“non comprerei mai un libro di poesie….”
“mai coperto”
Questi sono stati due commenti che mi hanno lasciata basita leggendo l’ultimo post di mauro (lo troverete tra i miei link) su Jacques Prévert.
Ora mentre voglio immaginare che il ‘mai coperto’ possa essere una battuta ironica, un gioco in codice, con mauro riferito a un artista a tutto tondo come Prévert, asserire : ‘non comprerei mai un libro di poesie’ mi ha messo una grande tristezza e nello stesso tempo mi ha fatto sentire una privilegiata.
Sta piovendo, adesso, sento goccioloni lenti battere sul selciato e penso che anche la pioggia di una giornata qualunque (o di una ‘giornata uggiosa’) trova la sua esaltazione nelle parole di un poeta, sempre Prévert, ‘Barbara’:
Rappelle-toi Barbara
Il pleuvait sans cesse sur Brest ce jour-là
Et tu marchais souriante
Epanouie ravie ruisselante Sous la pluie
Rappelle-toi Barbara
Il pleuvait sans cesse sur Brest…
(E tu camminavi sorridente/Raggiante rapita grondante, sotto la pioggia …)
Penso che un raggio di sole, un’immensa felicità, un urlo di dolore, il nulla, tutto in natura, porti alla poesia e alla musica.
Si possono amare i cantautori italiani o stranieri senza rendersi conto della poesia dei loro testi?
Si può intraprendere un viaggio in Turchia (e così per ogni angolo del mondo) senza conoscere (o non leggere prima) i versi di Nazim Hikmet, ‘I tuoi occhi’:
‘I tuoi occhi i tuoi occhi i tuoi occhi
Così sono d’autunno i castagneti di Bursa
le foglie dopo la pioggia
e in ogni stagione e ad ogni ora, Istanbul.’
Viaggiare attraverso la nostra Italia e riconoscere nel paesaggio i versi di Pablo Neruda:
‘Corpo di donna, bianche colline, cosce bianche,
assomigli al mondo nel tuo gesto di abbandono.
Il mio corpo di rude contadino ti scava
e fa scaturire il figlio dal fondo della terra.
Sprofondare nella solitudine, e non sentirsi addosso i versi di Hermann Hesse
’Quando mi dai la tua piccola mano
Che tante cose mai dette esprime
Ti ho forse chiesto una sola volta
Se mi vuoi bene?
Non è il tuo amore che voglio
Voglio soltanto saperti vicina
E che muta e silenziosa
Di tanto in tanto, mi tenda la tua mano.’
Avere fame d’amore, come un ‘Eden’ forte e dirompente della la mia Emily Dickinson
Vieni adagio – Eden!
Labbra non abituate a Te –
Timide – suggono i tuoi Gelsomini –
Come la languente Ape –
Che raggiunge in ritardo la rosa,
e nella sua camera ronza –
valuta il nettare –
Entra – e nei Balsami si sperde.
Dunque perché dire a priori che la poesia ci è estranea se anche senza accorgercene ci imbeviamo di poesia quando guardando negli occhi una persona cara le sussurriamo ‘Ti voglio bene’?
Scusatemi per la presunzione e il pressappochismo ma lo dovevo dire, anche per giustificare a me stessa la fatica a ciclo continuo di spolverare uno a uno libri su libri e continuare a comperarne in libreria e sulle bancarelle per il gusto di stringerli in mano, fedeli compagni delle mie giornate, dei miei viaggi, passe-par-tout per il sonno, per i sogni.