La crostata della Memoria

Roma, simbolo universale della cattolicità, in realtà è una città anche ebraica. Da più di duemila anni vive qui una comunità, la più antica, di ebrei della diaspora e non come ospite ma parte integrante della vita, della storia e della cultura di questa città. Senza la loro presenza Roma non sarebbe più la stessa.

Persino la tradizione gastronomica più antica e verace che unisce la cucina giudaico-romanesca ne risentirebbe. Niente più passeggiate fino al Forno del Ghetto per andare a comprare la crostata di ricotta e visciole, così amata dai tutti i romani che amano cenare in uno di quei ristorantini senza tralasciare le squisite polpettine al sedano che le insaporisce al posto del parmigiano essendo vietato mescolare carne e latte (parmigiano).

Il pane, ne vogliamo parlare?,  che  ha un posto speciale nella tradizione culinaria ebraica poiché considerato pietra miliare dell’alimentazione, quindi fondamento della vita, e che  richiede speciali benedizioni quando si consuma. Il pane del sabato si chiama challah e  di norma si prepara in casa e portarlo in tavola è una festa.

Io vorrei quest’anno ricordare e raccontare gli orrori dell’Olocausto attraverso il ‘piacere’ delle piccole cose quotidiane che dovrebbero fare da collante tra le genti e niente unisce di più del rituale del cibo. Il piacere dello stare insieme, del condividere l’ospitalità.

L’Olocausto ci ha restituito brandelli di uomini e donne, pochi bambini, scheletri baudelaireiani occhi affamati.

Ricetta originale della Crostata di ricotta e visciole (6 – 8 persone)

400 g farina;  240 gr di zucchero;  200 gr.di burro;  4 tuorli d’uovo;  scorza di limone;  un pizzico di sale,  400 gr di ricotta di pecora;  2 uova intere; 2 cucchiaini di sambuca o rum; 350 gr. confettura di visciole.

per la frolla:
400 g di farina;  200 g di zucchero;  200 g di burro;  4 uova, solo i tuorli; scorza di limone;
sale.
Preparare la frolla con gli ingredienti sopraelencati, farla riposare
per il ripieno:
400 g di ricotta romana di pecora; 140 g di zucchero; 2 uova ;2 cucchiai di sambuca o rum , a piacere; 1 barattolo di confettura di visciole, 350 g circa

Mescolare insieme tutti gli ingredienti per la crema di ricotta fino ad ottenere una crema perfettamente liscia.         Con parte della pasta frolla rivestire il fondo e i bordi di una tortiera (diametro 26 cm), fare uno strato di confettura quindi versarvi sopra la crema di ricotta. Con la pasta rimasta ricavare, con l’aiuto di una rotella dentellata, le strisce per la copertura.        Far cuocere la torta in forno a 170°C per circa 1 ora quindi aspettare che sia ben fredda prima di tagliarla e servirla spolverata di zucchero a velo.

auschwitz1

Il cielo cade – Negli anni della seconda guerra mondiale, due sorelline orfane vivono un’infanzia felice presso una villa toscana, insieme agli zii ebrei tedeschi, Katchen e Wilhelm, lo zio cugino di Albert Einstein, che le hanno prese in custodia. Nell’estate del 1944 arriva nella villa l’’esercito nazista e i soldati trucidano tutta la famiglia lasciando loro vive perché ‘non ebree’. Questo non essere ebree e sprezzantemente  ‘vive’ ha segnato la loro vita.

Queste due bambine di allora, morta la loro mamma di parto ed essendo mio nonno e loro padre grandi amici, furono accolte in casa e cresciute fino a sei anni da mia nonna con mia mamma e le mie due zie.  Oggi sono le uniche persone care della mia famiglia – di quella generazione – ad essermi rimaste e in questi giorni Lori sta, come sempre tutti gli anni, girando l’Italia a raccontare il suo Il cielo cade che è anche un libro ripubblicato da Sellerio Editore.

Per non dimenticare, insieme.

