” I bambini furono tra i più esposti alle violenze dell’ Olocausto.
In tutto, si calcola che (cifra per difetto) un milione e mezzo di bambini e ragazzi sia stato ucciso dai Nazisti e dai loro fiancheggiatori.
Di queste giovani vittime, più di un milione erano Ebrei, mentre le altre decine di migliaia erano Rom (Zingari), Polacci e Sovietici che vivevano nelle zone occupate dalla Germania, nonché bambini tedeschi con handicap fisici e/o mentali provenienti dagli Istituti di cura
Il destino dei bambini, Ebrei e non-Ebrei, poteva seguire diverse vie:
1) i bambini venivano uccisi immediatamente, al loro arrivo nei campi di sterminio: 2) potevano venir uccisi subito dopo la nascita, o mentre si trovavano ancora negli Istituti che li ospitavano; 3) i bambini nati nei ghetti e nei campi potevano sopravvivere quando gli altri prigionieri li nascondevano; 4) i bambini maggiori di 12 anni venivano destinati al lavoro forzato o erano usati per esperimenti medici; 5) infine, vi furono i bambini uccisi durante le operazioni di rappresaglia o quelle contro i gruppi partigiani.”
shmm. Org )
Di testimonianze e racconti, importanti e approfonditi su questa Giornata della Memoria avremo dodo di ascoltarne molti.
Ricordiamo! e soprattutto non perdiamo occasione, quale che sia, per ricordare ai nostri bambini e ai nostri giovani di sapere mettere frutto bene le loro vite perché questo è onorare quei loro coetanei strappati alla vita.
La prima cosa da sapere è che i curdi sono la quarta etnia più grande del Medio Oriente, sono tra 25 e 35 milioni di persone: e non hanno uno Stato, anche se lo vorrebbero. Oggi la gran parte dei curdi è distribuita in cinque paesi – Iraq, Siria, Turchia, Iran e Armenia – ed è musulmana sunnita, ma c’è grande varietà. Non ha molto senso guardare ai curdi come a un blocco monolitico, perché ogni gruppo nazionale ha le sue priorità e i suoi alleati. Quelli che c’entrano con la guerra in Siria sono tre: i curdi turchi, i curdi siriani e i curdi iracheni, che insieme hanno combattuto contro l’ISIS.
Foto dal Web
“Dobbiamo avere coscienza che abitiamo un immenso cimitero.”
Aldo Capitini,
Aldo Capitini è stato un filosofo, politico, antifascista, ideatore della Marcia per la Pace Perugia-Assisi e da qui la meravigliosa bandiera dietro la quale per ben due volte anche io insieme a 80/100 mila persone ho marciato per i 24 km che separano le due cittadine. Accanto a me grande amico morto prematuramente Tom Benetollo attivista e poi immaginifico presidente dell’Arci di cui ho scritto (autocitazione!)il primo aprile del 2015.
Aldo Capitini fu uno tra i primi in Italia a cogliere e a teorizzare il pensiero nonviolento di Gandhi.
Un sereno fine settimana strettistretti per creare un filo sottile di speranza a circondarci.
Io non so come sia successo ( o meglio credo di saperlo, purtroppo)
ma dopo anni e anni che mi ostino a fermarmi – anche se il semaforo è verde – se la macchina che mi precede non ha superato l’incrocio, al millesimo “E daje!” “Datte ‘na mossa!” “‘nnamo che se fa notte!” … lo ammetto io che sono una che quando inveisce il peggio che dico é IMBECILLE ebbene questa volta inconsciamente ho stretto forte le mani sul volante e tra i denti ho sibilato :
“Ma che CA’ZZO !!!”
Roma è diventata una città invivibile e incivile. L’aria che si respira è carica di tensione, la convivenza spesso degenera in violenza se va bene verbale anche se poi scripta manent!
Sally ne è portatrice sana ! ! !
