Desperate House Wife ?

Ho imparato a scrivere i miei racconti mentre facevo la casalinga. E da lì in poi non mi sono mai fermata.
(Alice Munro, Premio Nobel)
Purtroppo non sarà il caso mio!

Buongiorno!

La colazione, la mia colazione, è un momento di pace, lo è sempre stata anche quando anziché mettere la sveglia alle 7:30 l’inverno quando è ancora buio e il mio piccolino si svegliava sempre mugolando la giornata cominciava mezz’ ora prima con una buona colazione consumata con calma.

Adesso c’è lei il parco la passeggiata i giochi le conversazioni scambiate allegramente ma a volte con qualche imprevisto perché i cani come i bambini giocano e litigano e a volte si fanno male…

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Ecco! Vi sto aspettando e per voi ho in serbo una cenetta leggera che spero vi piacerà.

selfportrait

Polpette con mele al curry (4 persone)
300gr macinato (io mescolo manzo e maiale)
1 mela grossa o 2 piccole
2 tuorli d’uovo
1/2 bicchiere di vino bianco o aceto balsamico allungato, pangrattato (o farina 00)

Preparazione
Sbucciare la mela e tritarla finemente in una terrina unendo la carne, i tuorli, un cucchiaio di curry, un pizzico di sale e se l’impasto vi sembra un po’ lento anche un cucchiaio di pangrattato.
Formate delle piccole polpette rotonde infarinatele, mettetele in una padella antiaderente con un filo d’olio. Quando saranno dorate bagnatele con il vino o il ½ bicchiere di aceto balsamico (meglio a mio avviso), coprite e fare cuocere a fuoco molto basso x almeno 15 minuti.

Servite le polpettine ben calde con il loro sughetto sopra un lettuccio di riso cotto se vi piace con l’aggiunta di una manciata di piselli freschi.

Le ricette inventate (la mia prende spunto dagli ingredienti del pollo al curry) spesso sono semplici e gustose. A voi l’ardua sentenza!

Buona settimana a tutti voi mentre ci teniamo strettistretti Anzi strettissimi ❤🍷🍷🍷🍷🍷

Importante è la buona volontà

 

Si tratta di addestrare l’anima  alla serenità

che è la contemplazione felice del nulla

Roger Caillois – (Reims1913/1978 – sociologo, antropologo e critico letterario francese.

La sua opera, che deve molto all’esplorazione dei mondi poetici dell’immaginario e del fantastico, costituisce un apporto essenziale e perfettamente originale alla critica letteraria e alle scienze umane del XX secolo.

Con un pensiero positivo, almeno così lo vedo io, vi auguro una buona settimana (e credo che ne abbiamo bisogno, apprescindere.

Teniamoci strettistretti anzi strettissimi 🙂

(foto sherazade –  mare di Roma (peccato riportate su wordpress perdano smalto!)

Chiedimi se sono felice

“E muto ogni volta

Tendo la mano.

Come se tu,

sventura,

       fossi la vita.”      

Pietro Ingrao ‘Il dubbio dei vincitori’ , 1986

Migranti,  sbarco a Lampedusa, 2016

“Pensammo una torre

Scavammo nella polvere.”    

Pietro Ingrao ‘Il dubbio dei vincitori, 1986

Bombardamento ad Aleppo, 2016

” . . .Mi hai guardato a lungo

Come si saggia un bimbo con lo sguardo

Mi hai detto poi con gentilezza:

ti voglio bene perché sei tanto triste.”

Hermann Hesse, Poesie romantiche

Sallyina l’amorosa,  2017

Un abbraccio particolare lo voglio riservare ad alcune nuove e ‘vecchie’ amicizie che per motivi di tempo non riesco a leggere come mi piacerebbe.

Sereno fine settimana. Teniamoci strettistrettianzistrettissimi

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..e andando a ritroso..

 

Ordine di servizio : Ripristinati i miei commenti dall’amministrazione di WP.

Sa(n)remo Famosi?

