stabat mater dolorosa

L’Onorevole Ministro Piantedosi mostrando alta conoscenza ed empatia, sull’ennesima tragedia del mare  ( un naufragio nei pressi di Crotone) in cui sono morti oltre 60 migranti e non si sa ancora quanti dispersi)  ha tra l’altro dichiarato:
 
“La disperazione non può mai giustificare condizioni di viaggio che mettono in pericolo la vita dei propri figli“. 
 
( come se questi genitori avessero portato i propri figli, alcuni neonati altri appena adolescenti,  a fare un’escursione premio sull’Himalaya, come se non tentassero – invece – di portarli in salvo, lontani da feroci violenze  e privazioni, come se questo viaggio pericolosissimo verso l’ignoto non fosse per loro, dovvero,  l’ultima spiaggia.)
 
“Stava la madre dolente
Senza respiro e voce
Mentre pendeva in croce
Del mondo il redentor.
E nel fatale istante
Crudo materno affetto
La trafiggeva il petto
Le lacerava il cor.
Qual di quell’anima bella
Fosse lo strazio indegno
No che l’umano ingegno
Immaginar no ‘ l può.
Veder un Figlio… un Dio…
Che palpita, che muore…
Sì barbaro dolore
Qual madre mai provò? “
 
Lo Stabat Mater è una preghiera – più precisamente una sequenza – cattolica del XIII secolo tradizionalmente attribuita al beato Jacopone da Todi.
Nei secoli successivi  molti furono i musicisti che vi si cimentatono e tra questi
Scarlatti,  Vivaldi, Pergolesi  Boccherini,  Rossini, Schubert .
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Il primo bocciolo che ha sfidato la pioggia.
Si inseguono le stagioni e noi?
Teniamoci strettestretti anzi strettissimi ❤️

Saremo leggeri (25 novembre insegna)

25 Novembre – Giornata internazionale
per l’eliminazione della violenza
contro le donne.
Non posso che riproporre il mio stesso post di qualche giorno fa perché anche la violenza si presenta agli occhi di una donna nelle vesti del principe azzurro. A volte fortunatamente è un uomo gentile ed amoroso altre… NON giustificate neppure il primo schiaffoni, la violenza verbale. Non inventatevi crocerossina “io ti salverò!” … purtroppo la realtà testimonia altro.

Teniamo noi stesse e i nostri bambini lontani da queste brutture. Coraggio e testa alta, diceva mia nonna femminista ante litteram!
Io dico siamo solidali tra noi e teniamoci strettistrette sempre ❤

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sherazade2011

“Si dice, a volte, che uno sceglie questa o quella persona. Io non ti ho scelta. Sei entrata per caso in una vita di cui non andavo fiero, e da quel giorno qualcosa ha cominciato a cambiare… Ho respirato meglio, ho detestato meno cose, ho ammirato liberamente ciò che meritava di esserlo. Prima di te, fuori di te, non aderivo a nulla… Con te ho accettato più cose. Ho imparato a vivere… È così che si cresce davvero e si diventa un uomo. Con te mi sento un uomo. Per questo forse il mio amore è sempre stato pervaso da una gratitudine j

Una storia d’amore  lunga sedici anni che Albert Camus, allora trentenne, ebbe con la giovanissima l’attrice Maria Casarès,  all’epoca ventunenne, e si snodo parallela al matrimonio con  Francine.

A distanza di alcuni anni dalla morte della moglie la figlia ha permesso la pubblicazione di queste lettere d’amore…

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ottobre

“Stai per compiere ottantadue anni. Sei rimpicciolita di sei centimetri, non pesi che quarantacinque chili e sei sempre bella, elegante e desiderabile. Sono cinquantotto anni che viviamo insieme e ti amo più che mai. Porto di nuovo in fondo al petto un vuoto divorante che solo il calore del tuo corpo contro il mio riempie”.
L’autore è André Gorz, e lo scritto è dedicato e sua moglie Dorine. Si suicidarono di comune accordo e morirono insieme come insieme erano vissuti.

Noi saremo ciò che faremo insieme”, aveva scritto André Gorz.

E’ il passaggio che mi fa tremare dentro e in qualche modo rimpiangere, in virtù di quel lungo e forte sodalizio d’amore, ciò che per me, volente o nolente (Faber est suae quisque fortunae ) non si è realizzato.
Un’ ultima grande utopia questa che ci hanno lasciano André Gorz e Dorine. Un amore simbiotico lungo 58 anni , una gemma da custodire in uno scrigno tra le cose più preziose alle quali aspirare. Una gemma che mediata da quelle pagine struggenti, illuminerà anche noi.