Il cielo si è fatto scuro scuro certamente pioverà anche per questo fine settimana…
meglio così ci terremo ancor più strettistretti anzi strettissimi con uno sguardo (ansioso) ai dati elettorali 💙
Preferisco questa versione con piu mortente di Tom all’originale di Neil sorry!Paul Young e voi?
“CICLONE ATLANTICO, POI CALDO FINO ALLA FINE DEL MESE . E’ giunta la parte avanzata di un vortice di origine nordatlantica”
Mio fratello piccolo sta come sta e a chi vorrà potrà cercare qua e là, mentre mio fratello grande sono io che non so se è qua o là o fors’anche ubiquo perché se l’andare degli anni a me ha fatto l’effetto di ammorbidente mitigando certe mie asperità da istrice, a lui ‘st’anni certamente l’ hanno infeltrito in una sua centri-fuga solitaria.
Ora se un caro amico soltanto pochi giorni fa paventava gli inciampi dei suoi primi 70 anni, io credo che arrivi un momento imprecisato, spesso addirittura anticipato, nel quale il minimo squilibrio sposta psicologicamente quel ‘la sottile linea rossa’ e…patapuffete.
“C’è una sottile linea rossa che separa il sano dal pazzo. C’è una sottile linea rossa che separa il paradiso dall’inferno, la vita dalla morte. C’è una sottile linea rossa che separa il bene dal male, la pace dalla guerra. O meglio, c’era una sottile linea rossa ed ora non c’è più.” (R. Kipling)
Brusca virata del post su questo bellissimo tra i moltissimi film di cui sono stenue sostenitrice, di Terrence Malick – del 1998 – che fu presentato dalla critica come risposta alternativa alla crudezza violenta, non che ogni guerra non ne sia indenne, de ‘Salvate il soldato Ryan’ film anch’esso del 1998 diretto da Steven Spielberg.
Credo che pochi sappiano che l’omonimo romanzo di James Jones, da cuiTerence Malick trasse il soggetto per la realizzazione del film, deve a sua volta il titolo al romanzo Tommydi Rudyard Kipling il cui racconto è inserito nella collezione Barrack-room Ballads e “La sottile linea rossa di eroi” si riferisce alle giubbe rosse delle divise militari della fanteria britannica. In particolare Kipling racconta la battaglia di Balaclava del 1854, denominata appunto ‘la sottile linea rossa’.
La poesia di questo film di guerra sta tutta nel profondo senso di pace che scaturisce dal rapporto dicotomico tra l’ imperturbabilità della natura e la scelleratezza distruttiva dell’uomo mentre la macchina da presa indugia sulla vitalità di quella parte di mondo inconsapevole tra la brezza del vento che muove le felci, lo scrociare dell’acqua, il cinguettio degli uccelli e più in là, parte integrante di un tutto un soldato che muore soffrendo, silenziosamente.
“Invitta fragilità
come lo gridi al mondo
fiore inzuppato di viola
come al vento tremando
dispieghi il tuo emblema”.
Pietro Ingrao ‘Il dubbio dei vinvitori’ Mondadori 1986
Teniamoci strettistretti: il freddo al cuore è faticosa da riscaldare. Buona settimana (e ‘speriamo che noi ce la caviamo’ ) !
Vivo a Roma, in zona Monte Sacro, dunque zona via Salaria. A circa 100 km da Rieti, forse meno in linea d’aria, dall’epicentro del terremoto di questa notte.
Grande paura, o meglio pauroso quanto è successo. Sally qualche secondo prima mi ha svegliato mugolando ed io ho pensato volesse stranamente uscire. Mi sono alzata per aprirle il giadino e sono letteralmente caduta a terra avendo perso l’equilibrio: ho pensato a un mio malore e nel frattempo si è svegliato anche mio figlio e il palazzo e le finestre si sono tutte illuminate…
Stamattina presto i dettagli, video, foto, testimonianze.
