Balla con me molto teneramente e balla con me per tanto tempo
We’re both of us beneath our love, we’re both of us above
Siamo tutti e due al di sotto del nostro amore e ne siamo al di sopra
Racconta Leonard Cohen:
” ‘Dance me to the End Of Love’ mi è venuta in mente sapendo che in alcuni campi di concentramento, vicino ai forni crematori, un quartetto d’archi era obbligato ad esibirsi mentre l’orrore veniva perpetrato, ed erano loro stessi le persone il cui destino faceva parte di quell’orrore.
[. . .]
Ma è lo stesso linguaggio che usiamo per arrenderci al nostro amore, così non è importante che tutti conoscano la genesi della canzone, perchè se il linguaggio viene da quell’appassionata risorsa, sarà in grado di abbracciare ogni attività appasionata.”
Per quanto poco abbiamo – qualcosa molto più di altri – l’unico modo per me di essere grata è di sorridere, facciamolo insieme!
Buone feste amiche care e amici.
Teniamoci strettistretti anzi di più🌲🌲🌲💚
“Hi ! Thank you so much visiting my blog i deeply appreciate it.
shera 🌹”
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Responder:
Elena lalylay
31 MAYO, 2019 EN 6:38 PM
“YOU DON´T VOTE ME, I DON´T FOLLOW YOU”
Responder:
sherazade
31 MAYO, 2019 EN 8:13 PM
“no problem at all
take care”.
In soldoni la blogger in questione in modo piuttosto maleducato (perché sappiamo tutti che il maiuscolo corrisponde a urlare) mi ha risposto:
“Io non ti seguo se tu non segui me!!! ”
Ecco, tirate voi le conclusioni.
Mettetemi all’indice, fustigatemi, cancellatemi. Non so come la pensiate voi riguardo a: ” Tanti Followers tanto onore” personalmente mi è indifferente fermo restando che aldilà del seguire leggo e commento moltissimi blog , sicuramente in modo un po’ discontinuo perché – credo – per chi non vuole essere la Ferragni o il Fedez della situazione la vita é fatta di molto altro da seguire.
E adesso musica bella potente Led Zeppelin 4ever! che ci dia una bella carica per il fine settimana.
I’m gonna give you my love
I’m gonna give you my love
Teniamoci strettistretti.. Anzi strettissimi nel fine settimana concediamoci un sorriso 🌹
Siamo sempre presi dà mille impicci che dirottano e spesso motivano la nostra indifferenza che si autoassolve.
Ma in effetti c’è qualcosa che possiamo fare di gratificante e senza fatica, senza scusanti ed è la gentilezza che come diceva Wolfang Goethe è “la catena d’oro che tiene insieme la società.”
Goethe spiegava che essere gentili, come dice l’etimologia della parola stessa, equivale a trattare chiunque come se appartenesse alla nostra stessa gente come uno di famiglia.
Gentilezza ! Quest’anno nel mio giardino Si è affacciato un piccolo pettirosso, cosa rarissima per Roma. Gradiva molto i chicchi di riso ed ora il mangime che gli ho comprato. … poca cosa ma a me rallegra il cuore.
Tanta serenità per tutti in questo 2019.
Un bel salto nel 2019 tenendoci strettistretti anzi strettissimi!
“Rileggerti in commento a un mio post è fare un salto indietro del tempo di una quindicina d’anni.
Accipicchia Shera cara, qui si fa un patto col diavolo e si conservano i ritratti in soffitta.
Grazie di esistere! ”
Già proprio così “Grazie di esistere” di esistere in un luogo non luogo dove tutto può accadere ma diversamente non sarebbe possibile.
15 anni (e oltre per me) di blog, molti meno per la mia dolceamica che a un certo punto ha desistito e finalmente torna.
Il dialogo tra noi non si è mai interrotto e l’amicizia è diventata ‘reale’ non più un like o un commento, tanti commenti che via via hanno disegnato le nostre reciproche personalità.
Il segreto di Pulcinella che mi sento di condividere e che è vincente nei rapporti di blog è quello di essere sempre sé stessi e Non travisare la realtà. Alla fine i nodi vengono al pettine e non ci si fa una gran bella figura al contrario la sincerità porta a nuove conoscenze e nuove amicizie e tra queste alcune diventano davvero preziose.
Torna allora una domanda tormentone che rimbalza abbastanza spesso e a dire il vero da un po’ di tempo è scomparsa:
” Perché un blog? Cosa ti ha spinto ad aprire un blog”.