57 thoughts on “La crostata della Memoria

  1. lamelasbacata ha detto:

    Commossa ti abbraccio, grazie per questo racconto carissima! :-*

  2. Georges 2679 ha detto:

    Bonne soirée…Bisous

  3. VinVivendo ha detto:

    bellissimo post grazie

  4. rachelgazometro ha detto:

    Grazie per aver onorato la memoria in un modo delicato ed originale.
    È vero, la tradizione culinaria romana si fonde con quella ebraica e le polpette di cui hai narrato le fa spesso mia madre.
    [Il film non so se riuscirò a vederlo, ultimamente mi sta succedendo come accadeva a mio padre, non riesco più a vedere filmati sulla Shoà, mi fanno troppo male. ]

  5. rosarioboc (Sarino) ha detto:

    non aggiungo altro, solo la mia emozione! Grazie.

  6. tramedipensieri ha detto:

    Bel post per ricordare un terribile passato con il cibo che, da sempre, accumuna gli uomini.

  7. Laura ha detto:

    Brava Shera, bellissimo post, ti abbraccio cara, buonanotte, ❤

  8. kalosf ha detto:

    Grazie Shera, solo quando racconta, gli altri possono portare al cuore/ricordare. Grazie. Sei la mia narrazione di questa sera

  9. Rebecca Antolini ha detto:

    La storia ci insegnato che non si deve mai sterminare un popolo di un’altra religione.. e credo che ci vogliano ancora anni per trovare la via corretta verso altri entniche e religioni.. noi non siamo il centro del mondo facciamo parte di un tutto… un tutto assieme..

  10. ergatto ha detto:

    non abbiamo imparato assolutamente nulla….. basta leggere i giornali ogni giorno… che pena. 🙂

  11. ergatto ha detto:

    da simili tragedie che abbiamo imparato ? Cos’è cambiato nell’animo umano ? Non si sono piu’ ripetute forse ? E’ l’uomo che è bacato dentro…. e NON il singolo al quale s’appioppano tutte le colpe sed etiam tutti coloro che hanno seguito, partecipato, non condannato…

    • sherazade ha detto:

      Sono d accordo con te! Presi singolarmente, diceva anche mia nonna, “i soldati tedeschi sono brave persone” nn parlava delle SS.
      Se i governi sono ondivaghi se non addirittura egocentrici succede quello che sta succedendo in tutta Europa dove tornano gli emarginati reclusi entro fili spinati. Orrore che si ripete sotto mentite spoglie di trattati e problemi di ‘sicurezza ‘.
      Sherabbracciodoppio

  12. giselzitrone ha detto:


    Schöner Beitrag grüße dich herzlich und wünsche einen schönen Mittwoch lieber Gruß Gislinde

  13. Julian Vlad ha detto:

    Come hai ragione, cara Sherazade! Niente unisce più del piacere dello stare insieme a tavola e condividere del buon cibo, hai avuto davvero un’idea originale e “positiva” in ciò che hai voluto esprimere oggi. Chapeau!
    Dandomi anche ottimi spunti per i miei prossimi soggiorni romani, io che uso fiancheggiare il Teatro di Marcello, e sbucare a fianco del Portico d’Ottavia, come scorciatoia per raggiungere Trastevere e i suoi ristoranti, non avevo fin qui mai pensato di curiosare nei locali del vecchio ghetto ebraico. Me lo ricorderò senz’altro, alla prima occasione.
    Ignoravo la storia di queste due bambine, e trovo che il loro legame con la tua famiglia sia una di quei felici “effetti collaterali” di eventi così drammatici e mai compresi né comprensibili fino in fondo, se non da chi li ha vissuti sulla propria pelle. Cercherò di procurarmi il film per vederlo in tv insieme a mia madre, che senza dubbio apprezzerà.
    Un abbraccio

    • sherazade ha detto:

      Il film è su you tube…e qui.
      Le gemelline restarono nella nostra famiglia anni prima del 44 cioè quando il papà muori e gli zii ne chiedessero l’affidamento.
      Io per loro sono una “nipotina”perché a tutti gli effetti si sono sentite parte della nostra famiglia.
      Sherabientot

  14. cat ha detto:

    Hello Sher … cat here … smiles … how are U ? … Love, cat.

