Nessuno è perfetto

Io credevo da donna di mondo quale mi sono maldestramente reputata che più o meno nulla mi avrebbe lasciata basita dopo l’incontro ravvicinato con un pube maschile completamente rasato.
Invece quella a lasciarmi, oggi, a bocca spalancata è una pratica ormai sdoganata non più solo appannaggio di spogliarelliste,  ballerine bourlescone o professioniste del sesso.
Parlo della tintura dei peli pubici che non si limita a ‘ritoccare’ il colore originale dei capelli ingrigiti ma può spaziare, come del resto i capelli, dal fucsia, al turchese, al rosso, al biondo, insomma tutti i colori dell’arcobaleno laggiù al centro del mondo.
La chimica ci si è impegnata e ha fatto passi da gigante, dunque non è più necessario andare dal parrucchiere, basta l’acquisto in profumeria di un kit “fai-da-te” di tinture con una ‘formulazione specifica che non irrita, non macchia e dura fino a cinque settimane’!
Scopro, scorrendo l’articolo, che la mitica Marilyn Monroe usava anche lei  la corrosiva acqua ossigenata per schiarire i pelini rivelatori.
Le mirabilie non sono finite.  Su richiesta (pagando!) è disponibile un super extra kit provvisto di speciali stampini (non chiedetemi, altro non so che quel che leggo) per procedere ad un taglio personalizzato.
Riporto dall’articolo:
“Il colore si può far precedere da un taglio.  La cosiddetta ‘brasiliana’ cara a Naomi Campbell e a Gwyneth Paltrow, lascia una sola striscia verticale… Il taglio Hollywood invece è la rasatura totale (ma allora esclude il colore) mentre il Tiffany Box è a forma di astuccio di gioielli, più d’effetto se la tinta è celeste chiaro”.

Personalmente in occasione della nascita del mio pargolo credo mi sia stato praticato lo style Hollywood un vero tormento quando nei giorni successivi i pelini cominciarono a ricrescere provocando un’irritazione fastidiosa all’inguine.

Arriva l’estate e ‘noi donne’ iniziamo a pensare al bikini e soprattutto in vista di quell’appuntamento andiamo dall’estetista per una depilazione più duratura e meno invasiva della classica rasoiata.
Certamente la sgambatura dello slip richiede l’utilizzo della ceretta depilatoria. Io lì mi fermo anche se…visto che in questo periodo ho i capelli con delle mecheses biondo-rosse forse sarebbe il caso di provvedere  di conseguenza.
Ma l’articolo mi lascia insoddisfatta perché non si sbilancia sul maschio pensiero di un Walter di fronte a una Jolanda brasiliana di un bell’azzurro fluorescente.
Lavori in corso? Deviazione? Devianze?

Nessuno è perfetto, si sa.

Il museo dell’innocenza


“Era l’istante più felice della mia vita, e non me ne rendevo conto. Se l’avessi capito, se allora lo avessi capito, avrei forse potuto preservare quell’attimo e le cose sarebbero andate diversamente? Sì, se avessi intuito che quello era l’istante più felice della mia vita non mi sarei lasciato sfuggire una felicità così grande per nulla al mondo. Quell’istante prezioso che avvolse il mio corpo in un abbraccio profondo e sereno forse durò pochi istanti, è vero, ma la felicità di quel momento parve proseguire per ore, estendersi per anni.
Era il 26 maggio 1975.”

Questo è l’incipit de “Il museo dell’innocenza”, primo romanzo dello scrittore turco Orhan Pamuk dopo il Premio Nobel nel 2006.
Istanbul, l’antica Bisanzio e poi Costantinopoli, è il luogo e nello stesso tempo la co-protagonista, di una grande, eterna, storia d’amore. Un amore che si dipana tra privazioni e sconforto, certezze sconfinate appese a suoni o immagini o oggetti apparentemente insignificanti. Una passione che rende fino in fondo il detto popolare “forte come l’amore”.
Però il Museo esiste davvero, lo scrittore lo ha allestito (e recentemente inaugurato) su tre piani in una vecchia palazzina di fine ottocento di Istanbul nel cuore della città vecchia, avendolo pensato e posto in essere nell’arco di 15 anni di lavoro.
Orhan Pamuk ha scovato un po’ ovunque, tra rigattieri e mercatini oltre 1100 oggetti e quelli che non è riuscito a trovare li ha fatti riprodurre come erano allora da artigiani della città e sono tutti esposti nelle 83 vetrine, una per capitolo del libro,
Dunque romanzo e museo raccontano l’intensa storia d’amore tra Kemal, figlio di una ricchissima famiglia di Istanbul, a un passo dal matrimonio, con un fastoso fidanzamento all’Hilton, e Fusun, una lontana parente povera impossibile da sposare secondo i criteri della società turca di allora ( e oggi?).

Un libro ‘corposo’ denso di sentimenti, di personaggi, di ambienti avvolgenti ma soprattutto un libro dove l’amore e la passione legano ogni cosa, impermeano la città
mentre passano gli anni e le stagioni.

Sono stata a Istanbul quasi di fretta nell’ansia di ‘solcare’ il mare su un caicco turco, ma, letto questo libro, sento il bisogno di tornarci, visitare in punta di piedi, senza disturbare l’amore che serba, il Masumiyet Muzesi, camminare piano e guardare la città con lo sguardo attento e innamorato di Orhan Pamuk.

