(foto Testata: via delle Botteghe Oscure angolo Libreria Rinascita – diritti riservati sherazadeFlickr
A minuti, il 30 marzo Pietro Ingrao compie 99.
Era già un riferimento importante nella dirigenza del Partito comunista italiano quando il 9 ottobre 1967 a La Higuera Ernesto Che Guevara veniva assassinato a soli 39 anni . Sapeva di essere in pericolo di vita e per tempo aveva scritto una lettera testamento indirizzata alla moglie ed ai suoi cinque figli.
“Cari Hildita, Aleidita, Camilo, Celia ed Ernesto,
se un giorno leggerete questa lettera, sarà perché non sono più tra voi. Quasi non vi ricorderete di me e i più piccoli non ricorderanno nulla. Vostro padre è stato un uomo che ha agito come pensava e di certo è stato coerente con le proprie idee.
Crescete come buoni rivoluzionari. Studiate molto per poter dominare la tecnica che permette di dominare la natura. Ricordatevi che l’importante è la rivoluzione e che ognuno di noi, da solo, non vale nulla.
Soprattutto, siate sempre capaci di sentire nel più profondo qualsiasi ingiustizia commessa contro chiunque, in qualsiasi parte del mondo. E’ la qualità più bella di un rivoluzionario.”
Questa lettera che voglio dedicare a Pietro Ingrao così come altri pensieri fanno parte della biografia del Che ‘Senza perdere la tenerezza’ dello scrittore Paco Ignacio Taibo II che ha messo insieme i tasselli di una vita breve quanto intensa attraverso i diari, le lettere personali, appunto, le testimonianze, i documenti inediti conservati negli archivi di Cuba.
Questo ultimo saluto, stringato e diretto, esprime l’essenza del vivere e ribadisce valori universali che la sinistra italiana ha smarrito andando via via spogliandosi per confondersi in questo melting pot senza costrutto.
Io mi o.n.o.r.o di avere lavorato per Pietro Ingrao per quasi dieci anni, fianco a fianco, di avere condiviso con lui il primo drammatico (ma possibilista) strappo della Bolognina. Ho vissuto la fine del Pci e visto nascere il Pds, si sono succeduti molti acronimi ma non si è ancora giunti a nulla di buono, anzi.
Io vi ho chiesto, in modo anche un po’ provocatorio, nel mio post precedente perché mi leggete e voi mi avete dato motivazioni gratificanti. Le prendo per buone e me le riconosco e vi ringrazio ma devo aggiungere che tutto quello che a me piace della persona che sono diventata lo devo ai lunghi anni di formazione che ho vissuto a fianco di Pietro Ingrao, ( allora Presidente del CRS, Centro Studi e iniziative per la Riforma Stato) che mi ha aperto alla bellezza della letteratura, del cinema, della poesia perché come lui stesso ha sempre sostenuto negli anni laceranti del fascismo bisognava fare una scelta e la sua fu gioco forza politica.
Un lungo filo rosso lega la mia vita a quella di Pietro Ingrao e si congiunge a mia mamma e a molte compagne e compagni della loro generazione di cui molti giovani e giovanissimi non conoscono né il nome né il loro posto nella Storia del nostro Paese.
Sono andata fuori tema. Chiudo gli occhi e gli mando un bacio e il mio pensiero:
“Tanti auguri Pietro, ti voglio bene.”
e per conoscere meglio Pietro Ingrao vi suggerisco la sua autobiografia (e il titolo è già poesia)
Volevo la luna – edizioni Einaudi. Un testo che ‘va a braccetto’ con il titolo di un suo ‘libretto’ di poesie
L’alta febbre del fare. Leggeteli entrambi, sarete più ricchi.