Il libro : Lettera a D. Storia di un amore
Autore André Gorz

Mi ricollego ad uno struggente quanto attuale film Amour di Michael Haneke (ricordate ‘La pianista’ o ‘Funny days’?), premiatissimo a Cannes, la cui storia si riallaccia in parte quella dei coniugi Garz ma con una ‘soluzione finale’ molto più inquietante perché, in questo caso, dopo cinquant’anni d’amore è George che deve affrontare da solo (e si interroga sul come) l’ improvvisa e irreversibile demenza della moglie. Un amore forte che non si rassegna ad assistere passivamente alla distruzione psicofisica della sua Anne che solo pochi giorni prima, rientrando da un concerto, lo aveva estasiato per la sua bellezza intatta come intatto si era mantenuto il loro amore attraverso gli anni.

silver&rose

Amore eterno, davvero ‘per sempre’, ma poi? Ritrovarsi improvvisamente smembrati, soli con sé stessi a tu per tu con un essere di cui non sai più nulla perchè corroso dalla malattia.
Ma questa domanda, questa grande ansia di capire riguarda ogni forma di amore quando si trova difronte alla drammatica scelta del “che fare?” e come alleviare le sofferenze della persona amata conducendola per mano verso una soglia di separazione ove la fine avvenga con un ultimo sorriso e non l’immobilità di una non vita meccanica e disumana.
Questo il mio pensiero, un pensiero che può apparire angosciante o fuori fuori luogo ed allora pur non modificandolo me ne scuso.

Buon mese di Ottobre a tuttitutti e arrivando, pare, molta pioggia…

teniamoci strettistretti anzi strettissimi 💙

rose

asylum

. . . tutto è dannatamente ‘come prima’ se non degradato e ulteriormente ammantato da false verità cucite su misura e dall’arroganza di credere , e fare credere, di contrastare (in modo inadeguato e spesso strumentale) guerre, sangue, dolore, morti, e morti viventi che portati dalle correnti, la vita come solo salvagente, sbarcano seminudi sulle nostre spiagge.
Fino a quando, oggi, ci faremo suggestionare dalla paura dell’ altro da quel ‘altro da noi’ che fugge? e chiede aiuto?

260 Migranti – 11 giugno 2018 sbarcati dalla Sea Watch a Reggio Calabria

Ma oggi, freschi di nuovo consenso, Uno soprattutto allevato nel mito del celadurismo s’impunta violento: ‘Dobbiamo porre dei limiti all’invasione di ‘farabutti’ (ma qualche onesto lo si può anche trovare)!’ Tutto lecito?  opporsi con la forza, ridurre in numeri percentuali il dramma di fughe e separazioni  strazianti, sì,  parlo del minori non accompagnati? Quale genitore può pensare che solo la fuga del proprio figlio potrà forse salvargli la vita (quale vita, poi). Eppure tutto pare meno definitivo della paura costante della morte.

“II rumore degli assedi
è lampo soffice.
Scalzo
chiusa la bocca
riposa tremando.”

… e sotto l’ombrello onnicomprensivo della  ‘esportazione di democrazia’ dopo tanti danni fatti, adesso si aggiunge il perentorio ‘Aiutiamoli a casa loro!’ forse a schivare le granate? Le razzie delle fanciulle? Una vita da topi in paesi fantasma?

La Fortezza di Aleppo, la Siria oggi

“Trema la nostra vita
percossa dal bisogno.
Si spacca nella sete.

Precipita
la vita nostra.
Senza appello.

Gridi, dubbio,
paura
abbracci: tutto
è nel conto.

Ma trema,
domanda
la nostra vita.

Muore.
Morendo
domanda:
quale legge?”

Una madre siriana.

‘Aiutiamoli a casa loro’ (23 morti, 6 bambini)  in un bombardamento al nord della Siria – 30 aprile 2015.

Arriverà mai un dubbio, si guarderanno mai dentro i nuovi vincitori? oppure  ‘ L’ indicibile dei vinti’  ricadrà pesantemente sulle loro spalle o saremo tutti, indistintamente, costretti a portarne il fardello doloroso/vergognoso?


Rimini, 3 febbraio 1991, XX Congresso e ultimo del PCI: L’amarezza e il mio l’abbraccio con Pietro Ingrao.

