”Brutto straniero tornatene a casa tua”

 

e giù botte, testate al naso e tanto sangue.
E’ successo ieri su un vagone della metro B a Roma, tra le fermate Termini e Cavour.
Vittima Nazir Rafiq Ahmad, un PROFESSORE indiano di 50 anni che nella capitale INSEGNA Inglese da 11 anni.
Le sue condizioni sono abbastanza gravi (o bella, non è in fin di vita!) setto nasale rotto contusioni ed escoriazioni ‘regalo’ del brutale pestaggio.

“ La polizia, che ha denunciato un giovane di 19 anni, ha al momento escluso un movente razziale per l’aggressione.”

Allora intanto vorrei che di questo esemplare di maschio italico si conoscessero le generalità di modo che non vi sia dubbio con chi abbiamo a che fare.
In secondo luogo, di cosa c’è bisogno, ancora, quale prova serve alle forze dell’ordine per catalogare e condannare questo come un volgare pestaggio a sfondo razziale?

Ieri pomeriggio stavo attraversando la strada, quartiere Talenti, zona tutt’altro che ‘popolare’.
Dietro di me un giovane uomo dai tratti asiatici che a passo veloce mi supera e incrocia un anzianotto ben vestito che quando mi ha di fronte blatera ad alta voce:

“Ma quanti so’. Crescono peggio de le formiche”.

Ho un amico molto caro senegalese che dolorose vicende personali hanno portato in Italia al seguito di un cugino piccolo malato di cancro all’ultimo stadio. . Si è laureato a Perugia in Economia e Commercio. Ha cominciato a lavorare presso la Caritas ed altri enti come intermediatore culturale perché oltre ad un italiano perfetto e l’inglese, conosce l’arabo e molti dialetti africani.
Una persona speciale così coerente, con un attaccamento profondo per il suo Paese, per tutta la sua famiglia, per la religione a cui si attiene con grande rigore non mangiando maiale, né pietanze condite con vino, men che mai i liquori.
Possiede un’eleganza innata e la capacità di essere sempre perfettamente in ordine a dispetto della precarietà della sua vita attuale.

Succede che ci si veda a cena con qualche amico e già da tempo con questa violenza razzista dilagante, ebbene, noi non ce la sentiamo di lasciarlo prendere i mezzi o la metro e cerchiamo sempre di riaccomapagnarlo. Lui ha capito e ricambia con un sorriso.

E’ il sorriso di Ahmed che non vorrei vedere spegnersi del tutto e soprattutto non vorrei che tutti noi subissimo lo smacco (la vergogna) di vederlo partire come sta cominciando a dire perché “l’Italia è un Paese meraviglioso ma non accogliente”