Tempo di Festival, tempo di bilanci (sanremesi, naturalmente).

Correva l’anno 1958, ma l’anno poco importa perchè Nel blu dipinto di blu cantata in coppia  da Domenico Modugno e Jhonny Dorelli Vince il Festival ottenendo un successo pla-ne-ta-rio e resta ben oltre i birignao che sentiamo in queste sere sfavillanti di lustrini, specchietti di allodole assonnate, una delle canzone italiane più belle (forse ) ,  più cantate e famose nel mondo.

Un sereno fine settimana a tutti voi .  Teniamoci stretti con o senza Sanremo.

Addio pene d’amore

C’era una volta.

 

L’estate gioca brutti scherzi, in tutti i sensi.
C’ero io che avevo vent’anni ed una storia appena iniziata con l’amico di un mio amico, di dieci anni più grande di me, che viveva a Bologna.
Ci telefonavamo moltissimo e facevamo progetti per l’estate e come stare finalmente insieme un po’ più a lungo, andando oltre i minuti contati, quei lunghi baci da apnea, quei palpeggiamenti che ci lasciavano le gambe molli e la testa svaporata.

Arriva inaspettato l’invito di una comune amica svizzera a passare da lei qualche giorno nella sua casa sopra Berna. Un posto stupendo con piscina, sauna e tanto verde intorno.

Tappa a Bologna. Viaggio notturno perfetto, arriviamo a destinazione.
G e suo marito e gran parte dei loro amici praticavano il nudismo e dunque… a mezzogiorno eccoci tutti nudi , ammettiamolo un po’ vergognosetti noi, sul prato davanti alla piscina. Uno spuntino, tuffi, tanta euforia, anche un po’ di stanchezza.

Vermi bianchi sul verde, G. avvisa soprattutto i due italiani a stare attenti a non prendere subito troppo  sole ‘ là’ anzi, ecco un caso in cui scoprirsi poco alla volta.
Il mio baldo compagno fa spallucce e impavido si espone ai raggi e si addormenta.
Alla sera alle cinque con il pisello in fiamme e vesciche di corsa al pronto soccorso di Berna dove gli viene diagnosticata una ustione grave.

Ho passato la mia prima estate d’amore a spalmare unguenti con la punta del dito e fare impacchi  a quel esserino  raggrinzito con garza e acido borico avendo come ringraziamento solo spasmi  di dolore. Una grande intimità, un vis -à –vis ravvicinato, il mio cuore da crocerossina batteva forte. La donnina che era in me alzava gli occhi al cielo e lamentava la sua sfortuna.
Dopo cinque giorni, passata la fase critica, decidemmo di riprendere la strada del ritorno .

Questa è stata la mia trepidante prima volta che non c’è stata ma che non scorderò mai.

Che ne è dei due ‘lui’? Uno a volte lo incontro quando viene a Roma, dell’altro così desiato e tanto amorevolmente curato più nessuna notizia. Penso si sia perfettamente ripreso visto che ho conosciuto anche i due pargoli.

Addio pene d’amore.

Forever young

“Avete mai avuto la fortuna di incontrare qualcuno che in una notte d’estate vi ha detto:
“ricordati che dentro di me ci sarà sempre la persona che sono stasera.”?

Siamo di nuovo ai nastri di partenza. L’estate ricca o povera di aspettative, impastata di sogni, sole, luna, tempi morti che ci dedichiamo, lontano dalle scadenze monotone o frenetiche di ogni giorno, dagli assilli che portano padri e madri amorevoli a dimenticarsi il figliolino nell’auto che si arroventa.
Troviamo nel sole il coraggio di dare un calcio allo scoramento lasciandoci prendere dall’ allegria dei colori e tornano a fare capolino i desideri riposti e si sprigionano nel traffico come alfabeto morse piccoli brividi sorretti dal profumo acre del caldo che evapora in goccioline di sudore e deodorante alla vaniglia.

