Sono stata incollata alla televisione ininterrottamente:pausa pubblicitaria veloce: pipì con scotex alla starway to heaven, Averna “il gusto vero della vita” in frigo già pronto ad arrivare dal cielo senza il veterinario del pronto intervento (è talmente bello e ‘maschio’ che vorrei essere io quella mucca), due gocce di profumo dietro le orecchie e magari il filino di perle della mamma al collo perché, come diceva la mia nonna-bis, i ‘signori’ della televisione sono ‘ospiti’… il suv BMW no, quella no, perché in cucina ci arrivo a piedi per sgranchirmi), allora pressocchè rapita fino a tarda sera, isolando il sottofondo della pioggia che cade ininterrotta da dieci giorni, ingurgitando senza sapere cosa, zittendo perentoria il bimbo financo quando ha tossito, cuore di mamma non ha battuto ciglio, il caro(a) amico(a) dell’uomo(donna) sedato(a) da un enorme quantitativo dei suoi bisquits,… tutto perché?
Per una trasmissione, decisamente incalzante, ricca di contenuti scelti con cura e di ‘belle’ persone impastate di sentimenti alt(r)i.
Lo spauracchio dello share abbattuto sopra ogni misura, superando anche la chermesse national popolarea canora di Sanremo il che forse sta a significare che il popolo non è così becero da non apprezzare anche i (per la verità a volte un po’ troppo lunghi) monologhi di Roberto Saviano.
Passi un piccolo inchino al potere con lo pseudo diritto di replica ad un ministro che dovrebbe combattere stenuamente le mafie ed invece si era risentito all’esposizione di Saviano di dati certi e accolti come fossero ingiurie. Ma non ha fatto una gran bella figura in una replica che sapevo di spot governativo.
Una serata all’insegna di un rispettoso silenzio e di un silenzioso ragionare.
Chiedo scusa e ringrazio la televisione pubblica che propinando scemate su scemate mi permette di non seguirla, di essere una persona sociale e socievole, interessata a mio figlio, alla cena, alla Sally-ina, non in competizione con gli spazi pubblicitari, sempre pronta ad una conversazione telefonica, ad un’uscita serale.
Grazie, grazie ancora, cara Televisione di Status quo, perché in virtù di tanti tuoi bei programmi uno peggiore dell’altro (salvo rare eccezioni, sempre quelle), ho evitato di cadere nella droga delle droghe, quella che ci propina un’Italietta, Paese dei campanelli che condiziona ed assuefà le menti e nello stesso tempo ogni tanto rilascia una boccata di ossigeno puro quel tanto che basta per scegliere di restare ma nello stesso tempo a non lasciarti andare all’eccessivo compiacimento.
Grazie cattiva Televisione perché le cose belle non basta accomodarsi e vederle ma vanno assaporate mettendole in discussione, inseguendole: appropriarsene e farne il proprio bagaglio culturale.
Si potrà dire CULturale o è diventata una brutta parola? Forse sarebbe meglio usare il più distinto termine ‘sedere’ ?
Ma CULTURA, tutto maiuscolo è meglio, è lei che ci rende bambini estasiati davanti al miracolo di una formichina piccola e sola che non soffre di vertigini e che cammina veloce senza galoches sul davanzale di cemento mentre fuori continua a piovere.
"Io resto qui perchè qui riposa mia Mamma, qui sopravvive la mia identità.
……………………e voi? voi perchè restate?
"Un paese vuol dire non essere soli, sapere che nella gente, nelle piante, nella terra c'è qualcosa di tuo, che anche quando non ci sei resta ad aspettarti."