Per me è presto detto inizialmente è stata una sfida con me stessa non certo velleità di scrittrice e ancora meno la pretesa essere esperta in qualcosa.
Negli anni 2000, lo dico apertamente, tenere un blog faceva un po’ ‘figo’ la connessione era costosa e inaffidabile, non c’erano ancora i quotidiani on line e i pochi blog onosciuti erano quelli di alcuni opinionisti.
Si ‘testava’ l’impatto.
In questo contesto io ho deciso di sconfiggere la mia ignoranza e la mia paura e ho cominciato a destreggiarmi nel meccanismo.
Ho aspettato mesi prima che comparisse un primo commento e fu subito amore. E come per le ciliegie il sapor dolce /asprigno la tentazione a continuare.
Un’esperienza totalmente gratificante salvo piccole delusioni che devono essere messe sempre e comunque in conto ovunque noi ci si muova.
Sarà una bella sorpresa ve lo assicuro seguire il blog di
Aprire un blog nel lontano anno 2000 è stata per me una sfida non tanto alla mia immaginazione quanto alla tecnologia. Diciamo che i blog amatoriali erano ancora poco ‘frequentati’ e le testate giornalistiche appena approdate on line li stavano ancora sperimentando.
I miei primissimi post sono finiti nel gorgo con la chiusura improvvisa della prima piattaforma, quelli su Splinder un parte già archiviati stanno in una cartella del pc, dal 2006 in poi in (relativa) bella mostra su questo sito.
Capita che a volte un like mi riporti agli anni passati e mi stupisco io stessa della simpatia e dell’affettuosità di taluni commenti e dell’amicizia che via via è venuta a crearsi uscendo da questa agorà virtuale. Ci sono i fuochi di paglia, gli innamoramenti a scadenza ma i miei followers, poco sotto i mille, non sono mia del tutto spariti o scemati. Aumentano. Da molto tempo non riesco più a ‘pareggiare i conti’ e me ne dispiace.
Perché ne parlo?
Ripeto, il mio è stato un braccio di ferro con la tecnologia non una prova sulle mie capacità di scrivana. Non avevo e non ho tutt’ora, per scelta. una linea precisa da seguire.
Un fratello è già scrittore, un altro compone musica io che non mi sento la sorella di gestisco il mio blog con leggerezza prendendo spunti o inventando. Una semplice foto di Sally vuole e deve essere interpretata come un saluto, una canzone come la condivisione di uno stato d’animo. Mi piace ricordare alcune date ma sempre in modo schematico un po’ come la campanella del pranzo e il profumo del pane fresco in tavola.
Twitter ha avuto la genialità di provare che 140 caratteri possono essere perfetti per esprimere un pensiero compiuto. Al mio blog ho dato, salvo eccezioni, il diktat della giusta brevità.
Provengo da una scuola assai dura di lavoro che mi imponeva di leggere molto, testi scientifici, saggi, conferenze, articoli per riassumere il tutto – come diceva con leggerezza il mio Capo – in mezza paginetta.
Di nuovo perché?
Leggere di alcuni blogger che ancora danno giudizi e valutazioni in termini di bella scrittura e compiutezza mi ha indispettito, la trovo una forma di snobismo e di poca apertura mentale.
Un’amica pubblica a scadenza più o meno settimanale un fotografia il cui titolo è di per sé un poema; c’è chi porge sonorità magnetiche e chi ci tramanda una ricetta densa di ricordi. Ci sono piccoli versi profondi, poesie invidiabili che lasciano senza fiato, letture consigliate e film imperdibili. Poi ci stanno anche i veri scrittori ed è un piacere leggerli questo è indubbio.
Ma per favore che ognuno, almeno qui, sia libero. Diamoci la reciproca possibilità di non sentirci giudicati.
A me di voi basta una parola, l’idea di un profumo, il piacere di continuare a disegnarvi e conoscervi, e farmi conoscere, un po’ come quel giochino della Settimana enigmistica : puntino dopo puntino.
Ho tanti pensieri che mi frullano per la testa purtroppo forieri di tristezza e di uno scoramento che sbiadisce ogni positività che vada oltre ad un sentire molto personale che passa attraverso la mia rosa sbocciata a onorare la prima bella giornata di un’ottobrata romana che si prospetta luminosa
vissuta, ora, con la sensazione di piacevolezza che mi da il mio corpo dopo un’ora di palestra e una doccia ‘caciarona’ tra donne niente affatto modelle…
Di cosa potrei scrivere? ecco che mi arriva l’avviso della pubblicazione di un amico, non un follower o un amico tanto per. Ricchezze inaspettate che riserva il web quando di crea empatia anche attraverso un aggettivo o una sola virgola messa al posto giusto come un buffetto sulla guancia.