“Ricordati che dentro di me…”

Luceombra

E’ stato proprio così in una estate romana, in una notte stellata, nel per sempre di un amore poi scaduto e quietamente accantonato.
Ma quello che affiora in quelle parole è la consapevolezza  di riconoscere non la sua (che ne è – oggi – di lui? ) ma la mia immutata capacità di essere ancora io, per me sola, la “persona che sono stasera” capace di ritrovare nel profondo, senza pregiudizi, il significato vitale di quelle parole.
Si può essere amati e amare in mille modi con intensità che ogni volta ci sembrano irripetibili, provare sempre un nuovo dolore lacerante che potrebbe non  rimarginarsi mai… ma credo che avere fiducia in sé stessi, nelle proprie capacità di essere ‘la persona che sono stasera’.restituisca alla vita un senso anche nelle notti d’inverno. L’inverno della vita

E dunque che Estate sia.



Forever young.

(foto sherazade)

Donne e motori

Seppure da una angolatura diametralmente opposta all’immaginario maschile tutto sessuale, il binomio donne e motori mi rappresenta.
Certamente, le donne le vivo alla Thelma e Louise: complici,amiche, sempre stupefacenti, stronze, antagoniste. Al primo anno di università mi sono lasciata innamorare ed ho amato follemente una mia coetanea ed è stato bello e brutto allo stesso tempo perché tra noi c’era una differenza di fondo che io avvertivo e subivo attraverso il suo fascino, il suo essere – credevo allora – disinibita.
Luce riflessa. Altri tempi, chissà.

Dunque i motori. In uno stop and go tipico delle ore di punta, qualche giorno fa, stanca, sulla mia C1 tra mille suoni sono stata attratta da un borbottio ringhioso e profondo un po’ da leone scontento, affamato.
Fa capolino sul retrovisore e mi si affianca una Ferrari California bianca
Ferrari

ma il traffico era rallentato ed io mi godevo quel ronfare sordo: un antico ricordo a quando S. entrò nella nostra vita tra i timori e le ansie di mia madre.
Presto divenne il nostro (di mio fratello e mio) padre di riferimento e forse il ‘modello’ dei miei futuri compagni. Molto bello perché allora i piloti dell’aereonautica militare ‘dovevano’ essere alti, eleganti nei modi e soprattutto belli. Top gun ante litteram che mi conquistò soprattutto per un altro motivo.
Arrivava su di una Lancia Spitfire decappottabile
Spitfire

‘fichissima’ con la quale ci scarrozzava tutti e quattro, il vento tra i capelli, lungo la strada che portava ai lago di Avigliana dove si passava il pomeriggio.

Ma come se questo non bastasse era capitano pilota di C119 i cosiddetti ‘vagoni volanti’
C119

Ce n’era di che anche per una bimbetta infiocchettata.

Troppo presto S. è volato altissimo fino ad essere invisibile quando in una missione di peace keeping abbatterono il suo aereo (e morirono tutti) ed io sono cresciuta facendo radicare la sua passione per i motori.

Dopo avere lavorato qualche tempo alla Alfa Romeo di Los Angeles sono rientrata a Roma portandomi una meravigliosa Giulietta spyder
Giulietta

e ci sono scesa soltanto due anni dopo quando ormai prossima al parto era diventato difficile, fastidioso e pericoloso lo sfregamento del volante sul pancione.

E se riuscite a immaginarmi provate un po’ a mettere accanto a questa molto gravida giovane donna una biondissima levriera afgana, Perla
levriero-afgano-19081715

dono di addio di un innamorato abbandonato . Davvero una vera fanatica. E allora?
Correva l’anno… oggi ‘ruzzico, come si dice a Roma su una piccola C1
c1braccialetti

scelta con gran cura e secondo criteri di un utilizzo razionale, vezzeggiata come un gioiellino tanto che, in mezzo al traffico, arriva a fare la furbetta con una Ferrari e sul sedile del passeggero dell’ormai attempata ex velleitaria fanciulla scruta l’orizzonte la magnica Sally-ina
C1sally

Donne e motori e tanta vita.