Le poesie sono tratte da  Il dubbio dei vincitori – 1986 – Pietro Ingrao

Foto dal web –

di malick ‘n peggio

 

“CICLONE ATLANTICO, POI CALDO FINO ALLA FINE DEL MESE .   E’ giunta la parte avanzata di un vortice di origine nordatlantica”

Mio fratello piccolo sta come sta e a  chi vorrà  potrà cercare qua e là, mentre mio fratello  grande sono io che non so se è  qua o  là o fors’anche  ubiquo perché se l’andare degli anni a me ha fatto l’effetto  di ammorbidente mitigando certe mie asperità da istrice, a lui ‘st’anni certamente l’ hanno infeltrito in una sua centri-fuga solitaria.

Ora se un caro amico soltanto pochi giorni fa paventava gli inciampi dei suoi primi 70 anni,  io credo che arrivi un momento imprecisato, spesso addirittura anticipato,  nel quale il minimo squilibrio sposta psicologicamente quel ‘la sottile linea rossa’ e…patapuffete.

“C’è una sottile linea rossa che separa il sano dal pazzo. C’è una sottile linea rossa che separa il paradiso dall’inferno, la vita dalla morte. C’è una sottile linea rossa che separa il bene dal male, la pace dalla guerra. O meglio, c’era una sottile linea rossa ed ora non c’è più.” (R. Kipling)

Brusca virata del post su questo  bellissimo tra i moltissimi film di cui sono stenue sostenitrice,  di Terrence Malick – del 1998 – che fu presentato dalla critica come risposta alternativa  alla crudezza violenta, non che ogni guerra non ne sia indenne,  de ‘Salvate il soldato Ryan’ film anch’esso del 1998 diretto da Steven Spielberg.

Credo che pochi sappiano che  l’omonimo romanzo di James Jones, da cuiTerence Malick trasse il soggetto per la realizzazione del film, deve a sua volta  il titolo al romanzo Tommy di Rudyard Kipling il cui racconto è inserito nella collezione Barrack-room Ballads e  La sottile linea rossa di eroi si riferisce alle giubbe rosse delle divise militari  della fanteria britannica.  In particolare Kipling  racconta la battaglia di Balaclava del 1854, denominata appunto  ‘la sottile linea rossa’.

La poesia di questo film di guerra sta tutta nel profondo senso di pace che scaturisce dal rapporto dicotomico tra l’ imperturbabilità  della  natura e la scelleratezza distruttiva dell’uomo mentre la macchina da presa indugia sulla vitalità di quella parte di mondo inconsapevole  tra la brezza del vento che muove le felci,  lo scrociare dell’acqua, il cinguettio degli uccelli e più in là, parte integrante di un tutto un soldato che muore soffrendo, silenziosamente.

“Invitta fragilità

come lo gridi al mondo

fiore inzuppato di viola

come al vento tremando

dispieghi il tuo emblema”.

Pietro Ingrao ‘Il dubbio dei vinvitori’ Mondadori 1986

Teniamoci strettistretti: il freddo al cuore è faticosa da riscaldare. Buona settimana   (e ‘speriamo che noi ce la caviamo’ ) !

 

Aldo Moro e Peppino Impastato: morte annunciata

Non aggiungerò  parole di circostanza.
Mai come in questi giorni tutto torna alla memonia per diventare memoria viva per chi come me quegli anni anche se di guincio ha vissuto.

“Nessuno ci vendicherà: la nostra pena non ha testimoni”.Peppino I.

Noi non vogliamo questo.

(il mio articolo era del 9 maggio 2010 ho ‘pasticciato’ nel  reblog, scusatemi)

Certamente il cadavere di Aldooro, ritrovato il 9 maggio 1978 nel bagagliaio di un’auto parcheggiata in via Caetani (una stradellina  che collega  Piazza del Gesù e via delle Botteghe Oscure)  fissò la memoria di tutti sulla figura del grande statista e sulla pericolosa deriva della Politica con la maiuscola. 

Mia madre quella mattina passò da via Caetani come ogni altra mattina, all’incirca alla stessa ora, e provò un brivido di angoscia quando seppe  quasi subito dai compagni che a pochi metri da lei si era compiuto, con il corpo accartocciato di Aldo Moro morto, l’epilogo di 55 lunghissimi, affannosi, giorni trascorsi in  trattative e giochi di forza, con le Brigate rosse.

Quello stesso giorno, come farfalla che batte silenziosamente le ali in un continente lontano eppure assai vicino a noi  sopraffatti per la  grande tragedia nazionale,  in un paesino della Sicilia,  Cinisi, moriva, veniva trovato morto (meglio, ucciso di mafia)  un ragazzo ‘scomodo’ Peppino Impastato la cui vita era strettamente intrecciata alla mafia da parte di  padre per via di un fratello capo mafia della zona. La storia è lunga, complicata e si è trascinata nelle aule di tribunale fino allo scorso anno, Google docet!

