Amore e Aborto

 

 

 

Piccole donne crescono.

 

 

Indelebile, sull’onda di emozioni, riemerge il ricordo della ‘prima volta’.

Ero una ragazzina imbronciata,  strattonata tra le durezze perbeniste di una nonna gendarme e  la solare innocenza di una madre fanciulla.

Più che una prima volta fu un primo sprovveduto tentativo, una debacle prevedibile. Un sopruso, anche.

Per  mesi ci eravamo molto baciati in una sorta di sfinimento.

Io rientravo a casa con le labbra tumefatte e il cuore in gola piena di brividi per le lunghe ore passate a frugare l’uno nel corpo nascosto dell’altro.

Il mio seno e i capezzoli doloranti; il gonfiore ‘sospetto’ tra le sue gambe dove lui indirizzava la mia mano: “Accarezzami..”.

Un pomeriggio in camera sua  (mi avrebbe dovuto dare ripetizioni di matematica) ci ritrovammo sul letto seminudi.

Ricordo il timore  forte e il desiderio che mi pulsava alle tempie. E in tutte quelle sensazioni contrastanti  e  gesti goffi sentii tra le mie gambe ‘quel’ qualcosa di duro e di grande che si apriva un varco nel tentativo di penetrarmi.

“Non voglio “.

L’ emozione svanì e lasciò spazio alla paura, a un dolore sordo quando lui cominciò a muoversi dentro di me.

Ansimavo, oppressa  da quel corpo che mi pesava, che ora veloce ora lento mi assestava colpi profondi. Entrambi soli,  lui col suo piacere che non capivo…io? Io niente.

Poi un lungo sospiro, quasi un rantolo, coincise con un liquido tiepido che mi bagnò le cosce.

Lo tamponammo con un klinex e allora vidi che era bianco, appiccicoso macchiato da un grumo di sangue rosso.

Non ero piu’ vergine.

(..e ‘per grazia ricevuta’ non rimasi in cinta).

 

. “Tat twam asi”

 

 

  

 Crisi di farfalla

 

 

Scrive Hesse:”…tutto il visibile è espressione, tutta la natura è immagine è linguaggio e colorato geroglifico…sono fratello di tutto ciò che ammiro e che sperimento come mondo vivente; della farfalla, dello scarabeo, della nuvola, del fiume, dei monti; perché lungo il cammino dello stupore sfuggo per un attimo al mondo della divisione ed entro nel mondo dell’unità, dove una cosa, una creatura, dice ad ogni altro.

“Tat twam asi” (“Questo sei tu”).

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Ma space

 

Raggomitolata nell’edulcorata atmosfera del mio tutto rosa, ri-leggevo questo suggestivo passaggio (niente avviene per caso) e mi sono interrogata con un po’ di sgomento se nella crudele sciatteria del nostro quotidiano, Hermann Hesse potrebbe ancora accendere un barlume concreto di speranza fugando l’orrore e lo sconforto della domanda/risposta che sorge immediata:

 “Tat twam asi”

“ ..sì, ma cosa?”

 

(credo di avere bisogno di tempo, mi sono smarrita)

 

Piluccando qua e là (amore?)

 

 

 

A ruota libera

I bonobo (una specie di scimpanzè) sono gli unici primati che non si lasciano coinvolgere in incessanti lotte di potere all’interno del loro gruppo.Ciò, semplicemente, perché passano il tempo a fare l’amore, con voluttà, tenerezza e fantasia, nella massima libertà.

 

 

La parola orgasmo appariva in Francia nel 1611.

Significava allora “accesso di collera”.

L’orgasmo è una rivolta totale, intima e solitaria, ingatti anche se praticato in società, l’orgasmo è ‘asociale’. Colei o colui che lo prova è la regina, il re del mondo.

Pochi istanti di grazia e il tempo è abolito, l’ordine dimenticato, la morte uccisa.

 

 

Parlare dell’amore fra donne è come aprire un baule di fantasie traboccante di meraviglie per la maggior parte di coloro che non hanno mai praticato quest’arte o questo svago.

A cominciare dagli uomini, naturalmente, che si immaginano spesso mentre, dopo un po’ di esercizio di voyeurismo, offrono il loro virile contributo ai sollazzi saffici.

 

 

La noia genera guerra, e molti si annoiano se non combattono.

Se vuoi la pace preparala senza mai perdere di vista il fatto che certi barbuti hanno la barba finta e che molti Barbablù hanno guance perfettamente rasate.

 

 

Let’s make love…

perhapscancellato per volere di Ranafffatata

Eminence? Ruini for President

 

 

 

 

E che cazzo!

 

I Vescovi: “Deve sopravvivere un partito di ispirazione cristiana”

(La Repubblica, domenica 10 febbraio 2008)

 

C’è qualcosa in questo paese che possa essere ABORTITO  prima di NASCERE.

Qualcosa che possa MORIRE in pace senza  SOPRAVVIVERE?

Una santa volta, UNA SOLA, che questi porporati dall’alto dei loro scanni (manco fossero Dio in terra)   si mettessero una mordacchia e si facessero  carico unica-mente delle anime di quei poveretti che ancora ci credono? O di quei poveretti che son poveretti ‘apprescindere’?

E che magari ai mega raduni della domenica  aprissero le porte dei loro paradisi  vaticani per nutrire (ecco mangiate: questo è il mio corpo..) tanti corpi denutriti ancorché delle fantomatiche anime?

 Libero arbitrio? l Ma quando mai! 

La mimosa e i suoi fiori gioiosi

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Non tutto è quel che sembra – Vol 3

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Abbagliata da una lama di sole:  spot teatrale puntato sulla  pianta di mimosa.

Con un mese di anticipo è pronta per essere allegramente  ‘depredata’ e scomposta in tanti mazzolini da offrirci e ricordare in un gesto simbolico, luminoso e carezzevole quanto inutile, che l’8 marzo ‘sarebbe’ la festa delle Donne.

 

Ora, se di festa si tratta la mia associazione  di idee mi riporta con sempre maggiore frequenza alla “festa” – sic impliciter – che subiscono quo-ti-dia-na-mente troppe donne,  bambine, neonate, ogni volta con violenza rinnovata, crudeltà impaludata e ratificata da leggi barbare che nessuna cultura e barlume di civiltà riesce a debellare.

 

La mimosa che esplode avanti tempo e che l’8 marzo sarà ridotta a rinseccolite palline non vuole forse dirci che non c’è proprio nulla da festeggiare?  E invita semplicemente a guardarci negli occhi e declinare una pratica amica che soprattutto le più giovani misconoscono: la sorellanza?