(foto dal web e di sherazade)

BARBRA STREISAND – THE WAY WE WERE https://youtu.be/zHHB4xh-Mvo

un’anima bella

Internet è magia pura, sublimazione dell’impossibile.

Ti rende ubiquo. Sei in Australia e contemporaneamente a Sabaudia.
Sei sposato con prole e nello stesso tempo innamorato (s)perso chè niente cospira più dell’immediatezza del mezzo per congiungere seppur lontanissimi sospiri d’amore.

S’ incontrarono a metà giugno ad un corso di aggiornamento farmaceutico. Entrambi titolari di farmacia, scoprirono in seguito,  con amici o comunque conoscenti comuni.
Il terzo giorno del corso lui, galantemente si offerse, eggià pioveva anche l’anno scorso, di accompagnarla a casa. Il quarto giorno la invitò a cena e il quinto, ultimo giorno, lei se lo porto nel suo letto.

Presto fu metà luglio, erano innamoratissimi e soprattutto inseparabili.  Chiuse le rispettive farmacie cominciava la loro estate d’amore ma .. il ma è che lui con il cuore in mano la pose di fronte ad un dilemma.
Prima di conoscerla, anzi già a marzo, con un amico avevano progettato e prenotato il mese di agosto in Australia!!!. Che fare ora? Personalmente non si sentiva di lasciarlo solo e, anche, di perdere parecchi soldi che sarebbero stati il meno rispetto alla gioia di stare insieme a lei.  già e  l’amico?
Ebbene lei decise generosamente che NO! Lui sarebbe partito e si sarebbero scritti ogni giorno via e-mail.

Le lettere arrivarono giorno dopo giorno con dovizia di particolari e istantane dai canguri ai pappagalli, gli aborigeni, le spiagge assolate gioia dei surfisti, i selfie di lui con i capelli al vento, lui abbronzato, lui che le mandava un bacio.

Che meraviglia l’Australia ma come bruciava la lontananza.

Lei a distanza di qualche giorno dall’agognato ricongiungimento uscì a cena con amici ed incontrano altri amici di amici. Soliti discorsi e a un certo punto lei disse che per partire qualche giorno aspettava che lui tornasse dall’Australia. Lui chi? … lui lui? Ma non è possibile! È a Sabaudia con la moglie!

Fu il gelo ad agosto.

Lei tornò a casa ricevette per alcuni giorni le sue lettere d’amore con il countdown dei giorni che mancavano … meno uno … ci siamo! “Arrivo stasera tardi, i bagagli, una cosa e l’altra si fa tardi vengo direttamente io da te” e il resto furono parole d’amore e di desiderio.

Attaccato alla porta trovò  un foglio 4 x 4

“Parto per l’Australia. Tu torna da dove sei venuto: a Sabaudia.”

Lei poi andò davvero in Australia l’anno successivo e si rese conto che era come se ci fosse già stata. Lui la teneva per mano, non c’era ma era come se ci fosse.
Questa è una storia vera di quelle che possono accadere soltanto in estate e soltanto se si ha una forte dose di faccia di tolla come quella di lui e la straordinaria capacità di fare affiorare e raccogliere i sentimenti migliori di una oggettivamente brutta esperienza. Lei in questo fu  maestra.

Un’anima bella.

ps mi farebbe piacere se passaste da  Miriam che ha ribloggato questo mio post  integrandolo e rendendolo più completo. Grazie a Miriam e a voi.
http://sfioccarelenuvole.wordpress.com/2014/08/21/un-anima-bella/

