Sono certa che ognuno di noi nel corso della sua vita si troverà a combattere grandi o piccole battaglie e dovrà lottare per vincerle.
Una giovane fanciulla a me tanto cara lo sta già facendo.
Ci siamo lasciate da poco, silenziose con la leggerezza di un sorriso:
“Domani nella la battaglia pensa a me . ”
( nessun seguito nel mio pensiero ) .
Pensa a me piccolo gracile fiore.
“Tomorrow in the battle think of me, and fall thy edgeless sword; despair and die.”
( Tratto dal Riccardo III di William Shakespeare,
‘Domani nella battaglia pensa a me’ è anche un romanzo, molto affascinante, dello scrittore spagnolo Javier Marías. Leggerlo non sarà tempo perso. )
Pensa a me piccolo gracile fiore. Raddrizza il tuo stelo Apriti al sole.
“to feel blue” è una forma idiomatica anglosassone per indicare uno stato di incompiuta tristezza , così come la musica blues, fu nelle sue origini una musica dolorosa, triste, nostalgica
Poi mi viene in mente il ‘periodo blu’ di Picasso di quando, erano gli albori del Novecento, dipingeva utilizzando prevalentemente il Blu in tutte le tonalità e sfumature possibili per esaltare con questo colore profondo quanto il nero una sua esigenza di interiorizzare il vissuto degli emarginati, degli sfruttati, della solitudine e della mancanza di speranza. La morte suicida del compagno Carles Casagemas con il quale era partito da Barcellona alla volta di Parigi pare che fosse stato la causa scatenante della sua depressione.
Dunque la tonalità del blu a cui ci si riferisce in termini di “to feel blue” non è il blu del cielo di una giornata di sole
nè il blu dell’oceano
ma una tonalità molto più scura, quasi vicina all’indaco
chè il blu scuro favorisce il nostro contatto con le verità nascoste, una comunicazione ‘entre nous’, quasi un tuffarsi nel blu incognito e profondo del mare , in una voragine del nostro vissuto interiore
“Allora baciò la servetta a Bolzano, in una camera della Locanda del Cervo, tre giorni dopo la sua fuga dai piombi (.…)
Ogni tanto tra un bacio e l’altro si guardavano intorno con occhi assonnati, come se sollevassero il capo dalle onde per poi lasciarsi ricadere in basso in quel elemento pericoloso e ristoratore, lenitivo e indifferente, pensando :
‘Forse non è poi tanto orribile sprofondare nel nulla! Forse è quanto di meglio possa offrirci la vita: farsi cullare così e perdere la memoria.’
E infine la vita necessita di un blu più chiaro affinchè queste verità possano essere espresse all’esterno finalmente libere e comprensibili.
La saggezza che emerge dai nostri momenti blu va rischiarata con la luminosità del bianco perchè
La serenità è un esercizio quotidiano di concentrazione .
OOOOO
Le foto: Picasso e Mare di Ponza e Selfportrait di Sherazade
Il brano è tratto dal libro La recita di Bolzano (cap. Il bacio) di Sandor Marai che vi caldeggio;
Keb’ Mo’, nome d’arte di Kevin Moore (Los Angeles, 3 ottobre 1951), è un cantautore e musicista statunitense di musica blues.
Ha vinto tre volte il Grammy Award. E’ stato descritto come il collegamento vivente con il blues del Delta, che seguendo il fiume Mississippi si diffuse in tutti gli Stati Uniti.
Sole e pioggia si alternano quotidianamente e altalenante è il mio umore.
Una amica blogger mi ha fatto tornare alla mente un bacio ‘il’ bacio letterario che più mi ha emozionato.
E voi? Quale bacio vi è impresso sia quel che sia vostro o in altra forma di di arte. Nessuna ritrosia, parliamone!
“Allora baciò la servetta a Bolzano, in una camera della Locanda del Cervo, tre giorni dopo la sua fuga dai piombi (…)
Le due bocche si incollarono l’una all’altra, ed ecco cosa accadde: qualcosa cominciò a cullarli. Era un moto ondeggiante che ricordava le coccole fatte ai piccini, come quando un adulto prende tra le braccia un bambino che ha giocato molto ed adesso è triste perchè si è stancato e tra poco farà sera (…) continuarono a baciarsi, il moto che li cullava, quel rullio strano e malinconico, li travolgeva a poco a poco nel bacio, come fa il mare il cui andare oscillante è al tempo stesso ninnananna e pericolo, fatalità e avventura.
Fu come se stessero precipitando giù dalle rive della realtà in preda ad una vertigine, per accorgersi poi con stupore che riuscivano a vivere e a muoversi anche in quel elemento, nell’elemento ignoto della fatalità…
E’ così. E’ successo, nel bene e nel male, che proprio ‘quella’ personaio l’ho incrociata, ci siamo scambiati sentimenti, parole, si è aperta una voragine e siamo sprofondati, ognuno per suo conto, insieme, e nulla è cambiato.
Il momento sbagliato.
Un refolo di vento che scompone un disegno,una carezza mancata.
A volte, invece, tutto scorre come vorresti fin quando con un pezzetto di cuore accartocciato ti ritrovia mugolare e chiederti che fine abbia fatto la persona giusta e dove e come rinnovare nuove magie.