Il parallelo mi e arrivato facendo involontariamente affiorare altre immagini , altri luoghi: ” nessun luogo è lontano” (cit R.Bach) , alla guerra che gli uomini si fanno insensatamente e le catastrofi altrettanto devastanti, inaspettate, che pone in essere sempre più spesso la Natura.
Perche?
Bambini di Aleppo
fuga dalla guerra in Siria
fuga dal terremoto ad Amatrice, oggi 24 agosto 2016
Disperazione italiana tra le macerie, Amatrice
Disperazione tra le macerie di Aleppo, Siria
Un quadro irreale queste tre donne italiane e cane, Amatrice
Avevo in mente una deliziosa ricetta fresca fresca perché qui a Roma il tempo si è messo al molto bello e viene voglia diccose stuzzicanti… Rimandiamo perché un ronzio occupa la mia testa da un paio di giorni e devo sapere cosa ne pensate voi.
Mi giunge notizia di un nuovo follower su Twitter. Bene, mi fa piacere perché per seguire me che sono abbastanza incostante ci vuole coraggio. Vado a vedere il profilo e la pagina del baldo giovinotto del 1992 e sì, insomma leggo:
“Pretendo per tutti noi un’#Italia migliore, forte, giusta, onesta, sicura, meritocratica. E voglio crearla, arrestando crisi e decadenza.”
Idee chiare che esprimono buona volonta e determinazione. Vado oltre ed ecco una sua risposta ad un altro tweet:
“Chi è quello scemo che sceglie di combattere per il proprio Paese quando all’estero gli danno vitto e alloggio gratis?”
Non mi sento di tacere e controbatto:
reny @renyrome 1 lug “Forse non le donne forse i bambini forse i vecchi forse i perseguitati? Brutta bestia il qualunquismo..”
@renyrome “Il qualunquismo lo fa lei. Son tutti vecchi, tutti bambini o donne? A me non pare. Non dimentichi, esistono donne combattenti”
‘Esistono le donne combattenti’! Ecco cosa mi era sfuggito o cosa sfugge ai più, le donne combattenti. Purtroppo noi, in Italia, siamo più avvezzi alle donne combattenti tra le lenzuola dei potenti o dei taroccati piuttosto che a quelle col kalashnikov.
Noi siamo ancora in grado, per nostra fortuna, di piangere una singola donna oltraggiata dal ‘suo’ uomo proprio perché non ha saputo combattere.
Ora questo scambio ad alto livello avveniva tra gli ultimi due gravi atti terroristici quello all’aereoporto di Istambul ( poca roba ormai siamo abituati ai morti al sangue, alla disperazione, alla paura…quella degli altri, all’ora di cena, prime time).
E’ possibile un mondo diverso? Questo mi sto chiedendo da tre giorni se il pensiero striscinate che si insinua è ‘restatevene a casa vostra, furbastri?
E provocatoriamente penso anche ai nostri giovani, ai tanti ‘cervelli in fuga’ che supportati dalle proprie famiglie partono a cercare il loro futuro altrove, non si può dire anche per loro che sono dei codardi e che dovrebbero restare e ‘combattere’ per la loro Patria?
“Sembra di sentirli. Sono i “passi affrettati” di Lhakpa, Aisha, Civita, Juliette, Amina, Teresa e Viollca, sette donne che raccontano esperienze di dolore e discriminazione.”
Inizia così la prefazione del libro ‘Passi Affrettati’, diventato anche pièce teatrale attraverso la quale Dacia Maraini dà voce a donne che, nonostante le distanze geografiche, le differenze culturali e sociali, restano prigioniere di tradizioni culturali arcaiche, di un matrimonio non voluto, di una famiglia violenta, di uno sfruttatore…continuo? in un mondo privo di dialogo e di rispetto.
Un mondo dove ancora oggi, essere donna significa avere paura. Donne senza parola.
“Condannata per aver ucciso l’uomo che voleva stuprarla.” La Repubblica, 25 ottobre 2014.
