Certamente non è a voi che voglio rammentare eventi che hanno scandito la festa del 1 Maggio, ma piuttosto accarezzarmi l’anima ricordando quanta determinazione ci fosse nelle scelte dei nostri Padri fondatori, quelli stessi che oggi un manipolo di cialtroni vuole mettere in discussione tentando di modificare la nostra Costituzione.
Voglio ricordarmi tutti i 1 maggio passati, anno dopo anno, a Piazza San Giovanni, il figlioletto al seguito, cappelletto e vettovaglie, tutti stretti gli uni agli altri in un unico abbraccio, in un unico canto e la comune spudoratezza di guardare alla vita come a una cornucopia piena di opportunità all’altezza delle nostre scelte mirate, dei nostri sogni.
Buon 1 Maggio a tutti voi, soprattutto ai più giovani, ai più talentuosi, forse i meno appariscenti, quelli che la svangano ai call centers o lavorano senza che al loro lavoro corrisponda una vita dignitosa e tuttavia si rifiutano di accettare scorciatoie e credono che l’Italia possa ancora essere il loro paese.
E’ dalla Ville lumière che arriva la ricorrenza del 1 maggio.
Il 1° maggio nasce il 20 luglio 1889, a Parigi su proppsta del congresso della Seconda Internazionale, riunito in quei giorni nella capitale francese :
"Una grande manifestazione sarà organizzata per una data stabilita, in modo che simultaneamente in tutti i paesi e in tutte le città, nello stesso giorno, i lavoratori chiederanno alle pubbliche autorità di ridurre per legge la giornata lavorativa a otto ore e di mandare ad effetto le altre risoluzioni del Congresso di Parigi".
I governi, più o meno liberali o autoritari, allertano gli apparati repressivi,
non in Italia dove il governo Crispi usa la mano pesante, attuando drastiche misure di prevenzione e vietando “qualsiasi manifestazione pubblica sia per la giornata del 1 maggio che per la domenica successiva, 4 maggio”.
E’ una grande scommessa dall’esito imprevedibile: non esisteva un unico centro coordinatore a livello nazionale – ancora da venire il Partito socialista e la Confederazione generale del lavoro -. Non si poteva neppure valutare in che misura i lavoratori sarebbero stati disposti a scendere in piazza per rivendicare un obiettivo, quello delle otto ore, considerato prematuro da gran parte dei dirigenti del movimento operaio italiano o per testimoniare semplice solidarietà internazionale di classe.
Proprio per questo la riuscita del 1 maggio 1890 fù una felice sorpresa, un salto di qualità del movimento dei lavoratori,che per la prima volta dà vita ad una mobilitazione su scala nazionale, per di più collegata ad un'iniziativa di carattere internazionale.
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"La manifestazione del 1 maggio – commenta a caldo Antonio Labriola– ha in ogni caso superato di molto tutte le speranze riposte in essa da socialisti e da operai progrediti. Ancora pochi giorni innanzi, l’ opinione di molti socialisti, che operano con la parola e con lo scritto, era alquanto pessimista".
Anche negli altri paesi il 1 maggio ha un'ottima riuscita:
"Il proletariato d'Europa e d'America – afferma compiaciuto Fiedrich Engels– passa in rivista le sue forze mobilitate per la prima volta come un solo esercito. E lo spettacolo di questa giornata aprirà gli occhi ai capitalisti".
Visto il successo di quella che avrebbe dovuto essere una rappresentazione unica, vienne deciso di replicarla per l'anno successivo e gli anni a venire come la “Festa dei lavoratori di tutti i Paesi”.
Soltanto il 1 Maggio 1919 venne festeggiato il raggiungimento dell’obiettivo originario: le otto ore lavorative.
Nel ventennio fascista Mussolini vietò la ricorrenza del 1 Maggio anticipandola in qualche modo al 21 Aprile giorno dei natali di Roma snaturandola del suo significato più profondo ed unico.
All'indomani della Liberazione, il 1 maggio 1945, partigiani e lavoratori, anziani militanti e giovani che non hanno memoria della festa del lavoro, si ritrovano insieme nelle piazze d'Italia in un clima di entusiasmo.
Il 1 maggio di due anni dopo è segnato dalla strage di Portella della Ginestra, dove gli uomini del bandito Giuliano fanno fuoco contro i lavoratori che assistono al comizio.
Nel 1948 le piazze diventano lo scenario della profonda spaccatura che, di lì a poco, porterà alla scissione sindacale. Bisognerà attendere il 1970 per vedere di nuovo i lavoratori di ogni tendenza politica celebrare uniti la loro festa.
Oggi un'unica grande manifestazione unitaria esaurisce il momento politico, mentre il concerto rock che da qualche anno organizzano Cgil, Cisl e Uil sembra aderire perfettamente allo spirito del 1 maggio, come lo aveva colto nel lontano 1903 Ettore Ciccotti:
"Un giorno di riposo diventa naturalmente un giorno di festa, l'interruzione volontaria del lavoro cerca la sua corrispondenza in una festa de'sensi; e un'accolta di gente, chiamata ad acquistare la coscienza delle proprie forze, a gioire delle prospettive dell'avvenire, naturalmente è portata a quell'esuberanza di sentimento e a quel bisogno di gioire, che è causa ed effetto al tempo stesso di una festa".