Buoni propositi da coccodrilla.

Non sono mai stata né bionda nè di coscia lunga.
Lo sfizio del ‘ahhh biondaaa’ me lo sono tolto, il secondo non credo potrò mai.
Non ho ereditato la silhoutte longilinea della mia mamma ma la forma (anche se di tutto rispetto) delle donne un po’ anforette del sud.
Tra i molti doni una cara amica mi ha regalato un bellss paio di calze di Max Mara (color grigio fumo. Che morbidezza e che disegno!) ma quando ho guardato la taglia sono sbiancata: la 4!
Ossignur! sono dunque una sorta di donna cannone senza sottofondo di De Gregori e non volo ma piombo nello sconforto. Mi vede davvero cosi? “Sono” davvero così? La mia altalenante autostima – lei si –cala in picchiata di un buon 50%.
Le provo e..mi stanno giuste giuste.
Peggio mi sento.
E’ vero in questi giorni tutti in quanto al cibo facciamo (Epiiii – direbbe la Litizzetto – Epiii ma te le porti tutte via ‘ste feste?) dei piccoli stravizi che pagheremo (ed abbiamo anticipato in moneta sonante) in un paio di visibilissimi chiletti ma…insomma come mai le calze di 3, 4 anni fa – ad esempio quelle di lana con fiorellini colorati che mettevo a Charpocher, ed alcune ancora oggi – sono della seconda misura e mi entrano senza strippamenti? E così pure i vestiti e i pantaloni di taglia 44?
Ma perché la mia banalissima ‘medium’ è diventata una terrificante XL?
Tutto questo avrà a che vedere con i modelli anoressicandrogini che il perbenismo condanna ma che sottosotto la legge della moda esporta e impone? E se gli ‘Uomini preferiscono le bionde’ non è anche vero che un po’ di ciccetta non la dis-degnano affatto?
Perché ho cominciato questo discorso? Non ricordo. La mia capacità di concentrazione è inversamente proporzionale al tempo di riposo che mi sono presa. O forse, anche in questo, ho ecceduto giocando a Bestia o al Mercante in fiera?
Svelti, facciamo un esamino di coscienza. Siamo nell’anno nuovo, i giornali tuonano contro gli eccessi (a suo tempo debitamente fomentati), dobbiamo riprendere le nostre ‘sane’ abitudini di stare a dieta e badare al colesterolo, sisisi’, ri-prendere l’un due tre in palestrina ma – lo ammetto – mentre l’attività fisica alla fine della giornata, superato il rifiuto iniziale (chi me lo fa fare?) risulta salvifica, tornare ai rigori della dieta scanditi inesorabilmente da un frutto e lo yougurtino a pranzo, un secondo (carne o pesce, oppure 40grammi di formaggio magro) e contorno per cena con il solo ‘sgarro’ di un bicchiere di vino (io me lo prendo e guai a chi me ne priva) ora rosso ora bianco alla bisogna, ebbene, rende davvero funambolica la mia già precaria gioia di vivere.
Non sono una mangiona, anzi, ma il cibo per me è il tramite per stare bene in compagnia, per condividere un buon sapore, un pensiero serio o una risata. Ma non dico una cosa nuova. Non si organizzano forse da sempre incontri conviviali per predisporre l’ospite ad essere più malleabile rispetto a quanto gli si vuole estorcere? Non si cucina ‘mpressa mpressa’ il vitello grasso per segnare un evento indimenticabile (per il povero animale)?
Comunque. Non vi è anno nuovo senza buoni proponimenti. Il miei?
Vorrei tentare di prendere un po’ meno il motorino e cercare di camminare un po’ di più, evitare – aggiungo – l’ascensore andando in ufficio.
Vorrei sorridere benevolMENTE guardando al PD e pensare ‘ dai tempo al tempo, son ragazzi’ anche se poi i ragazzi hanno l’età mia e il tempo inizia che è già scaduto.
Vorrei potere anche quest’ anno guardarmi allo specchio e riconoscere senza arroganza che qualcosa di buono per cui vale la pena andare avanti mi appartiene. Come mi appartiene il bacio leggero della buona notte che mio figlio posa sulla mia fronte e che io gli restituisco al mattino svegliandolo.
Passo la parola scritta a voi e lascio carta bianca.
Allora? Insomma! Sono curiosa.