Come direbbe ‘il’ critico: “Da non perdere” e parlo, possibilmente, del binomio libro-museo.

 

Polpettine gustose (scende la pioggia)

Non siamo, a casa nostra, dei grandi mangiatori di carne, dei carnivori.
La bistecca al sangue, la fiorentina con il grande osso non fanno per noi. Disdegnamo anche il prelibato filetto per quanto…le filet ou poivre noir…
La carne che noi mangiamo, quando la mangiamo, è sapientemente (e gustosamente) mascherata.
Al primo posto le cotolette panate che contrariamente alla tradizione culinaria noi facciamo con le fettine di prosciutto di maiale o tacchino. Arrivano puntualmente,tante!, almeno un paio di volte al mese: solo quelle e un’insalatona per ‘pulirci la bocca’.
Spezzatini con ortaggi di stagione, e la mia specialità il pollo (ovvero qualche petto di pollo intero tagliato a pezzetti) al curry che accompagnato da riso bianco costituisce un ottimo piatto unico quando ci sono amici a cena.

Tutto questo per darvi una ricetta, la ricetta di certe ‘mie’ polpettine, che farò stasera accompagnate anche loro dal riso saltato in padella.

Polpette con mele al curry (4 persone)
300gr macinato (io mescolo manzo e maiale)
1 mela rossa o 2 piccole
2 tuorli d’uovo
1/2 bicchiere di vino bianco o aceto balsamico allungato, pangrattato (o farina 00)

Preparazione
Sbucciare la mela e tritarla finemente in una terrina unendo la carne, i tuorli, un cucchiaio di curry, un pizzico di sale e se l’impasto vi sembra un po’ lento anche un cucchiaio di pangrattato.
Formate delle piccole polpette rotonde infarinatele, mettetele  in una padella antiaderente con un filo d’olio. Quando saranno dorate bagnatele con il vino o il ½ bicchiere di aceto balsamico (meglio a mio avviso), coprite e fare cuocere a fuoco molto basso x almeno 15 minuti.

Servite le polpettine ben calde con il loro sughetto sopra un lettuccio di riso oppure, tiè, una bella pureina!

Le ricette inventate (la mia prende spunto dagli ingredienti del pollo al curry) spesso sono semplici e gustose. Mio nonno sembra dicesse “Due uova al tegamino, le butti, e vai al ristorante!”
Oggi mala tempora currunt!
C’è chi si cimenta con la finanza creativa e chi sperimenta le polpettine.

Voi, voi cosa avete da suggerirmi di buono?

Cara amica ti scrivo

caracara,

rientriamo con la sally da un giretto per sgranchirmi, io, le gambe gelide dopo un tentativo di eliminare i calzerotti di lana.
Me voilà.  A pranzo pioveva forte e ti ho pensato e, appunto, intendevo scriverti e apprestandomi mi trovo davanti alla tua toccata e fuga 🙂
Prima di tutto guarda che meraviglia questa foto che cmq è su repubblica on line. Se non ricordo male Nanù è un labrador vero?
Praga, sempre affascinante come una bella signora adagiata nella bruma mentre purtroppo il mio intento era di viverla nella sua primavera che non è solo un passaggio culturale ma soprattutto poetico. Abbiamo trovato un’aria fredda e dunque lo starci solo 3 giorni alla fine non è risultato punitivo.
Continuo a rimuginare che in fondo il muovermi come mi muovo adesso, io che ho visto abbastanza in Europa e negli Stati Uniti, non mi stimola più. Vorrei grandi mete ma da sola (sapessi quanto sono pelandroni gli adulti!) non riesco a spiccare il volo.
Nel periodo americano ho avuto modo di andare alle Isole Vergini, st Thomas, e poi in un secondo tempo alle isole di Capo Verde.  Cesaria Evora l’ho scoperta laggiù e quando l’anno scorso è morta è stato come il dolore per una persona cara.

Chissà poi perchè per una ragione o per l’altra ho rimandato le tante sognate Galapagos che erano la meta che ci eravamo prefissi con mio figlio una volta ‘grande’. Il Messico, anche. Il Chapas.
Adesso ci si è messa pure la Sally-ina e a chi la lasciamo? Questa qui ci muore se l’affidiamo a una pensione, e poi nè io nè Luca avremmo il cuore di farlo.
Vabbè, è che mi sento molto ‘svogliata’ (arroma “scojonata” rende meglio l’idea) e un po’ oppressa dalla situazione politica e umana in generale. Tante morti intorno a me, quasi un’epidemia, e nessuna soluzione di ricambio.
Un’Italia dicotomica che viaggia da una parte a suon di milioni (rubati) e dall’altra a mille euro appena giusti per campare, e malamente cedendo in cambio sogni e piccoli passetti concreti.
Qualcuno, scherzando in palestra, diceva che ci vorrebbe di nuovo una monarchia o una dittatura…”almeno mangiano in pochi”. Ma con la ghigliottina come la metteremmo?
Raccapricciante.
Ti ho detto che sto a dieta super ferrea? persi 4 chilozzi! alla meta ne mancano altretTANTI. In compenso ho recuperato un bel doloretto che spero sia dovuto a una sciatalgia e non alla colonna (terza e quarta vertebra) che si fa risentire.
Accidenti!
Tu? in quale punto della penisola ti collochi? partita o arrivata? in macchina o?
Baci caracara, sei una dolce amica.

aurorabellaleggeraleggerissimeppurpesantecomeilpiombo