gazpacho

DOMENICA 15 GIUGNO…PIOVE NEL MIO GIARDINO

Nella cucina spagnola, il GAZPACHO (pronuncia: gazpàcio) è una zuppa fredda a base di verdure crude, molto apprezzata d’estate in regioni calde come l’Andalusia. Gli ingredienti principali sono tradizionalmente peperoni, pomodori, cetrioli e cipolla, arricchiti di volta in volta con erbe aromatiche differenti. Immancabile il pane raffermo, ammorbidito in acqua, che rende cremoso il composto.
Una gaffe piuttosto comune per i profani, particolarmente sfruttata in film e fiction, è lamentarsi perché “la zuppa è fredda”.
Nel film “Soul Kitchen” di Fathi Akin un cliente chiede testualmente di scaldarlo. Il gazpacho torna al cliente portato dallo chef che, “gentilmente”, spiega come nella ricetta tradizionale spagnola vada servito freddo.
Il GAZPACHO e comunque un piatto prettamente estivo e va mangiato freddo talvolta addirittura con cubetti di ghiaccio e accompagnato crostini di pane con uova sode. Viene anche usato come aperitivo servito in bicchiere, come energetico rinfrescante ed è questa la versione che io preferisco perché mi ricorda un bellissimo, indimenticabile per odori, ardori e colori, viaggio in Andalusia o meglio a Granada ovvero la città tra le altre città oltre Roma dove credo potrei volere andare a vivere.
Aperitivo al GAZPACHO
Ingredienti per 6-8 persone:
8 pomodori
2 cetrioli
1 peperone rosso grande
1 cipolla piccola
1 spicchio d’aglio grande
1 bottiglietta da 250 gr di salsa di pomodoro
1 cucchiaino di salsa piccante Westchester-
¼ di bicchiere di succo di limone
½ bicchiere di aceto di vino rosso
3 cucchiaini di sale
1 cucchiaino di peperoncino
1 cucchiaino di paprika
1 avocado
Affettate cetrioli, pomodori, peperoni e cipolla. Tritate nel mixer l’aglio. Aggiungete poi i restanti ingredienti e frullate il tutto fino ad ottenere una crema morbida da conservare in frigo dalle 4 alle 8 ore.

Cesaria Evora non manca mai perchè è una delle mie cantanti preferite dalla voce dolorosamente suadente, ambasciatrice mai altezzosa del suo Paese, Capo Verde. E’ morta un paio di anni fa ma perfortuna ho avuto modo di sentirla a Roma incontra il mondo un paio di volte.

Voilà| per quasi l’ ora di cena, quando il sole comincia a cedere all’arietta della sera e gli amici arrivano freschi e ringalluzziti dal pensiero della buona compagnia, il GAZPACHO fa il suo ingresso trionfale servito come aperitivo, in un bicchiere anziché in un piatto fondo o in una ciotola.

Tutto il resto è gioia (mentre a Roma la pioggia evapora prima di toccare terra)

Followers croce e delizia

‘Come briciole di Pollicino’

Il 26 aprile del 2012 scrivevo questo post che riporto, tagliato:

“Per un caro amico che se ne và alla chetichella.
(…..) Trasferirmi da Monte Mario a Monte Sacro fu per me un trauma.
(….)E proprio accanto al portone c’era il Sor Renato con la sua officina per motocicli, impagabile negli anni.
(…..)Noi prendemmo possesso della casa a febbraio e il 31 dicembre dello stesso anno suo figlio sedicenne, Davide, tornando a casa fu investito dall’ autobus e morì sul colpo. Questo fatto tragico fece da collante.
(…..) Morì mia mamma e non so come, erano i giorni di Pasqua) gli raccontai che lei, pur non credente, la domenica delle Palme dava a noi figli un rametto di ulivo benedetto che io custodivo di anno in anno nel portafoglio. L’anno seguente, e da allora ogni lunedì dopo la domenica delle Palme, io trovavo sul parabrezza del motorino o della macchina un rametto di ulivo. In silenzio ci abbracciavamo mentre lui grande e grosso si schermiva, entrambi presi dall’ emozione .
Anche quest’anno ho avuto il mio rametto d’ulivo ma me lo ha dato in mano burberamente perché non era riuscito a trovare la mia macchina.
Il lunedì successivo la serranda è restata chiusa.
Oggi ci sono stati i funerali e la chiesa traboccava di corone di fiori e di persone.
(…..) Non è necessario essere grandi uomini (o donne), per essere amati e ricordati è sufficiente lasciare come Pollicino tante bricioline che portano al cuore di chi resta.”