Paura dello stupro che ha spinto Reyhaneh a uccidere il suo violentatore e che, proprio oggi, dopo essere stata ‘regolarmente’ processata, con stupida arroganza, il suo paese, l’Iran, si è affrettato a giustiziare, la giustizia degli uomini, sì degli uomini, impiccandola.
In un mondo che brucia e si autodistrugge il sacrificio punitivo di una giovane donna di 26 anni lo rende forse migliore?
“Sorry” – “Mi dispiace”
Is all that you can’t say – è tutto quello che non riesci a dire
Years gone by and still – gli anni passano e tuttavia
Words don’t come easily – le parole non vengono fuori facilmente
Like “sorry”, like “sorry”… come “scusa”, come “scusa”…
‘Dallas Buyers Club’, di cui – mi cito, abbiate pazienza – ho parlato in un precedente post, sicuramente e il film migliore tra quelli che ho visto candidati agli Oscar.
Adesso mi vedo costretta ad ammettere che questo mio giudizio vacilla dopo ‘12 years a slave’ che li bypassa tutti, incluso l’osannato Scorsese di ‘The wolf of Wall Street’, diventando nella mia personale classifica miglior film dell’anno valendosi di due interpretazioni impeccabili come quella di Micheal Fassbender, schiavista schizzofrenico preda di crisi mistiche, (splendida forma recitativa che certo non emergeva in Shame) e Lupita Ngonyo, schiava ‘oggetto’ delle foje bestiali del padrone. Purtroppo per loro non potranno vincere l’Oscar perché si dovranno misurare con due mostri sacri come Jennifer Lawrence e Jared Leto in stato di grazia suprema. Forse potrebbe farcela, invece, Chiwetel Ejiofor nella parte del protagonista.
‘12 years a slave’ (per fortuna che si comincia sempre più a mantenere il titolo originario chè molti film stranieri vengono tradotti con formule improbabili e respingenti). Un racconto crudo/crudele basato sul romanzo autobiografico di Solomon Northup, interpretato, appunto, da un bravissimo Chiwetel Ejiofor che concorrerà all’ Oscar per il miglior attore protagonista con Leo Di Caprio ‘The wolf of Wall street, e il mio favorito Matthew Mcconaughey ‘Dallas buyers club’.
Vorrei aggiungere, qui, una mia personalissima considerazione rispetto a ‘12 years a slave’. Dopo aver visto questo film credo che ognuno di noi dovrebbe interrogarsi ancora sul concetto di ‘morale’, quella che attiene a quei valori non confutabili oggi e che sono il frutto di conquiste spesso dolorosissime operate nel tempo e non sempre e non ancora universalmente riconosciuti. Nessuna analisi può essere dogmatizzata ma soltanto analizzata, perché semplicemente non può esistere una scala di valori slegata dal momento storico in cui la si decifra. L’orrore, la violenza, la sopraffazione dell’uomo sull’uomo, il tema della schiavitù viene qui riletto alla perfezione sottolineando l’ineluttabilità del ‘ruolo’ in cui, ‘bianco’ e ‘negro’ si ritrovano a misurarsi.
Solomon, nato libero cittadino nello Stato di New York (anno 1841) rapito e venduto come schiavo al Sud, improvvisamente deve fare i conti con la sua sopravvivenza di schiavo e dunque adattarsi alla bestialità del nuovo status, fingersi ignorante, non fare trapelare la sua cultura e soprattutto non lasciare trapelare di sapere leggere e scrivere. La regia di Steve McQueen (Shame e Hunger ) con qualche lentezza, è perfetta nei silenzi e dunque inutile e fuorviante anche solo parlare di fare un paragone con Django di Tarantino, dove la spettacolarizzazione della schiavitù riconduce il film, appunto, al mo(n)do di vivere e realizzare i suoi progetti (di Tarantino!).
Che sia basato su una storia vera non importa. Nessuna morale né un finale consolatorio come ci si potrebbe aspetterebbe.
