. . . tutto è dannatamente ‘come prima’ se non degradato e ulteriormente ammantato da false verità cucite su misura e dall’arroganza di credere , e fare credere, di contrastare (in modo inadeguato e spesso strumentale) guerre, sangue, dolore, morti, e morti viventi che portati dalle correnti, la vita come solo salvagente, sbarcano seminudi sulle nostre spiagge.
Fino a quando, oggi, ci faremo suggestionare dalla paura dell’ altro da quel ‘altro da noi’ che fugge? e chiede aiuto?

260 Migranti – 11 giugno 2018 sbarcati dalla Sea Watch a Reggio Calabria
Ma oggi, freschi di nuovo consenso, Uno soprattutto allevato nel mito del celadurismo s’impunta violento: ‘Dobbiamo porre dei limiti all’invasione di ‘farabutti’ (ma qualche onesto lo si può anche trovare)!’ Tutto lecito? opporsi con la forza, ridurre in numeri percentuali il dramma di fughe e separazioni strazianti, sì, parlo del minori non accompagnati? Quale genitore può pensare che solo la fuga del proprio figlio potrà forse salvargli la vita (quale vita, poi). Eppure tutto pare meno definitivo della paura costante della morte.
“II rumore degli assedi
è lampo soffice.
Scalzo
chiusa la bocca
riposa tremando.”
… e sotto l’ombrello onnicomprensivo della ‘esportazione di democrazia’ dopo tanti danni fatti, adesso si aggiunge il perentorio ‘Aiutiamoli a casa loro!’ forse a schivare le granate? Le razzie delle fanciulle? Una vita da topi in paesi fantasma?

La Fortezza di Aleppo, la Siria oggi
“Trema la nostra vita
percossa dal bisogno.
Si spacca nella sete.
Precipita
la vita nostra.
Senza appello.
Gridi, dubbio,
paura
abbracci: tutto
è nel conto.
Ma trema,
domanda
la nostra vita.
Muore.
Morendo
domanda:
quale legge?”

Una madre siriana.

‘Aiutiamoli a casa loro’ (23 morti, 6 bambini) in un bombardamento al nord della Siria – 30 aprile 2015.
Arriverà mai un dubbio, si guarderanno mai dentro i nuovi vincitori? oppure ‘ L’ indicibile dei vinti’ ricadrà pesantemente sulle loro spalle o saremo tutti, indistintamente, costretti a portarne il fardello doloroso/vergognoso?

Rimini, 3 febbraio 1991, XX Congresso e ultimo del PCI: L’amarezza e il mio l’abbraccio con Pietro Ingrao.
Le poesie sono tratte da Il dubbio dei vincitori – 1986 – Pietro Ingrao
Foto dal web –