Un sottile filo rosso sangue

Per i giovani (sia dx che sx) che lo ostentano sulle magliette ma sanno poco di lui – una sorta di nonno rosso dell’utopia – il Che per la mia generazione rappresenta l’arcangelo di una rivoluzione latinoamericana che continua a essere necessaria.

Paco Taibo  squaderna alla portata di tutti il Che, questo  grande equilibrista, raccontando con grande attenzione e sensibilità, senza cadute, le mille sfumature, la tenacia e l’idealismo, le idiosincrasie, le letture preferite, gli accessi d’asma, gli innamoramenti anche quelli piu’ “carnali”.  Il Che, l’eroe che per tutta la vita fu avventuriero, vagabondo e romantico, convinto che “bisogna essere duri senza perdere la tenerezza”.

Sono molto disorientata, sono troppo fedele al mio vissuto politico per non sentirmi profondamente ferita non tanto dalle elezioni ma per la dicotomia che verrà a crearsi tra me e la mia città, tra me e il sindaco che dovrà rappresetarCI nel mondo.

Alle soglie del 1 maggio e tante altre festività pericolosaMENTE in bilico, questo è il libro che vi consegno per questo secondo lungo ponte verso la frenesia di un non luogo che ci fagociti, formiche impazzite fra treni e autostrade.

Un libro per compagno di stanza. E l’amore lo si può fare anche in tre.

Il bambino testardo una sera d’estate decide che non vuole fare la pipì nel vasino. I genitori insistono ma niente, il bambino non demorde. Allora il padre gli promette un regalo, qualsiasi regalo. Il bambino accetta, fa pipì, poi guarda il cielo: «Voglio la luna». Ma il padre non può dargliela e il «fanciullino» si arrabbia: «E io rivoglio la piscia mia!»

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La vie en rose

 

 

 

…e andando a ritroso

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da forse due  anni – in primavera – nel giardino confinante, col sole, fioriscono voci di bambini.

Una bimba in particolare domina le scena. E’ la prima ad intonare una canzone ma anche l’unica a piangere come una trombetta acuta e sfiatata.

Oggi le voci giungono inanellate, veloci ed alte,  liberate dal grigiore opaco della pioggia.

Le percepisco –  sottofondo  alla  lettura dei quotidiani “Violenza a Roma. Allarme stupri”–  un po’ scollacciata al primo sole;  le gambe molli che ondeggiano e cadenzano il pensiero sonnolento che rigurgita ricordi da cartolina.

 

Noi due ‘figlietti’ un pò in guerra e un pò in pace, farfalle impazzite raccogliere minuscole margherite e poi  correre veloci a deliziarci del primo bacio di nostra madre.

Nostra madre, il capo reclinato sulla spalla di Sergio che ci ha lasciato il ricordo di due eterni colombi innamorati.

 

Isolina, onnipresente, strappata al suo letargo, nelle gite al laghetto di Avigliana,  esplorare i prati verdi sconfinati, velocissima come una lepre, chè con la freccetta a ventosa a mo’ di bandierina  fissata sul suo guscio sarebbe stato impossibile perderla.

 

Cirilla, detta anche l’Innominata perché solo a sentire sussurrare il suo nome si presentava questuante,  invidiosa e onnipresente, attratta ora dall’acqua ora dal cestino del pranzo promessa di un bocconcino: “Mamma il succo, perpiacere…un panino…”.

Cirilla che in una sosta per la pipi’ (la sua) fu dimenticata a terra e dopo qualche chilometro, inchiodata la macchina, la inquadrammo  che correva trafelata le orecchie al vento lungo la strada del monte Peglia, il cuoricino allo stremo.

 

E come non nominare Pipino il Breve, criceto nostrano, che si addormentava solo sulla spalliera del divano nascosto tra i miei capelli arruffati?

Io, che per accarezzarlo un giorno mi rovesciai addotto la padella con l’olio bollente e ancora oggi quando mi sento salire il magone inconsciamente accarezzo il seno dove resta chiaro e grinzoso il perimetro indelebile della mia sventatezza  associato all’amore che ha riempito la mia infanzia.

 

Non si può, oppure non è facile, vivere né il presente né progettare il futuro se non ci accompagna  la bisaccia dei nostri ricord, quali che siano.

Oggi c’è il sole, i bambini sono in fiore, aperta la mia bisaccia ne è uscita la Piccolina inquieta e volitiva anche un po’ maschiaccio; ci siamo confrontate in silenzio mentre oltre il verde della recinzione e il profumo del mio gelsomino, filtrano le note di una canzone di Cristina Davena.

 

Tempi moderni  che mutuati da Jeeg Robot del mio bambino portano a  ‘La vie en rose’.. sì, perché noi da piccoli cantavamo canzoni da ‘grandi’:

 

“Quand tu me prends dans tes bras
Quand je regarde dans tes yeux
Je vois qu’un Dieu existe
Ce n’est pas dur d’y croire.

…………..Je vois la vie en rose".

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Felicità è

uuna poltrona sfondata

 

Domani nella battaglia pensa a me
e cada l
la tua spada senza filo.

Domani nella battaglia pensa a me, quando io ero mortale,

e lascia cadere la tua lancia rugginosa.

Che io pesi domani sulla tua anima, che io sia piombo dentro il tuo petto

e finiscano i tuoi giorni in sanguinosa battaglia.

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W. Shakespeare, Riccardo III

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Il sol dell’avvenir

Programmare il futuro

Bene: Anzi benissimo.

Cesare Salvi, punta di diamante tra i politici della sx,  degenerando al livello del nuovo  (ma inesorabilmente vecchio)  Presidente del Consiglio, ha rilasciato sul Corriere di giovedì scorso,  una intervista dove di risposta alla risicata bellezza delle donne di sx , lui ribatteva che “in compenso sono molto brave a letto”.