Il processo intentato da Salom Northup contro i suoi rapitori e aguzzini ha una conclusione desolante, nessun colpevole affidato alla giustizia ma una sola grande imputata: la Storia e fu proprio la ‘questione morale’ sullo schiavismo uno dei motivi scatenanti che portarono alla guerra di secessione americana e, a seguito della vittoria degli Stati dell’Unione, lo schiavismo divenne illegale in tutti gli USA, praticato ancora qualche anno clandestinamente e poco dopo definitivamente abolito.
Sappiatemi dire. Non lasciatemi sola con i miei concioni.
A noi vivi basta poco per lavarci le coscienze, qualche ‘clandestino’ morto affogato, ‘nsomma è poca cosa, si ripara in fretta. Lo sotterriaMo alla chetichella.
Servono le tragedie, i numeri. E quando, come ieri, 3 ottobre 2013, si palesa aglii occhi tutti (ben oltre le farse che si consumano nel nostro Parlamento), una vera e propria tragedia che contai oltre 200 morti allora, sì, qui solo un giorno di lutto nazionale può placare i buoni di spirito . Un pellegrinaggio di delegazioni in gramaglie e, stiamone, noi , dolorosamente certi, la questione ricomincerà ad essere strattonata e utilizzata da questa o quella parte politica. Proprio Tommasi di Lampedusa aveva già previsto tutto. Calerà il silenzio e fino alla prossima tragedia tutto tornerà come prima.
Ci fu la Turco-Napolitano (ed era di sx e non poteva funzionare) poi la Bossi-Fini (omen nomen) oggettivamente una cattiva legge che prevede tra l’altro il respingimento in mare e il reato di ‘concorso in ingresso illecito di clandestino’ per quanti. per lo più pescherecci, prestassero concorso ai malcapitati che tentano l’approdo sulle nostre terre.
Donne, donne con bambini tenuti in braccio o ancora dentro di loro, giovani uomini nei cui occhi si legge, solo per un attimo, la gioia di ‘avercela fatta’ più grande del dolore della loro terra abbandonata delle famiglie lasciate in balia di guerre e di fame.
Eccoli questi nostri ‘ temuti condestini’ , mangiapane a tradimento, tanto indesiderati, uomini e donne come noi con il sogno di (ri)guadagnarsi i PIACERI che rendono le nostre vite degne di essere vissute
PIACERI
Il primo sguardo dalla finestra al mattino
il vecchio libro ritrovato
volti entusiasti
neve, il mutare delle stagioni
il giornale
il cane
la dialettica
fare la doccia, nuotare
musica antica
scarpe comode
capire
musica moderna
scrivere, piantare
viaggiare
cantare
ESSERE GENTILI.
Ma voi non credete che sia meglio che io mi lasci andare a pensieri (stupidamente) bucolici che volano su ali leggere, piuttosto che fare ripiombare tutti noi in un mondo malsano e mefitico dove una donna contro un’altra donna sventola l’oltraggioso spauracchio dello stupro semplicemente perché quella sua sorella è diversa da lei per il colore della pelle?
Come può sentirsi una donna, ancorché intelligente, impegnata socialmente, ministro del nostro Governo e che per il Governo cura per l’appunto le Pari opportunità di noi donne nella società, se proprio un’altra donna ancorché stupida, rozza, ignorante, “in un momento di rabbia” invia attraverso un megafono come FB (ma quante schifezze hanno voce in questo libro faccia!) la proposta di stuprarla?
Ma che figura ci facciamo noi tutte e tutti se al nostro Paese non solo viene riconosciuto il primato del razzismo ma, ora, appesantito dall’aggravante di una ‘punizione’, di un’altra piaga, come lo stupro che tentiamo con ogni mezzo di contrastare cercando di insegnare soprattutto agli uomini il rispetto e la tolleranza? Sorellanza? ma di cosa parliamo. Dove la solidarietà del movimento di Se non ora quando?
Ecco, ho detto anche troppo con la certezza che il troppo non basti ancora e il silenzio sia la preghiera.