Ovunque uomini orchi, violenti e prevaricatori, protagonisti negativi, spesso fanno ombra a tutti quegli uomini sensibili e generosi che incrociamo in mille occasioni. Potrebbero non essere ‘giusti’ per noi ma nulla leva alla loro onestà, alla generosità di sentimenti.
Ed è leggendo questo amico che non ho trovato più nulla da dire e mi sono guardata bene dal buttar giù qualcosa che non fosse (sia?) un ringraziamento a tutti voi per la serenità che mi procura l’idea che silenziosamente tanti mani amiche in qualche momento e chissà da dove mi ticchettino un saluto, mi regalino l’inaspettata condivisione dei loro pensieri e delle loro passioni.
Teniamoci strettistretti. Un abbraccio circolare per voi.
Foto sherazade – Rosa e camelia rosa del mio giardino, Sally del mio cuore
L’amico di cui parlo è il Barman e lo trovate qui : https://antoniobianchetti.wordpress.com
Due volte all’anno soprattutto dopo l’estate dove le finestre aperte (e Sally) fanno entrare una doppia dose di polvere e foglioline che non sempre restano sul pavimento, occorre spolverare tutti i libri e soprattutto quelli della libreria in ingresso che si trova tra due fuochi: la porta di casa e la finestra che dà sul giardino.
Per i piani che toccano il soffitto serve la scale e un aiuto, scendendo mi piace farlo da sola ed è un’occasione per accarezzare i libri , miei e di mia madre, uno ad uno. Di mia madre, e prima ancora di mia nonna, ecco qui
La scienza in cucina e l’arte di mangiar bene, scritto alla fine dell’Ottocento da Pellegrino Artusi; è uno dei libri più importanti della cucina italiana perché è ricco di dissertazioni, lega spunti linguistici a una prosa limpida e le sue ricette diventano discorso che si snodano semplici.
Vado a cercare la ricetta degli spaghetti alla Carbonara mangiati la sera prima e ottimamente cucinati. Pecorino o Parmigiano oppure misto o? Trovo qui la ricetta e poi, non contenta, volendo confrontarla in rete spuntano alcune teorie sulla sua origine e ve le riporto perché forse vi piacerà conoscerle.
“La pasta alla carbonara è una delle ricette più storpiate fuori e dentro i confini italiani. La maggior parte dei ricettari non ne testimonia la presenza sino al 1930. . . . tra le possibili versioni della sua origine, ci piace credere a una stretta parentela con gli Stati Uniti: si inizia a vederla menzionata dopo la liberazione di Roma del 1944. Forse fu proprio in quel periodo che comparve il bacon (pancetta affumicata) insieme alle buste liofilizzate di uova portate dalle truppe USA.
Ma i più nazionalisti – e romantici – non sono d’accordo. Secondo loro la carbonara sarebbe l’evoluzione del “cacio e ova”, di impronta laziale e abruzzese, e prenderebbe il nome dai boscaioli che andavano sugli Appennini a fare carbone con la legna. Di certo nessun esperto di ricette tradizionali userebbe bacon o la pancetta (entrambi ricavati dal ventre dell’animale): la vera ricetta prevede il guanciale, proprio la guancia del suino, con alta quantità di muscolo e bassa quantità di grasso pregiato.”
La ricetta originale prevede l’utilizzo del guanciale (e non della pancetta), tagliato a listarelle non troppo fini e messo a rosolare fino a che non diventa croccante.
Poi bisogna mettere in una ciotola e sbattere quattro tuorli d’uovo (per quattro persone) un uovo intero, il pecorino grattugiato, il sale e il pepe, aggiungere il guanciale appena fatto e mettere a riposare il composto in una ciotola.
Dopo avere cotto gli spaghetti, scolarli al dente e metterli nella ciotola con un cucchiaio di acqua di cottura, visto che il calore della pasta appena scolata farà addensare il composto. Il tocco finale è l’aggiunta di altro pecorino grattugiato a fresco e un ulteriore pizzico di pepe che a tutti gli effetti è ingrediente essenziale.
Personalmente sposerei la mia Carbonara esperimento riuscito!) con un vino laziale come il Bianco Capena Siperiore Secco o se vi piace il friccicore in bocca penserei a un Cerveteri Bianco Frizzante entrambi rigorosamente Doc.
Sally è già pronta con la sua ciotolina per un assaggio! Ordunque cosa aspettate?
Un abbraccio circolare e un sereno fine settimana.