Forse, e soprattutto, Peppino venne ucciso per la spavalderia sprezzante con la quale dai microfoni di  Radio Out denunciava la mafia, i suoi misfatti sul territorio, la sua collusione con i poteri politici nazionali.

 La morte di Peppino Impastato, avvenuta lo stesso giorno e lo stesso anno di quella di Aldo Moro, resterà pressocchè ignota, così come il suo forte impegno civile, per oltre vent’anni fino all’uscita di un film su di lui “I cento passi” di cui non finirò mai di ringraziare abbastanza Marco Tullio Giordana.

 

buona resurrezione di primavera – 125

Cala il sole

“e` soltanto la mortalita` che ci regala la gioia della vita che si rinnova”

ed è Pasqua di resurrezione per chi crede e comunque un elevarsi dell’anima che si può schiudere alla compassione.

Non storciamo il naso viviamole queste ‘stramaledetteì feste con lo spirito sereno anche e sopratutto quando ci danno l’opportunità di esprimere qualcosa di noi che a volte pudicamente ‘ci’ nascondiamo.

Non me ne vorrà il mio amico Mauro se a sua insaputa e a tarda sera, vi consegno il suo  struggente Pasqua pensiero e non me vorrete voi se ho posto un accenno si serietà dolce- amara all’Elisir di erbe alpine.

Buona Pasquetta e Grazie.

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a mezzogiorno, dal prato di casa mia: mai vista una pasqua cosi`.

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aguzzando lo sguardo e lo zoom, ecco gli Appennini lontani, con le cime coperte di neve

. . .

sdraiato nell’erba, mi faccio attraversare dalla resurrezione della natura.

ma noi, no, non risorgeremo,  perche` risorge il prato, ma non il singolo filo d’erba del prato, dopo che e` seccato.

ma la luce e` talmente intensa, i sorrisi dei nipoti cosi` vicini alla mente, che questo nostro essere effimeri appare oggi un regalo piu` che una maledizione.

e` soltanto la mortalita` che ci regala la gioia della vita che si rinnova.

. . .

a Gaza Mohamed Abu Omar ha scolpito nella sabbia della spiaggia“sto ritornando”.

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Mohamed Abu Omar e` stato ucciso dai soldati israeliani assieme ad altri 16 palestinesi, la vigilia di Pasqua, mentre centinaia sono i feriti.

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Mohamed Abu Omar non tornera` mai piu`.

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felicità vittime e ciliegi in fiore

La felicità è qualcosa di grandioso, incommensurabile per chi riesce a non farne un feticcio irraggiungibile.

La felicità è oggi – primo giorno di Primavera (che poi sarebbe stata ieri per una serie di calcoli astrali), –  quell’inpercettibile desiderio di pettinare con le dita a rastrello  le margheritine  ingarbugliate dalla pioggia e dal vento.

La felicità, quella vera, quella del profumo del pane appena sfornato, dei primi cinguettii, della camicetta scollata, è anche un po’ bastarda perché ti pone di fronte a quel  tarlo che rema contro e ti ricorda di quanti apprezzerebbero ed invece sempre più sono condannati a desiderare uno straziante  silenzio tra la raffica di una mitragliatrice e una bomba che esplode, le urla concitate degli aguzzini i gemiti e le preghiere delle vittime che finalmente  trovano una collocazione attiva nelle società esercitando (a loro insaputa) un mestiere non so quanto a loro stessi allettante. Indietro non si torna. Mestiere a tempo indeterminato, nessun licenziamento per giusta causa.

“La vittima, che è diventato un mestiere… questa figura stramba per cui la vittima ha il monopolio della parola. Io non dico che non abbiano diritto a dire la loro, figuriamoci. Ma non ce l’hai solo te il diritto, non è che la storia la puoi fare solo te”.

Questo l’exploit  dell’ex brigatista Barbara Balzerani, condannata a 30 anni di galera, direttamente implicata nel sequesrto e nell’uccisione del Presidente Aldo Moro, Mai pentita (e lo si capisce).

Una donna arida come un sercio, arrogante.  Non che le donne quando ci si mettono, e se ci si mettessero, siano migliori degli uomini ma questo cinismo mi è repellente perché ‘la’ vittima porta con sè un sacco di implicazioni,  si incatena indissolubilmente con la sottrazione di sé e al dolore che procura a quanti l’ hanno amata  o semplicemente stimata.        Il mestiere della vittima e il suo fiorente indotto.

