Ma poi perché e chi lo dice che soltanto i grandi uomini (e donne) o semplicemente chi è artefice di passaggi epocali diventa memoria collettiva?
Il ricordo resta e riaffiora anche attraverso i piccoli gesti di gente comune che ci tiene compagnia bel oltre il loro reale passaggio terreno; gesti che si tramandano e diventano leitmotiv da condividere.
Ieri è stata una bellissima giornata; la più piccolina della famiglia ha compiuto due anni eppure tornando a casa mi sentivo il cuore pesante carico di tristezza come se tanta spensieratezza in questi miei giorni non mi appartenesse.

(compleanno Alessia, foto sherazade)
Oggi, erano circa le 11, uno scampanellio famigliare.
‘Sono Roberto’
Sally insopportabilmente frenetica.
‘Socchiudo soltanto perché …non sono presentabile’
‘Sto andando per un lavoro…’.
e da uno spiraglio spunta un rametto di ulivo.
Oltre vent’anni fa quando venni ad abitare in questa casa, accanto c’era un negozio di motorini e il titolare il sor Renato era un po’ il nume tutelare della nostra strada. Il suo unico figlio morì il giorno di un 24 dicembre a 16 anni investito (anche lui aveva colpa) da un autobus.
Presi confidenza e mi fermavo sempre più spesso rientrando a casa e una volta gli parlai di mia madre del fatto che nonostante nessuno di noi fosse credente lei regalava a noi tre figli, la Domenica delle Palme, un rametto di ulivo che io conservavo per tutto l’anno nel portafoglio.
Da quella volta non ci fu anno che io sul parabrezza del motorino e della macchina non trovassi il mio rametto di ulivo benedetto. Era del sor Renato.
Molte cose mi legavano a quest’ uomo all’antica che mi raccontava spaccati di vita degli anni ’40, della guerra a Roma, di Monte Sacro una distesa di campi di grano, della sua povertà e delle gambette ferite dalla paglia delle spighe che loro ragazzini raccoglievano correndo dietro da trebbiatrice per farne a casa un po’ di farina.
Il sor Renato morì nel febbraio del 2008 ma io per la Domenica delle Palme trovai sotto il tergicristallo della macchina il mio ramoscello di ulivo: il falegname, Roberto, aveva raccolto il testimone.

Via Corsaglia, figlio in moto e C1, foto sherazade
Così anche stamattina come fosse una carezza ho allontanato la mia tristezza di ieri ed ho accolto il messaggio di mia mamma, del sor Renato abbracciandomi stretta al falegname Roberto e naturalmente con le lacrime che scendevano da sotto gli occhiali (che vergogna).
Piangere fa venire gli occhi belli e luminosi, questo lo diceva mia nonna, e piangere dopo tanto struggimento è salvifico : è come tornare a respirare dopo una lunga apnea.
Piccoli uomini? Silenziosi portatori di Pace.

Fiduciosamente sapersi abbandonare, foto sherazade