Svolgimento
Il tempo di spogliarmi, e sono corsa a salutarlo.
L’ho trovato bene, molto bene.
Voi penserete che la ‘ville lumière’ mi ha rincitrullita ma non è così.
Lui già c’era nel mio cuore e il suo spazio se l’è conquistato prepotentemente, a pieni polmoni, senza cessa. Gli occhi a palla, puntuti, fissi su di me.
E’ arrivato ospite a luglio e doveva essere solo per un paio di mesi. Si sa, il tempo delle vacanze.
Cartelli ovunque con musi di cani dall’espressione straziante “Non abbandonatemi”.
E lui?
Lasciarlo solo? Un filino di acqua aperta? Morire non sarebbe morto (forse).
Manno’ – io ho detto – in qualche modo lo teniamo noi.
E così messer Bollo si è trasferito, boccia e mangime, sulla lavatrice in cucina.
Un posto riparato, non troppo alla luce, vicino al rubinetto dell’acqua.
La cucina è piccola, meno di due metri il tavolinetto a mensola dove facciamo colazione, la mia seggiolina e ‘lui’ di fronte a me ogni mattina che mi guarda.
Il pomeriggio, poi, mentre al lavello preparo la cena, lavo l’immancabile insalata,
i due piatti due di tutti i giorni, ancora Bollo al mio fianco, quello sinistro.
Un segnale oggi, una carezzina attraverso il vetro, ho cominciato a parlargli (ma si sa io parlo con tutti senza distinzione, anche con le piante e deLuchi ci si è abituato) l’unghia che si muove con il mangime sull’orlo della boccia, insomma siamo diventati prima buoni amici, e oggi..oggi qualcosa di più.
Lui mi vede quando arrivo e mi viene letteralmente incontro, comincia ad aprire occhi e bocca in modo smisurato e a fare delle vere e proprie danze in mio onore.
Sa che per prima cosa gli cambio l’acqua e per una mezz’ora una cascatella gli porterà ossigeno nuovo e un’idea di libertà che non conosce.
Poi il suo magime e mentre risucchia vorace le scaglie finissime, leggerissimamente la punta del mio dito lo sfiora.
Ed ora vi farò ridere davvero. Dopo una cert’ora in cucina non si accende più la luce per non traumatizzare Bollo che dorme sul fondo della sua casa nuova, più grande e rettangolare, e per bere, o prendere un frutto, o sia quel che sia lo si fa alla luce debole del frigorifero!
Ma per ogni amore ci vuole volontà e bisogna esser pronti a tutto.
Infatti il punto è che Bollo ‘sarebbe’ della piccola Chiara che ogni volta al telefono chiede quando potrà ri-avere LulaBee (il MIO Bollo) visto che le vacanze sono finite e loro sono di nuovo “a casa di Roma”.
Stasera Chiara riavrà il suo LulaBee: un altro bel pesciolino rosso, nella sua boccia rotonda perché LulaBee/Bollo ha cambiato nome, famiglia, soffrirebbe lui e soffrirei io a rinunciare al nostro amore fatto di tanti piccoli rituali.
Anche un pesciolino rosso può scatenare un folle amore o sono io ad essere follefolle?
Oppure – domanda di riserva – molto semplicemente, è possibile comunicare, riconoscersi, anche volersi bene “apprescindere”?

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