La felicità è qualcosa di grandioso, incommensurabile per chi riesce a non farne un feticcio irraggiungibile.
La felicità è oggi – primo giorno di Primavera (che poi sarebbe stata ieri per una serie di calcoli astrali), – quell’inpercettibile desiderio di pettinare con le dita a rastrello le margheritine ingarbugliate dalla pioggia e dal vento.
La felicità, quella vera, quella del profumo del pane appena sfornato, dei primi cinguettii, della camicetta scollata, è anche un po’ bastarda perché ti pone di fronte a quel tarlo che rema contro e ti ricorda di quanti apprezzerebbero ed invece sempre più sono condannati a desiderare uno straziante silenzio tra la raffica di una mitragliatrice e una bomba che esplode, le urla concitate degli aguzzini i gemiti e le preghiere delle vittime che finalmente trovano una collocazione attiva nelle società esercitando (a loro insaputa) un mestiere non so quanto a loro stessi allettante. Indietro non si torna. Mestiere a tempo indeterminato, nessun licenziamento per giusta causa.
“La vittima, che è diventato un mestiere… questa figura stramba per cui la vittima ha il monopolio della parola. Io non dico che non abbiano diritto a dire la loro, figuriamoci. Ma non ce l’hai solo te il diritto, non è che la storia la puoi fare solo te”.
Questo l’exploit dell’ex brigatista Barbara Balzerani, condannata a 30 anni di galera, direttamente implicata nel sequesrto e nell’uccisione del Presidente Aldo Moro, Mai pentita (e lo si capisce).
Una donna arida come un sercio, arrogante. Non che le donne quando ci si mettono, e se ci si mettessero, siano migliori degli uomini ma questo cinismo mi è repellente perché ‘la’ vittima porta con sè un sacco di implicazioni, si incatena indissolubilmente con la sottrazione di sé e al dolore che procura a quanti l’ hanno amata o semplicemente stimata. Il mestiere della vittima e il suo fiorente indotto.
Due giovanissime donne di vent’anni l’una e trentuno l’altra sono state uccise dai loro compagni in quest’ultima settimana a ridosso della nuova luminosa stagione.
La vita rinasce in Primavera, I ciliegi e la strabiliante bellezza della loro fioritura sono un rito molto seguito in Giappone eppure le nostre donne – mi limito a parlare di loro – sono subito ciliegie: una tira l’altra ma senza felicità. Vittime.
(foto sherazade riproducibili previa autorizzazione)