  15. tiZ ha detto:

    bella shera ..

  16. Elisa ha detto:

    Io lavoro a Trastevere e quindi andare a passeggiare al ghetto è molto vicino… c’è il forno e la pasticceria storiche e i ristoranti con la cucina cocher si dice? … buonissima anche se un po’ cara. Però un’esperienza da fare…
    Quello di cui sono rimasta è che andando a Miami ho trovato molti più ebrei osservanti che a Roma, dove raramente si incontrano persone con il codino ciuffo e il cappellino.

    • sherazade ha detto:

      Hai ragione è una osservazione che ora che hai detto tu andando indietro ricordo la stessa distinzione anche a New York è quasi nulla a Los Angeles. in California
      Quando lavoravo a Botteghe Oscure andavo spesso al ghetto per il pane e davvero per la crostata di visciole e ricotta.
      I ristoranti che all’inizio erano delle delle bettoline sono diventati costosi il momento che il ghetto andare al ghetto è diventato un po’ una moda.
      Il 23 febbraio alla casa delle culture presenteranno un libro di mio fratello in parte autobiografico sulla America del Vietnam e subito dopo.
      Se ti interessa sarebbe anche carino per conoscerci.
      Sheraconunabbraccio

  17. nuvolesparsetraledita ha detto:

    L’ha ribloggato su virginiaepoi.

  18. Georges 2679 ha detto:

    Bonne fin de semaine Sherazade…..Bisous

  19. Elena ha detto:

    Hai scelto una modalità originale e commuovente per onorare la memoria. Grazie, se una grande! Un abbraccio e buon we

  20. loscalzo1979 ha detto:

    Delicata e profonda come sempre

  21. sherazade ha detto:

    L’ha ribloggato su sherazade2011e ha commentato:

    Avrei voluto tacere. Ma oggi ho sentito la mia ‘zietta’ Lorenzina , Lorenza Mazzetti. E’ forte e vitale. Domani l’accompagnerò in un piccolo centro culturale alle porte di Roma dove racconterà e poi verrà proiettato il suo film.
    Ho appena infornato una delle due crostate e accompagnerenanno le nostre parole.
    Abbiamo il dovere di mantenere viva la Storia non come bagaglio culturale ma quotidianità.
    Ecco il senso delle mie crostate.

  22. Questa cosa è meravigliosa, la 90 enne ancora arzilla è quello che vorrei essere io fino all’ultimo giorno di vita 🤗
    E che invitante ricetta, ma perdona la mia ignoranza, cosa sono le visciole?

  23. theburningheart ha detto:

    Grande storia, volevo vedere il film sfortunatamente dalla mia parte del mondo a causa dei diritti d’autore, non mi è permesso vederlo. 😦

  24. katherine ha detto:

    Sono belle e tragiche insieme le storie di quegli anni. Storie di complicità, di aiuto, di rischi per chi ha aiutato e nascosto gli ebrei, storie di vero orrore per chi è finito nei campi di sterminio. Sono state fortunate, pur nel loro dramma, quelle sorelline a trovare rifugio e affetto presso le donne della tua famiglia e sicuramente hanno costruito legami fortissimi con loro e con te. Addolcire il ricordo drammatico di quegli anni ci rasserena il cuore. Grazie!

    • sherazade ha detto:

      Buonanotte Kathy.
      Hai ragione storie di Altri Tempi anche un po’ difficili a capire due amici che si supportano in un momento così tragico e la grande solidarietà di mia nonna anche lei appena diventata mamma a farsi cura di altre due piccole neonate diventate le mie zie a tutti gli e(a)ffetti.

      sherabbraccicari 😗😙😚

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