Superata senza ostacoli la fase del pianto del coccodrillo, anche perché per tante ragioni non vi sono state occasioni di grandi abbuffate anzi, mentre scrivo, ho davanti a me la mensola ancora carica di un pampepato infiocchettato, un panforte che aspetta manforte, una confezione di baci di dama probabilmente molto riservata perché ancora intatta, la scatola, della dama non saprei dire… dimenticavo un torrone morbido e – last but not least – un croccante di mandorle fatto da una mia amica.
Diventa marginale quello che volevo raccontarvi.
Adesso la mia attenzione si è tutta concentrata sul croccante di mandorle che mi ha riportato alla cucina della casa di mia nonna con un grande piano di marmo bianco, appena unto da un invisibili strato di olio su cui riposavano in ordinate fila mandorle sgusciate, e infine quel profumo amarognolo che emanava lo zucchero mentre si scioglieva nel padellino a fuoco lento.
Quanti anni avevo? forse sette ma i miei sette anni vissuti con inestimabili momenti di noia che poco avevano in comune con PlayStation e tablet, Kit Kat e Ovetti Nestlè privi di vita autonoma e che forse mai attraverso l ‘ olfatto busseranno alla porta dei ricordi scompaginati come coriandoli.
Chiudo così. Prendo un pezzetto di croccante di mandorle mi accovaccio sul divano e pitoneggio lenta e calda, il sapore amarognolo che di scioglie in bocca, sempre quello, anche se dal mio ‘piccolo mondo antico ‘ nasce e muore un sorriso per il richiamo letterario e mia madre fervida, curiosa lettrice che in una delle mille sere d’estati…
Coriandoli di memoria
Teniamoci strettistretti (i nostri ricorsi) anzi strettissimi!
La mia zia Mussi a ventanni puntò i piedi e ottenne di andare a frequentare l’Ecole del Beaux Arts a Parigi, era la fine degli anni Quaranta.
Lì conobbe e si innamorò, ricambiata, di un suo professore di architettura franco/irlandese, cittadino del mondo, vedovo e con gli anni di suo padre. Si sposarono e le quotazioni erano sfavorevoli ma scadenza di dieci mesi ebbero due figli , Ugo e Rory, i miei cugini. Vissero tra New York e Parigi e sopratutto furono innamorati e unitissimi fino alla morte di zio Paul a novantanni.
Si racconta che lo zio ad una certa ora della sera si alzasse per andare a letto e lo comunicasse alla moglie con una semplice domanda: “Mussi, ma chère… on y va?”. La zia si alzava ed andavano insieme.
Anche io da qualche tempo sono molto richiesta per andare a letto. Intorno alla mezzanotte quando la casa è silente Sally si affaccia alla porta del soggiorno con la sua tacita ma altrettanto esplicita richiesta :
Linguaggi diversi ma pur sempre segnali d’amore.
D’amore è ricco il mondo, sta a noi carpirne i mille strati leggeri.
Aprire un blog nel lontano anno 2000 è stata per me una sfida non tanto alla mia immaginazione quanto alla tecnologia. Diciamo che i blog amatoriali erano ancora poco ‘frequentati’ e le testate giornalistiche appena approdate on line li stavano ancora sperimentando.
I miei primissimi post sono finiti nel gorgo con la chiusura improvvisa della prima piattaforma, quelli su Splinder un parte già archiviati stanno in una cartella del pc, dal 2006 in poi in (relativa) bella mostra su questo sito.
Capita che a volte un like mi riporti agli anni passati e mi stupisco io stessa della simpatia e dell’affettuosità di taluni commenti e dell’amicizia che via via è venuta a crearsi uscendo da questa agorà virtuale. Ci sono i fuochi di paglia, gli innamoramenti a scadenza ma i miei followers, poco sotto i mille, non sono mia del tutto spariti o scemati. Aumentano. Da molto tempo non riesco più a ‘pareggiare i conti’ e me ne dispiace.
Perché ne parlo?
Ripeto, il mio è stato un braccio di ferro con la tecnologia non una prova sulle mie capacità di scrivana. Non avevo e non ho tutt’ora, per scelta. una linea precisa da seguire.
