Tra scienza e incoscienza.

 

 

da un quotidiano online

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"Il VIAGRA contro la distrofia..

ma raddrizza anche i fiori."

Capisco che ci sia un ritorno al pruriginoso pensiero vittoriano e che  mentre si alzano le gonne e si abbassano le scollature ci si accapigli sull’uso si, l’uso no,  dei preservativi colpevoli dello sterminio di tanti spermatozoini/bambini in divenire.

Capisco,  ma  che ora il “cosiddetto”, insomma  il “lui” sia definito ‘fiore’ suona nuovo anche per una ‘scafata’ par mio.

Papaveri, girasoli (o in compagnia), piccoli nontiscordardimè.  Spudoratamente d’estate dove ti giri vedi fiori!

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oppure (io preferisco il rosso!),

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WWW l’estate e i suoi mille fiori

Fermo immagine

 

 

Penso.

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La posizione esprime quanto siano sgualciti anche i pensieri.

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I risvolti di alcune situazioni mi hanno profondamente ferita. No, non si tratta di mie ‘stupide’ aspettative tradite  ma dell’altrui incapacità/volontà di mantenere alto il sentimento che avevano espresso.

“Ogni scelta è speculare a priorità individuali.”

Sta tuonando in lontananza. Temporali in vista.

Prodromo di qualcosa che non funziona neppure nell’estate.

Ecco, piove a dirotto.

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Buon compleanno..domani

 

 

Domenica.

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Ovattato si fa strada il suono, registrato, delle campane per messa. Poi di nuovo il silenzio.

Il giardino che si stiracchia, fresco e grato dell’innaffiatura serale,  microcosmo di suoni, cinguettii, fruscii, claxon in lontananza, in sottofondo anche il fruscio delle ruote dei pochi autobus.

Tacciono, stremate, solo le cicale.

La luce filtra tra le persiane abbassate, una gradevole aria fresca arriva a toccare il letto.

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Sono ancora immobile, in bilico, tra sonno e veglia, nella mia posizione preferita, le braccia cingono le ginocchia, il cuscino tra la spalla e la testa.

Respiro guardinga, gli occhi socchiusi, incerta se prolungare il sonno o sfruttare queste ore limpide, uscire, compare i giornali, sedermi al bar a fare colazione – una ricca colazione – scambiare due parole scherzose visto che ci conosciamo un po’ tutti.

Non è vero che le grandi città sono anonimi agglomerati di senza nome. Basta declinare il proprio, manifestare  gentilezza e  disponibilità. Basta sorridere una volta all’inizio e salutare. (piccola digressione ‘buonista’, ma valida).

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Una domenica come tante. Una domenica di luglio.

Non proprio. Domani ‘ho un anno di più’.

Quel ‘di più’ che ha acquistato una fisionomia adulta dopo che mamma mi/ci ha lasciato con un carico di responsabilità che la sua mano leggera divideva con me.

‘Un anno di più’ e non sono la Piccolina che ero per lei.

Questo peso. Com’è ingombrante questo suo amore impalpabile  in ogni mio pensiero.

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Devo, voglio sorridere.

Snodo le braccia, stendo le gambe lunghelunghe, scivolo sulla schiena..”Quando sei qui con me..” il soffitto riflette lame bianche di luce, le mani in sincrono accarezzano lentamente il mio corpo di donna vestito di sole. Il ventre piatto, teso.  Nessuna traccia della incredibile mongolfiera che per lunghi otto mesi racchiuse la meraviglia del mio bambino che il 31 luglio ri-nascerà. Respiri lunghi e profondi, Aria.

‘Un anno di più’ il 21 e il 31 luglio ma lui ha anche me, sua madre, mentre a me, di lei, rimane tutto scritto sull’anima.

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“Buon compleanno ‘Piccolina mia’.”

 

Bugie o mezze verità?

 

 

Ecco, l’ho fatto. Di nuovo. Spudoratamente, senza vergogna,  senza ragione e quindi ancora più grave nella sua inutile stupidità.

 

Ho detto una bugia.

Eppure quando poco fa mi passavo sul viso arrossato una cremina lenitiva lo specchio rifletteva l’espressione ‘goduta’ di una che proprio di sensi di colpa non aveva memoria.

 

Ebbene sì. Stamattina ho chiamato in ufficio e questo ho detto: “Oggi non vengo perché devo fare il tagliando alla macchina. Se necessario passatemi le ‘emergenze’ sul cellulare.” Clik.

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Di tagliando si trattava in effetti ma del mio. Il freddo di ieri sera a Capannelle, un freddo umido che – finita l’emozione della musica di Fiorella Mannoia – , dicevo il freddo umido che infiltratosi nelle ossa stattina quasi me le faceva cigolare. Potevo restare così?

 

Sono andata al mare.

Ora mi sento davvero una meraviglia, il corpo levigato, tonico, di un bel color brunito ravvivato dal sole e fissato  dalla brezzolina in riva al mare.

 

Lo so, capisco, dire le bugie è peccato ma il vero peccato sarebbe stato non volermi bene.E se cosi’ non fosse come potrei amare il prox mio come mestessa? Dunque, una bugia lungimirante e a fin di bene è ammessa?

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Il prossimo tagliando, quello ufficiale (sempre mio) a fine settimana.

 

Vi prego, la vostra assoluzione e a suffragarla una vostra bugia..veniale.

 

 

lo Yin e lo Yang (genova per noi)

 

 

 

Un ‘tomo’ non propriamente da spiaggia.