Due giovanissime donne di vent’anni l’una e trentuno l’altra sono state uccise dai loro compagni in quest’ultima settimana a ridosso della nuova luminosa stagione.

La vita rinasce in Primavera, I ciliegi e la strabiliante bellezza della loro fioritura sono un rito molto seguito in Giappone eppure le nostre donne – mi limito a parlare di loro – sono subito ciliegie: una tira l’altra ma senza felicità.          Vittime.

(foto sherazade riproducibili previa autorizzazione)

La notte porta grovigli

E mentre la mia vita personale dopo la ‘botta’ di mio fratello, scorre più o meno serena, nel guardarmi intorno e direttamente a chilometro zoro, mi arrivano notizie che mi mettono in grave difficoltà.

Con l’inizio dell’anno nonostante i proclami di segno + del mercato del lavoro,  tre mie amiche non più giovanissime sono state licenziate per delocalizzazione della società. Alcune amiche giovani già laureate continuano la loro ricerca del lavoro per il quale sono qualificate e nel frattempo lavorano in forma interinale per Zara, La Rinascente, un pub romano e via discorrendo con orari mai definiti e remunerazioni che non superano i 5/600 euro. Aumentano i dog sitter i dog trainer e la pensione per cani, questi sì.

Ci sarà però una buona notizia? Certo! Sono finiti i ‘botti’ di fine anno e la mia povera Sallyina, come altri cani, hanno finito di tremare.

Trema invece tutto il mondo intero (o quasi) di fronte all’ennesima becera esternazione del Presidente USA Donald Trump.

“Non voglio immigrati da Haiti, El Salvador e Africa, sono cesso di Paesi”

Chapeau Mr. President!

In questo ultimo scorcio del 2017 è straripato lo scandalo Weinstein con l’elenco ( #metoo) dei suoi abusi di potere a scopo sessuale, dei suoi stupri non da Lanterne rosse ma da red carpet.. Molti  si sono espressi ognuno a modo suo.

Alcune donne, tra le quali mi ci metto,  realmente stuprate in un contesto assolutamente ‘comune’ : No! No! No! urlando e dibattendosi si sino sentite sminuire nella banalizzazione di taluni commentatori/comentatrici.

Per inciso voglio ribadire anche qui che non credo a) che sia ammissibile dopo oltre vent’anni accusare chicchesia;   b) delle ferite restano cicatrici indelebili ma ci sono mille modi per rielaborare lo stupro e come estrema ratio gli psicoterapeuti sono un valido aiuto, non i talk shows e/o riviste da quattro soldi   c) processi e condanne non possono essere fatti a suon di scoop ma vanno denunciati nelle sedi competenti.

Dedicando parte del mio tempo a Telefono rosa vedo, tocco,  cosa davvero significhi essere abusata, malmenata, psicologicamente sottomessa, ricattata economicamente per i figli.

Ora che il problema si è squadernato spero che nessuno/a sia tanto ingenuo/a da pensare che il capoufficio non trovi il modo di licenziare la sottoposta che non si sottopone e che in autobus qualcosa che non è il cellulare ti si strofini contro il fianco. Gomitata!

Non so perché penso alla moglie di Donald Trump,  un puttaniere arrogante e ignorate,  concretamente pericoloso per il mondo,   e mi chiedo come si faccia a convivere con un simile individuo. E mi rispondo, non me ne voglia Melania io non sono nessuno, che ha molta più dignità una puttana, puttana di strana non ‘escort’,  che fa il mestiere che fa senza dovere alla sera subire la vergogna di essere accomunata a nessuno di questi figuri solo per il loro denaro e la bella vita assicurata.

Dignità. Forse ragiono dalla mia casetta calda ed accogliente ma ‘fuori’ ci sono stata e di colpi e ferite porto i segni. Sono queste ferite che mi fanno dormire la notte e semmai mi fanno male di riflesso quando viene mistificata la verità e il dolore diventa spettacolo e noi donne restiamo al palo.

Ma per fortuna la Carmen, senza il placet di Bizet e neppure quello della Storia, per un insano senso del ‘politically correct’ di un tuttologo (tal Nardella nuovo presidente del Maggio fiorentino) non morirà! E presto forse Tosca non si butterà da Castel Sant’Angelo o se lo farà volerà in cielo legata a palloncini colorati  o, ancora, la dolce Lucia di innamorerà di Don Rodrigo con buona pace di Renzuccio.

Sally con il suo  nuovo giochetto. . .

e nel frattempo per non strapparmeli, io ho tagliato i capelli

capellini

 

teniamoci strettistrettianzistrettissimi ❤️❤️❤️