Per i giovani (sia dx che sx) che lo ostentano sulle magliette ma sanno poco di lui – una sorta di nonno rosso dell’utopia – il Che per la mia generazione rappresenta l’arcangelo di una rivoluzione latinoamericana che continua a essere necessaria.
Paco Taibo squaderna alla portata di tutti il Che, questo grande equilibrista, raccontando con grande attenzione e sensibilità, senza cadute, le mille sfumature, la tenacia e l’idealismo, le idiosincrasie, le letture preferite, gli accessi d’asma, gli innamoramenti anche quelli piu’ “carnali”. Il Che, l’eroe che per tutta la vita fu avventuriero, vagabondo e romantico, convinto che “bisogna essere duri senza perdere la tenerezza”.
Sono molto disorientata, sono troppo fedele al mio vissuto politico per non sentirmi profondamente ferita non tanto dalle elezioni ma per la dicotomia che verrà a crearsi tra me e la mia città, tra me e il sindaco che dovrà rappresetarCI nel mondo.
Alle soglie del 1 maggio e tante altre festività pericolosaMENTE in bilico, questo è il libro che vi consegno per questo secondo lungo ponte verso la frenesia di un non luogo che ci fagociti, formiche impazzite fra treni e autostrade.
Un libro per compagno di stanza. E l’amore lo si può fare anche in tre.
Il bambino testardo una sera d’estate decide che non vuole fare la pipì nel vasino. I genitori insistono ma niente, il bambino non demorde. Allora il padre gli promette un regalo, qualsiasi regalo. Il bambino accetta, fa pipì, poi guarda il cielo: «Voglio la luna». Ma il padre non può dargliela e il «fanciullino» si arrabbia: «E io rivoglio la piscia mia!»
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