria in forte dissenso con lui è determinata a raggiungere la clinica per manifestare contro l’interruzione del trattamento; davanti alla clinica (la situazione è parecchio improbabile e paradossale) incrocia lo sguardo di un ragazzo sconosciuto, scoppia la
breve scintilla amorosa che la porterà a rivedere e condividere le posizioni del padre. Parallelamente il dottor Pallido si trova a impedire con la forza l’autolesionismo di Rossa, una giovane tossico dipendente ricoverata in ospedale, che cerca di suicidarsi mentre , in una villa da sogno ricca di stucchi e specchi, la Divina Madre interpretata da una Divina Isabelle Huppert, anche nel film attrice famosissima, annulla sé stessa per assistere una giovane figlia in coma profondo, azzerando l’amore per il figlio e il marito.
Marco Bellocchio ha atteso due anni prima di impegnarsi sul ‘caso Englaro’ collegandolo con queste altre tre storie legate tra loro dal tema profondo, irrisolto, della vita e della morte, nervo scoperto della legislatura che non riesce a prendere posizioni laiche lasciando la questione sospesa, succeda quel che succeda.
Il film è incalzante e lucido, ricco di immagini, anche di repertorio, da gran Maestro in bilico tra due ‘verità’ entrambe scomode.
Questo non volere prendere posizione (eppure io ho visto più marcato il discorso cattolico del rifiuto, e già il mio ‘dotto’ accompagnatore mi aveva sottolineato la vicinanza di Bellocchio alle idee dello psicanalista Massimo Fagioli, guru ispiratore di Comunione e liberazione), questa sua doppiezza mi hanno lasciata scontenta. Non che un film debba essere o tutto bianco o tutto nero ma rimane il fatto che al cinema si va anche per lasciarsi guidare e riconoscersi, o allargare i propri orizzonti nelle percezioni di chi il film lo ha realizzato altrimenti resta, se lo è, come lo è il film di Bellocchio, una esercitazione cinematografica ottimamente riuscita.
Voto? Si può dare il voto a un Maestro?
In quel giorno la mia mamma attraverso la nuvola bianca che la circondava, in quella fiaba che la vedeva Principessa, pensò fortemente e disse flebilmente: “Si, lo voglio!” ma la vita decise altro e il suo “per sempre” rimase eternamente nel suo cuore seppure relegato in un breve spazio temporale. La vita, quante sorprese.