“a tenerezza di un uomo gentile.

E’ PASSATO UN ANNO DA QUANDO il Sor Renato ci ha lasciato, eppure, ieri, domenica delle Palme, io ho trovato sul parabrezza della mia auto il ramoscello di ulivo. E’ vero che il sor Renato veniva un po’ additato come il gazzettino della nostra via ma qualcuno deve essere stato il destinatario di questa mia confidenza e quel qualcuno (che poi ho scoperto essere il falegname) con il suo gesto ha voluto ricordare un uomo gentile compiendo un innegabile gesto di te-ne-rez-za nei miei confronti.”

 

Trascrivo questo, oggi, di nuovo domenica delle Palme, 2014, rimarcando che allora questo mio pensiero piacque a 7 di voi e ricevetti ‘soltanto’ 13 commenti incluse le mie risposte.

Perché lo dico? Perché ho ancora nella mente le parole con cui un amico (ma amico nella blog sfera forse può suonare un po’ una forzatura) mi ha informata che avrebbe smesso di scrivere sul suo blog perché al di là di fatti contingenti, soprattutto non ha trovato nel blog nell’ arco di tre anni (contro i miei oltre 12) quello scambio fruttuoso di idee che si aspettava ma anzi la malafede (ma anche questa è una parola grossa) di chi ti si avvicina, pone i suoi Mi piace senza leggere, per aumentare i suoi followers e poi sparisce, gratificazione dei numeri.
Per me ci può stare tutto e certamente ognuno di noi, almeno qui, penso possa agire come crede, essere o non essere sé stesso. E’ una individuale.

Io non mi aspetto niente ma certamente il tutto mi rallegra e scrivo le mie cose un po’ a margine delle mie giornate seguendo il flusso di un pensiero quale che sia forse anche un po’ pigramente perché questo mio spazio possa essere una piccola agorà aperta dove io – un po’ scioccamente prendendomi in giro – offro i miei ‘baci e abbracci’ per darle una connotazione meno astratta. Sia ben chiaro non abbraccio e bacio chiunque io incontri a Piazza del Parlamento (specialmente di ‘sti tempi bui).
Le persone che seguo più o meno assiduamente sono quelle che mi trasmettono sensazioni senza troppe arzigogolature. Lo ammetto, pratico fino in fondo l’ossimoro ‘profondità nella leggerezza’. Mi interessano i gusti e le motivazioni di chi ‘posta’ un film o anche solo un’immagine. Non so nulla di cibo ma leggo molte ricette.

E qui mi permetto di scomodare Pietro Ingrao e riportare un suo passaggio che potrebbe adattarsi a noi internauti;

“….Se volete c’è una convinzione più di fondo che mi porto dentro da lungo tempo: che noi ci trasformiamo con gli altri, gli altri sono diversi e sparsi e in cerca. Tutti siamo sparsi.”

In 12 anni rileggendo i vecchi post ed i relativi commenti mi rendo conto di quante per-so-ne ho incrociato, sempre amichevolmente, ognuna con le proprie preferenze, in tempi diversi.
La chiusura di Splinder e il successivo passaggio su WP non è stato indolore eppure eccomi qui con alcune amiche e amici veri che conto li racchiudo nelle dita di una mano, ma ci sono anche i singoli contributi sempre ben venuti e  per quel che durano, senza acrimonia, senza retro pensieri. C’è sempre tempo di ritrovarsi.

Oggi è domenica delle Palme, io ticchetto più a lungo del solito e sono un po’ stanca eppure anche la sola persona che vorrà condividere questo mio ricordo del Sor Renato e le ingarbugliate riflessioni sul senso dello scrivere qui e ora, quella singola persona nel momento che mi legge e la leggo mi è amica.