Oh, finalmente e senza modestia ho capito da dove arriva il mio sex appeal con la ‘controparte’ maschile. Mi è stata data la mia bella medaglietta perché nasconderlo ora:  “IO sono brava a letto”.

Bisogna che mi organizzo perché visto che grazie anche a queste ‘minchiate’ qui, all’omologazione al livello piu’ basso,  molti/e si sono stancati e schifati della politica…bene almeno noi donne di sx ( ma anche la ‘bonona’ della Danielina Santanchè, dura ma pura,  che al Presidente ha sottolineato che “ Io non gliel’ho mai data”, allora noi potremmo sceglierci una nuova formazione – non politica no! – ma nel volontariato ed eventualmente offrire i nostri servigi di “brave a letto” al generale (chi era? è stato almeno e-letto?) che auspicava la riapertura delle case chiuse itineranti al seguito dei militari in missione.

Cazzo!   permettetemi questa disgressione militare, ma in tema, sono in ritardo. Intanto il letto lo rifaccio, in ufficio fino a lunedi’ non vado, privilegio la palestra, una visita dal visagiste. Presto vedrete lifting, e altre inutili ritocchini  rientreranno nel ticket  ma intanto si “presentano tempi duri” già ha detto il Presidente (con inchino sususu).

Il perchè del mio farneticare con-fuso? 

Aiutatemi a scegliere un  nome di battaglia invogliante ed evocativo,Suggeritemi strategie. Donne amiche, voi aderite?

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Klimt, Catullo e l'apostrofo rosa

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Perché, mi chiedo

se  ci rannicchiamo come batuffoli oppure,  sdraiati sul letto,  tu leggi  piano e le parole come un soffio mi accarezzano tiepide, un mare di tenerezza ci  sommerge  e  in quei mille baci affoghiamo..

 

Perché mi chiedo

se di mia iniziativa tuffandomi nei tuoi occhi  ti sussurrassi

 

“.…Donami mille baci, poi altri cento poi altri mille,

poi ancora altri cento, poi di seguito mille,

poi di nuovo altri cento.”

 

Tu mi guarderesti stralunato e mi chiederesti se mi sento bene?

Io non sarei credibile e tu un po’ prevenuto?

Quale il confine che rende il quotidiano poesia o la poesia traslata ‘banale’ melassa?

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Do ut des di sentimenti contorti.

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Primavera vien danzando

Ballerina eterea, impalpabile creatura, farfalla equilibrista, sfugge la grande zampa che potrebbe annientarla.

 

Districarsi dal tremulo stupore del pensiero onnipotente di un gesto, un solo gesto leggero, carezzevole, che fughi le paure,  trattenga sui polpastrelli rosati polveri colorate di un precario universo funambolo  tra i sentimenti.

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Guardare all’orizzonte il cielo che rischiara, la primavera implacabile alzarsi la gonna e abbeverarsi alla sua stessa fonte.

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Vita.

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A dispetto di tutto si recita a soggetto.

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Let’s make love but..

Sono stato con trenta donne”. L’Inghilterra si divide dopo l’outing di un suo  leader politico. In Italia – pare – la media sia  inferiore tredici partner per lui, sette per lei.

E da questa asserzione l’inchiesta del Guardian..  Ovvero: con quante donne (o uomini) sei andato (andata) a letto, in vita tua? Con tutto un corollario di interrogativi successivi: trenta partner sessuali sono tanti, nell’arco di una vita? Troppi? Pochi?

 

A parte le eccezioni, come si comporta la norma?

 

Nel 2007 un’indagine in 26 paesi condotta per conto della Durex evidenzia: 13 partner per gli uomini, 7 per le donne. Uno studio condotto nel 2005 dalla psicologa Norman Brown della University of Alberta riporta dati ancora più alti per entrambi i sessi e comunque sottolinea che uomini e donne, parlando di queste cose, mentono.

 

Dal canto suo la sessuologa Tracey Cox, osserva che gli uomini esagerano perché sono cresciuti col mito della conquista sessuale, mentre le donne nicchiano e quantificano in difetto perchè ancora oggi subalterne allo stereotipo che le reclama verginali e immacolate:

“Gli uomini, perciò, moltiplicano per due il numero delle loro partner sessuali, mentre le donne lo dividono per tre”.

 

Quel che io vorrei aggiungere non avendo letto nulla di queste inchieste, è che – forse –andrebbero specificati i periodi  e i percorsi di vita delle persone (volutamente non specifico ‘uomini e ‘donne’).

Queste esperienze sono maturate prima, continuativamente,  dopo  oppure senza una vita di coppia?

Perché non vi è dubbio che la vita di coppia costituisce un deterrente.

La scrivana, ad esempio, ha avuto tre ‘grandi’ amori prima del fugace matrimonio semestrale e, successivamente, altre relazioni che in teoria avrebbero dovuto durare in eterno e invece…invece continua a sperimentare il batticuore e a immedesimarsi in Rachel di Blade runner.

 

Siamo alle solite, queste grandi inchieste lasciano il tempo che trovano e sono comunque ‘pilotate’.

Concordo sulla tesi che ‘forse’ gli uomini tendono a vantarsi ma di certo so che noi donne continuiamo ad avere delle  remore a ufficializzare il “quante volte” anche nel confessionale, ove per confessionale si intende il salotto di Desperate housewives.

Sex and the city, mie cari amici  uomini, non va troppo lontano dalla realtà.

 

La onde per cui qualcuna/o si sente di aggiungere qualcosa anche per ‘sentito dire’?

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