La prova bikini è stata superata con gradualità. Prima 3 persone, poi 5, poi un tenue colorino ci ha messo del suo a creare quel senso di vedo non vedo e alla fine si è (ri)presentato lo spasimante, bello-bono, dell’anno scorso che mi catturò (banalmente) chiedendomi l’ora. Ma per il bello, il più bello dello stabilimento come non catapultarsi sul borsone, aprirlo e flebilmente comunicargliela? Come non accettare in seguito di esibirlo al bar per un gelato?
Il caffè che è spuntato da dietro il lettino, anzi due, per me e la mia amica, il suo sussurrarmi “sei più bella ancora dell’anno scorso” mi hanno fatto pensare in un nano secondo che o lui era tutto scemo oppure credeva davvero che la scema fossi io. Suvvia, dai, è cominciata l’estate, con quel pizzico di frivolezze che ne fanno una stagione un po’ folle.
Però per me torna prepotente il problema delle poppe e del dove le metto e come le mimetizzo.
Non che me ne freghi molto ma sempre più spesso da quando tante donne prendono alla lettera il detto Melius abundare quam deficere e dunque cambiano di almeno due misure la sostanza del loro seno, io mi trovo a desiderare l’inverso.
Da quando ho 14 anni ho questo ben di dio tanto gradito allo sguardo maschile quanto a me oneroso e neppure adesso che potrei trarne un vanto riesco a darmi pace e vorrei come Giovanna d’Arco nasconderlo sotto una fitta bendatura o… darci un taglio.
Ah, dimenticavo, lo strabello ebbe a confessarmi che ciò che lo aveva attirato inizialmente ma solo inizialmente perché poi la mia intelligenza l’ha messo ko era stato il mio abbondante, naturale, decolté.
Siamo strane noi donne o questi uomini un po’ tacchinatori?