Il salto gli è riuscito talmente perfetto che in poco più di un amen si è ritrovato in cielo, tra gli angeli.
Il ‘gieffino’ Pietro Tarricone diventò famoso per avere interpretato il suo personaggio di ragazzo un po’ molto grezzo, tatuato, smutandato, tutto muscoli , macho da far paura, nella prima serie del reality televisivo Il grande fratello.
Certo, al contrario di altri, direi tutti gli altri subito risucchiati nel loro nulla, Pietro ha mostrato di avere anche cervello e ha saputo tuffarsi nel ricco piatto della notorietà scegliendo di lavorare, lavorare sodo, nel cinema e in alcune serie televisive con risultati più che decorosi. Robert de Niro il suo mito e il Red carpet hollywooddiano la sua vetta.
Pietro Tarricone aveva anche conosciuto una bellissima modella ed era nata una bimba, una piccola principessina bionda di ormai sei anni.
La vita fatta favola.
Ma la vita quando diventa favola ha bisogno di surrogati forti e Pietro la sua adrenalina andava a cercarla saltando da 5mila metri col paracadute.
A me è dispiaciuto per quella sua vita stroncata stupidamente a 35 anni ma ho provato – confesso – uno smarrimento misto a fastidio quando la sera, a partire da Blob a finire con altre trasmissioni il fior fiore di dotti ospiti contriti, si sono sperticati in elogi nel tentativo di costruire su di un personaggio televisivo ancora tutto in divenire, tragicamente morto per uno ‘sfizio’, il modello di ‘mito’ rappresentativo di un mo(n)do giovanile.
Pesa, dall’altra parte della bilancia un altro genere di reality, quello di un povero cristo che dell’adrenalina di saltare i pasti e mantenersi quel lavoraccio in bilico tra la vita e la morte, ne ha le scatole piene e magari sogna di fare anche lui l’attore, eppure un bel giorno, senza imbracatura di sorta vola giù da una impalcatura e lì resta senza che nessun santo in paradiso gli dedichi qualcosa di più di un trafiletto su un giornale sovversivo di sinistra.
Dite pure che sono una fottuta comunista, credo proprio sia così.
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