28 agosto, l’estate sta finendo

Esplosione di luce bianca
luna piena sul letto 
aria densa attorcinata alla terra
lame livide sulla tettoia,
spettinata
seminuda

l'’ombra
materializza fantasmi.

Tempo ondeggiante
occhi fissati al cielo
ingarbugliati  non-pensieri.
Dal sipario caduco dell’anima
gemme
rotolano
silenziose.

Borbottio lontano 
Luci sparate
nel buio
sos
ultimi fuochi d’agosto.

(sherazade2009)

Australia sì, Australia no io andrò in Perù

 

Ho un’amica che ha un’amica che innamoratissima a sua insaputa era la fidanzata di riserva di un talentuoso  bugiardo.

Costui, arrivata l’estate, ha trovato l’escamotage per viversi le due storie in parallelo senza troppi casini raccontando alla fidanzata in seconda che non conoscendola ancora, giusto intorno a Natale, aveva prenotato con un suo amico un viaggio in Australia e si vedeva costretto, ora,  a mantenere questo impegno gravoso anche economicamente.

Fù accompagnato all’areoporto dall’amica della mia amica, con abbracci strappalacrime di ordinanza e promesse di fare faville al ritorno, e via.

Come promesso cominciarono ad arrivare e-mail quotidiane con resoconti sull’Australia, foto di canguri, uccelli variopinti,  paesaggi. Un reportage che avrebbe potuto fare la sua bella figura su una moleskine in cuoio di quelle che utilizzarono da Van Gog a Matisse, da Hemingway a Chatwin.

Ma il diavolo si sa, fa la pentola e non i coperchi e fu così che la povera, sconsolata si ritrovò una sera d’estate a parlare del suo amore in Australia.

Volle il caso che nel gruppo vi fosse un amico comune senza troppi peli sulla lingua: “Ma che stai a dì? Svejate!  guarda che quello sta asSabaudia co’ la fidanzata!”

Com’è andata a finire?

Rientrato stranamente in anticipo l’immaginifico latin lover suonò a notte fonda a casa dell’amica della mia amica con in mano un  meraviglioso boomerang australiano, probabilmente comprato su internet…e lei disarmata (da cojona dop)  lo riaccolse a braccia aperte dopo qualche mugugno d’ordinanza pensando, forse, che come il boomerang, alla fin fine, lui da lei era tornato.

Questa non è una storia a lieto fine – anche se poi dipende da come lo si intenda – perchè la fanciulla ha ballato una sola estate visto che  il marrano dopo qualche giorno la piantò in asso, svanito nel nulla, anche se pare sia stato avvistato proprio ieri a Sabaudia con la fidanzata ignara di avere un uomo ubiquo che, mentre stava con lei sdraiato sulla  italica sabbia, spediva reportages dall’Australia all’amica della mia amica.

 

 

Indignarsi non basta

HO sentito il bisogno di sedermi qui e condividere con voi uno scritto importante di Carlo Petrini (presidente di Slow Food, La Repubblica 20 agosto).  Il parallelo  tra Giuseppe Di Vittorio che esattamente cento anni fa organizzava le lotte contadine in Puglia, lui figlio di contadini e autodidatta divenuto in seguito  la più autorevole figura del Sindacato, e un giovane camerounense, Yvan Sagnè,  studente di ingegneria a Torino e raccoglitore di pomodori in Puglia per pagarsi gli studi. Come Di Vittorio, Yvan – subito rispedito a Torino dalle forze dell’ordine per garantirne l’incolumità –  esortando i suoi compagni a scioperare, ha (ri)acceso l’attenzione sulle condizioni inqualificabili dei lavoratori stagionali stranieri e la disumanità fuorilegge del caporalato locale che anno dopo anno anzichè essere debellato si rinvigorisce. 
Il 24 agosto a Nardò, a poca distanza dai luoghi di villeggiatura, vicino a quel mare che molti ricorderanno ‘di sogno’,  ci sarà una manifestazione cui aderirà la Cgil e altre associazioni, nell’ennesimo tentativo di mettere in atto le poche, vitali, regole a tutela di questi lavoratori senza i quali le nostre passate di pomodoro non arricchirebbero  gli  spaghetti di noi, buoni di cuore, che poniamo un velo pietoso su troppi soprusi quotidiani e, a parole ma in buona fede, ci indignamo.
 
Scrive Carlo Petrini :

“Assistiamo a queste forme di sfruttamento e al contempo al disastro dei prezzi. In molte regioni la frutta viene lasciata marcire perché i prezzi pagati ai contadini sono così irrisori che non conviene raccoglierla.
E’ giusto ricordare il monito di Pier Paolo Pasolini:
“Quando contadini e artigiani spariranno sarà la fine della nostra storia.”

Oggi i nostri contadini  sono anche gli africani che raccolgono i nostri pomodori, i macedoni nelle vigne del Barolo, gli indiani che accudiscono le vacche in pianura padana, i magrebini e i polacchi negli alpeggi.
Questa umanità va difesa e tutelata.”
 
 


 

Facciamo l’amore


non la guerra e possibilmente neppure  azioni di peace keeping

Jim Morrison cantò il suo soldato sconosciuto nel 1968, quando l’America mandava i suoi ragazzi più giovani a combattere, e morire, in Vietnam. Non si chiama più Vitnam ma nuovi ragazzi continuano a morire
Nel 1968,  questa canzone non passò la censura delle radio.

Questa è stata l’ultina canzone che il Padre del reggae ha eseguito prima di morire.Quasi un saluto per sottolineare che bisogna cercare e pensare la pace e la libertà con determinazione, sempre.

Una preghiera laica contro ogni tipo di violenza. Un'esortazione a non fare proseguire il suicidio mondiale

Luciano Pavarotti e gli U2, che dire? Lasciamo da parte gli sgradevoli pensieri sull’utilizzo dei loro soldi. Gli U2 cmq per la pace si spendono e se il mercato li (stra)paga pazienza. 

E chiudo con la madre di tutte le canzoni di pace. Lennon la rese pubblica con il famoso ‘bedding’ del 1969: otto giorni nel letto con la moglie Yoko per invocare la fine di ogni guerra. Utopia? Lui è stato stupidamente ucciso da un pazzoide ma la sua canzone vola alto.

Buon ascolto e buona coda di vacanze per chi ancora sta in panciolle.

 

Baciami. stupido baciami

Sapore o sopore? questo il dilemma

 
 
Secondo la psicologia dei profumi, l’aroma della vaniglia attenua la collera.
Quello della menta scioglie i nodi menta-li  e verbali.
Partendo da questi studi una nota casa cosmetica  ha inserito nella formula dei suoi nuovi rossetti oli essenziali profumati e biologici:menta piperina, vaniglia, cannella, e anice; ciascuno con un suo specifico  e(a)ffetto.

Ora, personalmente, non uso molto il rossetto e comunque mai  rosso ma leggermente rosato, insomma un banalissimo burro di cacao che  baciandosi  all’inizio impasta un po' ma ha il vantaggio di non lasciare tracce inquietanti sul colletto.

Domani, però,  voglio passare al Beauty Shop di via del Corso.  informarmi, ed eventualmente prendere un rossetto (sempre rosato) sull’ “arrapante” e un altro vagaMENTE soporifero che  eviti il tristissimo: “ho un po’ di mal di testa, tesoro mio”.

Ops!  scordavo che io dormo da sola e quando non lo sono mi sento proprio bene.
Quindi un solo acquisto usato alla bisogna, enfatizzato da un flautato:

“Baciami, stupido, baaaciami!”

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