 

Leggevo, sdraiata al sole (Yang) che  lo Yin e lo Yang rappresentano le due forze primordiali, opposte ma complementari, presenti  nell’Universo, e che nessuna cosa può essere completamente yin o completamente yang ma entrambe contengono il seme per il proprio opposto ed hanno radici uno nell’altro.

Sono interdipendenti,  l’uno non può esistere senza l’altro. Come il giorno non può esistere senza la notte. Come due innamorati? Forse.

 

Lo yin e lo yang diminuiscono e crescono.  Sono complementari, si consumano e si sostengono a vicenda in un  equilibrio costante; ma  anche  accade anche  che si verifichino  sbilanciamenti  negativi con un eccesso, o un’insufficienza dell’uno o dell’altro e  allora bisogna porvi  riparo.

 

Infine – questo è il concetto che maggiormente mi affascina –  lo yin e lo yang si trasformano l’uno nell’altro in un flusso continuo cosicché  il  mezzogiorno è pieno yang, il tramonto è lo yang che si trasforma in yin; la mezzanotte è il pieno yin e l’alba è lo yin che si trasforma in yang.

E di nuovo penso all’amore, all’amore positivo, reciproco, in continua evoluzione che cresce con l’altro/a (e ri-trovandolo) percorrendo strade diverse nella propria crescita.

 

Vorrei…eppure  queste regole così  lineari che potrebbero essere interpretate e agite,  semplicemente,   le vedo troppo spesso disattese  in  notti da incubo che si trasformano in giorni disperati e in quel dolore sordo, impotente, che si trasforma in lacrime.

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e-mail a un amico…un anno di più

 

 

 

Ti ho mandato una delle mie non insolite e-mail un po’ piccata per il tuo silenzio fuori tempo.

Mi hai risposto. Tua madre è morta a maggio.

Attimi di sospensione. Transfert. Mi si è appannata la vista ed il cuore a cominciato a battere lentissimo e forte.

Capisco tu me l’abbia taciuto. Sei di animo gentile, tu. Perché  troppo viva continua ad essere in me la sofferenza grande di quel vuoto fisico fatto di voci e di consuetudini, di ‘scazzi’ anche,  che venivano presto dimenticati senza gerarchie in forza dell’amore che ci legava, noi, madre e figlia, così diverse e così unite.

 

A giorni sarà il mio compleanno e a seguire quello di Luca.

Riprenderemo  la nostra abitudine di una festa comune, cancellata in questi ultimi anni Non sentita perché alla fine non ci sarebbero state le sue due crostate dure come freezzby da tagliare con lo scalpello.

Sono nati quattro piccolini in questi 4 anni e Chiara ne ha 7.

 

Io mi esibirò in anonime, bellissime, morbide crostate con marmellata di stagione (pesche, albicocche, prugne, fischi, di tutti un po’) che ieri bolliva lenta nel pentolone.

 

Vedo il suo sorriso  compiaciuto, sento già tutta l’approvazione per questa sua ‘figlietta’ farfalla che ogni tanto si scorda di volare.

Grazie caro amico per avermi ricordato che la solitudine a volte è mancanza di lungimiranza ma poffarbacco!  quel suo bacio lieve sulla fronte quanto mi manca.

 

Il mio blog è anche questo: torciglioni forti di pancia.

Quante scrostate? E bicchieri? Chi porta cosa?

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Pensiero stupendo..nasce un poco rombando

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Sono una inguaribile romantica.

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Ogni volta mi sorprendo  ad emozionarmi quando l’occhio – oscurato da occhiali malandrini – cade, ops! sulla coscia tornita, sui muscoli tesi, di un motociclista,  ora intento a superarmi, ora ad un semaforo, elegantemente inclinato, la gamba vigile, leggermente tesa.

Il jeans esalta ma anche il pantalone di un completo estivo, ha un non so che di trasgressivo. “Lui chi èèè…” cantava, chi cantava?

Ma poi, come un uppercut, prepotente, un pensiero, un brivido freddo: in un incubo mi appare l’immagine della – come definirla? – coscia di Piero Fassino.

Urge guardare dritto avanti e arrivare presto in ufficio. Al mio solito sono fuori tempo massimo (mmm ..il leader Massimo.. no!  tiremmo annanzi!).

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Per una sognatrice la vita non è mai semplice.

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diariodellaMOTOCICLETTA

Meglio è vol(e)are alt(r)o: al ‘mio’ Che.

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Io NON ci sto.

 

Ho voglia di stronzate.

Stronzate liberatorie

perché quello che emerge dalla lettura dei quotidiani, l’aria stessa che si respira, è assolutamente inquietante.

Anche la seconda parte della telenovela di “Genova per noi” non mi attrae, Scusatemi.

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IMPRONTE

 ovvero

La società del controllo e della democrazia inquinata.

 

 

Dopo il caso dei bambini Rom,  ci si interroga su certe  tecniche di riconoscimento (schedatura) che violano la dignità umana.

La scansione dell’iride,  la registrazione della traccia vocale, la geometria della mano, la rilevazione satellitare di ogni spostamento, tutte queste tecniche  biometriche  rendono inutile, inutilmente becero, l’exploit del Ministro Ma®roni.

 

“Cade l’antica premessa dell’habeas corpus, l’impegno sovrano a ‘non mettere mano’  su un corpo che oggi non possiamo intendere sole nella sua fisicità”.

 

DIVISE

 ovvero

Ritorno al passato (remoto?)

 

“La Ministra Della pubblica istruzione “per motivi sociali e di decoro”  chiede che venga ripristinata la ‘sana’ regola di andare

A SCUOLA IN DIVISA.

Un passato che bussa prepotente alle porte.

Sbattiamogliele in faccia!

 

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