Un fratello è già scrittore, un altro compone musica io che non mi sento la sorella di gestisco il mio blog con leggerezza prendendo spunti o inventando. Una semplice foto di Sally vuole e deve essere interpretata come un saluto, una canzone come la condivisione di uno stato d’animo. Mi piace ricordare alcune date ma sempre in modo schematico un po’ come la campanella del pranzo e il profumo del pane fresco in tavola.
Twitter ha avuto la genialità di provare che 140 caratteri possono essere perfetti per esprimere un pensiero compiuto. Al mio blog ho dato, salvo eccezioni, il diktat della giusta brevità.
Provengo da una scuola assai dura di lavoro che mi imponeva di leggere molto, testi scientifici, saggi, conferenze, articoli per riassumere il tutto – come diceva con leggerezza il mio Capo – in mezza paginetta.
Di nuovo perché?
Leggere di alcuni blogger che ancora danno giudizi e valutazioni in termini di bella scrittura e compiutezza mi ha indispettito, la trovo una forma di snobismo e di poca apertura mentale.
Un’amica pubblica a scadenza più o meno settimanale un fotografia il cui titolo è di per sé un poema; c’è chi porge sonorità magnetiche e chi ci tramanda una ricetta densa di ricordi. Ci sono piccoli versi profondi, poesie invidiabili che lasciano senza fiato, letture consigliate e film imperdibili. Poi ci stanno anche i veri scrittori ed è un piacere leggerli questo è indubbio.
Ma per favore che ognuno, almeno qui, sia libero. Diamoci la reciproca possibilità di non sentirci giudicati.
A me di voi basta una parola, l’idea di un profumo, il piacere di continuare a disegnarvi e conoscervi, e farmi conoscere, un po’ come quel giochino della Settimana enigmistica : puntino dopo puntino.
Sono stata una mamma sui generis, decisamente poco formale nell’abbigliamento e negli atteggiamenti, una comunista che portava il suo piccolo traballante alla materna di una scuola di Benedettine di clausura (!) e lì successe che un compagno di asilo – sicuramente sollecitato dalla curiosità materna – gli chiedesse:
‘Quanti anni ha tua mamma’?
Io gli dissi di rispondere :
‘Una trentina…’
Credo un paio di anni dopo mio figlio tornò alla carica:
‘Mamma ma per quanti anni ne avrai ancora una trentina?’
Ecco questo per dire che oggi mio figlio ha, lui, una trentina di anni e che in ogni caso – facendo i debiti scongiuri (non ci credo ma non si sa mai) – io continuo a sentirmi , se non proprio tutti i giorni, una sgarzellina.
Dunque
‘Tanti Auguri a me’ e attenti a non omaggiarmi VOI !
‘Possano le tue mani essere sempre occupate
possa il tuo piede essere sempre svelto
possa tu avere delle forti fondamenta
quando i venti del cambiamento soffiano
possa il tuo cuore essere sempre gioioso .’
possa la tua canzone essere sempre cantata
possa tu restare per sempre giovane
per sempre giovane per sempre giovane
possa tu restare per sempre giovane.
Il sonnoaltro non è che il periodo di riposo durante il quale un organismo sospende il periodo cosciente della veglia addentrandosi in uno particolare stato fisico e psichico caratterizzato dalla sospensione della volontà e della coscienza.
Tutto quello che oggi si conosce sul sonno è stato scoperto grazie a particolari esami basati sul monitoraggio delle onde cerebrali, sull’elettroencefalogramma che registra l’attività elettrica del cervello, attraverso l’elettrooculografia che registra i movimenti oculari e con l’elettromiografia che rileva i movimenti muscolari.
Gli studiosi hanno evidenziato che il sonno non è uguale per tutta la sua durata
Durante la notte si verificano diversi cicli del sonno della durata di 90-100 minuti caratterizzati dal passaggio attraverso vari stadi del sonno e la fase REM (glissons!).
stadio 1 L’attività celebrale rallenta e le onde alfa dell’elettroencefalogramma, che sono tipiche dello stato di veglia in rilassamento ad occhi chiusi, vengono sostituite da ondulazioni abbastanza regolari.
stadio 2 – “SONNO LEGGERO” In questo stadio prevalgono le onde con brevi esplosioni di attività celebrale, “fusi del sonno”.
stadio 3 – “SONNO PROFONDO” Le onde cerebrali diventano lente e grandi. E’ il primo sonno vero e dura circa la metà del tempo totale del sonno.
stadio 4 –“SONNO PROFONDO EFFETTIVO” E’ quello del sonno più profondo, quando il nostro organismo si rigenera. Le onde corrispondenti all’attività cerebrale di questo momento sono piuttosto lente.
Io ho un sonno abbastanza regolare; sogno e molto spesso ricordo i sogni. Posso, a costo di non essere creduta, asserire che da piccola riuscivo a riprendere il sogno della sera prima da dove l’avevo lasciato e queste ‘puntate’ ruotavano sempre intorno a qualche sentimento amoroso.
Mi succede di fare con abbastanza frequenza sogni che si sono rivelati premonitori. Coincidenze o no, questo è.
Che mi dite di voi e dei vostri sonni/sogni? Dimenticavo… i sogni erotici, sì anche quelli!
Piazza della Minerva è una piazza del centro storico di Roma , nel rione Pigna, ed situata in prossimità del Pantheon.
Il nome Piazza della Minerva deriva dall’originaria esistenza in questo luogo di un tempio fatto erigere da Gneo Pompeo Magno e dedicato appunto a Minerva Calcidica, la cui statua oggi si trova in Vaticano.
La basilica di Santa Maria sopra Minerva, baricentro dell’intera piazza, era già citata nel VIII secolo col nome di (ecclesia) “S. Mariae in Minervio”.
Al centro della piazza, e voltando le spalle al convento dell’Inquisizione, si trova fin dal 1667 l’elefantino del Bernini, sormontato da un piccolo obelisco, scavato nel chiostro e proveniente dall’Iseum Campensis santuario dedicato alla dea Iside e al suo consorte costruito a Roma nel Campo Marzio.tra il 43 e il 23 a.C.
Penso che tutti i media abbiano riportato l’ennesimo atto vandalico perpetrato ai danni di questa città meravigliosa che è Roma al di là delle sue disfunzioni e delle diatribe politiche. Questa volta a farne le spese è stato l’Elefantino di Piazza della Minerva ritrovato con una zanna spezzata, per nostra fortuna, prontamente ‘rabberciata’ nell’arco di pochissimi giorni.
Un danno che questa volta mi ha doppiamente e personalmente colpito al cuore e che, sempre più spesso, guardando al degrado generale delle azioni così come dei sentimenti mi fa quasi essere ‘felice’ che mia madre non ci sia più.
Perché adesso? Cosa c’entra con l’Elefantino e Piazza della Minerva mia mamma? Era nata a Roma, è vero ma mia mamma nel 1946
si era sposata a Santa Maria in Minerva e la narrazione di questo suo momento da favola era ricorrente ogni volta che insieme a braccetto o di corsa, io sempre indietro e col fiato corto, attraversavamo la piazza.
Vandali senza memoria della bellezza, senza cultura per il bello. Come si può vivere?
Vorrei quasi che fossimo farfalle e vivessimo appena tre giorni d’estate, tre giorni così con te li colmerei di tali delizie che cinquant’anni comuni non potrebbero mai contenere.
(John Keats)
La notte estiva è come una perfezione del pensiero.
(Wallace Stevens)
Finché l’Estate ripiegherà il suo miracolo –
Come le Donne – ripiegano – le loro Gonne –
(Emily Dickinson)
Un uomo dice un sacco di cose in estate che hanno nessun significato in inverno.
(Patricia Briggs)
.. ma se le senti da Lucio Dalla, occhi socchiusi, languore alla stomaco in una versione da ‘amatori’…ossignur è proprio estate
Wonder Woman: ‘A volte la forza non deve servire a combattere.’
Wonder Woman: ‘Tutto okay?’
Shayera: ‘Sì. Non pensavo avrei avuto bisogno di una giacca dove eravamo dirette. Tu non hai freddo vestita così leggera?’
Wonder Woman: ‘Per niente!’
Shayera: [Sarcastica] ‘Certo che no. Le principesse non hanno mai freddo. Le principesse non mostrano mai un minimo di dolcezza nemmeno all’inferno!’
Wonder Woman: ‘Io sono molto dolce!’
Shayera: ‘Sicuro! Non mi sorprenderebbe sapere che tu …’